ABISSI D’ACCIAIO

 

Abissi d’acciaio (The Caves of Steel) è un romanzo di fantascienza del 1954 di Isaac Asimov, appartenente al ciclo dei Robot.
Vengono introdotti per la prima volta due dei personaggi più popolari della sua letteratura: il detective umano Elijah Baley e il robot R. Daneel Olivaw.

Ecco i miei appunti:

TROPPI? TROPPO POCHI?
“Le mie istruzioni sul carattere dei terrestri dicono che, a differenza degli abitanti dei Mondi Esterni, sono inclini ad accettare l’autorità. Questo, a quanto sembra, è il risultato del vostro modo di vivere. Un uomo che rappresenti l’autorità con sufficiente fermezza basta a sgominare una folla, e io l’ho dimostrato.
Il tuo desiderio di chiamare la squadra anti-dimostranti è solo un’espressione, credimi, del bisogno istintivo di un’autorità superiore che prenda in mano la situazione e ti tolga la responsabilità.”
La Terra è sovrappopolata e i suoi abitanti vivono in enormi megalopoli sotterranee.
Gli uomini, stipati come ratti, non riescono nemmeno a uscire dal sottosuolo in quanto sofferenti di una grave forma agorafobica causata proprio da questo stile di vita.
Non c’è quasi più privacy, la maggior parte delle persone vivono nella miseria.
Di lavoro ce n’è poco e quel che resta viene affidato ai robot (logicamente, molto più efficienti e meno problematici).
Gli Spaziali – umani colonizzatori di 50 pianeti esterni – hanno un problema di spopolamento e necessitano dei robot per tutti i lavori manuali.
Nello spazio, infatti, gli umani si sono evoluti in maniera diversa dai Terrestri: hanno sconfitto le malattie e grazie a una elevata selezione genetica sono riusciti ad elevare la loro aspettativa di vita fino a quattrocento anni.
Non c’è da stupirsi che di fronte a tanta differenza nasca dell’attrito.
Sono a tutti gli effetti due popoli diametralmente opposti ma entrambi disperati.
Il problema “sociologico” si ripropone ancora una volta – come capita spesso nei romanzi di Asimov – e viene analizzato con soluzioni che devono abbattere il muro di disprezzo costruito nel corso degli anni.
È così difficile capire qual è il punto di non ritorno e provare a fermarsi poco prima?

AMORE E ODIO
“Il guaio è che Baley non era l’investigatore dei miti popolari: non era incapace di sorpresa e imperturbabile nell’aspetto, non era adattabile all’infinito e non possedeva un cervello che funzionava come la folgore. Non aveva mai pensato di esserlo, ma era la prima volta che gli dispiaceva.
E gli dispiaceva perché R. Daneel Olivaw, al contrario, sembrava la perfetta incarnazione di quel mito.
Per forza: era un robot.”
La conflittualità che respiriamo tra Terrestri e Spaziali la ritroviamo nei due protagonisti: l’umano e il robot.
Il rapporto tra Elijah e Daneel ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche umane con tutti i suoi limiti e debolezze.
Gli sviluppi dell’indagine – fulcro della trama – scandiscono anche quei momenti dove il Detective si avvicina sempre di più alla macchina arrivando a capirne l’essenza.
Elijah, infatti, riesce a concludere il suo compito sfruttando proprio la ferrea logica che vincola ogni robot.
Alla fine, tra i due, nasce una complicità che, secondo me, è ancor meglio di un’amicizia nonostante stare accanto all’androide non sia per nulla un compito facile (e viceversa).

L’INIZIO DI TUTTO
“R. Daneel si diresse al condotto dell’immondizia e con un gesto si aprì la camicia sul petto, che sembrava liscio e, almeno alle apparenze, muscoloso.
– Che fai? – chiese Baley
– Mi libero del cibo che ho ingerito. Se ce lo lasciassi andrebbe a male e io diventerei oggetto di disgusto.
R. Daneel piazzò due dita sotto un capezzolo e premette in un determinato modo. Il petto di aprì longitudinalmente. R. Daneel allungò una mano all’interno e da un ricettacolo di metallo luccicante prese un sacchetto sottile e trasparente, in parte ripiegato. Lo aprì sotto gli occhi di Baley, che era prossimo all’orrore.
R. Daneel esitò, poi disse:
– Il cibo è perfettamente integro perché io non mastico e non produco saliva. È stato ingerito per aspirazione, quindi ancora mangiabile.
– Grazie, non ho fame – disse Baley gentilmente – Liberatene.”
Mi ricollego subito a quanto ho scritto sopra.
Daneel è un personaggio che ho già trovato nei libri di Asimov e ho sempre apprezzato.
L’ho conosciuto “alla fine”, quando ormai era un androide influente e già affermato mentre in Abissi d’Acciaio parliamo della sua genesi.
La cosa che mi fa impazzire di Daneel è il suo amore per la conoscenza, che non diventa mai bramosia e il suo senso di moralità.
Certo, ci sono molte scene “comiche” che mi hanno fatto sorridere, soprattutto quelle dove dimostra tutte le limitazioni emotive della sua programmazione ma nasconde sempre in sé un retrogusto malinconico.
Sarebbe sbagliato paragonarlo a Data (Star Trek- The Next Generation) perché, a differenza dell’Ufficiale della Flotta Stellare, non cerca di diventare umano, ma sarei ipocrita se non dicessi che, a tratti, mi ha fatto provare le stesse sensazioni.

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