L’INFLUENZA DI HUGH KEAYS-BYRNE SUL POST APOCALITTICO

 

A qualche mese sua scomparsa, sento sia arrivato il momento di parlarne.
Non si tratta di un post “informativo” con una lista dei suoi molteplici successi e traguardi (per quello c’è già la Wiki).

Voglio parlarne in confidenza, raccontarvi di quanto la sua influenza sia stata importante per me.

L’universo post-apocalittico (o post-atomico) fa ancora parte di quel genere poco conosciuto e apprezzato dal grande pubblico.
Poche persone riescono a sporcarsi di sabbia e ruggine. In effetti, questo, è un genere “sporco”, crudele.
Ma anche gli anni bui del Medioevo e quelli delle Guerre Mondiali. Molto altro ancora, a dire la verità. In genere, quando si deve compiere qualche turpe nefandezza, l’uomo si trova sempre in prima linea.

E allora perché il post apocalittico viene discusso meno? Perché viene valutato sempre con sufficienza?

Perché spaventa.
Perché non è ciò che siamo stati ma è l’idea di ciò che potremmo essere in futuro.
Il post apocalittico ci sbatte le conseguenze delle nostre azioni dritte in faccia. Mostra il volto di un mondo in dis-equilibrio. Palese.
E mostra solitudine, violenza e bestialità.

Penso che ci siano due persone che, più di chiunque altro, hanno saputo rappresentare queste emozioni al cinema.

George Miller: la mente.
E Hugh Keays-Byrne: l’esecutore.

Perché se Miller l’ha pensato, Hugh l’ha fatto.
Attraverso i suoi personaggi sopra le righe, disturbanti, intensi, ho potuto sfiorare un assaggio di quel futuro.
E averne paura.

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