DOVE L’ARTE RICOSTRUISCE IL TEMPO

 

È un ologramma?

No, è l’opera straordinaria di Edoardo Tresoldi, uno scultore italiano.

Specializzato nella creazione di installazioni ambientali in rete metallica ha raggiunto notorietà internazionale grazie alla sua opera di ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto.
Nel 2017 è stato inserito da Forbes nella lista dei più importanti artisti under-30 europei.

Le sue prime opere sono figure umane realizzate in rete metallica, tecnica che l’artista ha imparato durante l’attività come scenografo.

Nel 2013, in occasione della seconda edizione del Mura Mura Festival di Pizzo Calabro, ha realizzato una delle sue prime sculture nella piazza principale della città, un uomo su un piccolo promontorio osserva e contempla il mare, soprannominato il “Collezionista di Venti”.

Nel 2014, in occasione del Festival Oltre il Muro di Sapri realizza la scultura Site-Specific Pensieri (Thinkings).

Nel 2016 la Soprintendenza archeologica della Puglia gli affida un progetto di valorizzazione e conservazione della Basilica paleocristiana di Siponto.
Tresoldi realizza una ricostruzione dell’antica basilica paleocristiana utilizzando 500 metri quadrati di rete elettrosaldata zincata alta 14 metri e pesante 7 tonnellate.
L’opera, intitolata “Dove l’arte ricostruisce il tempo”, ha avuto ampio risalto internazionale incrementando notevolmente l’afflusso di turisti nel Parco Archeologico e ricevendo diversi riconoscimenti a livello nazionale.

FROSTPUNK

 

Frostpunk è un videogioco di sopravvivenza gestionale sviluppato e pubblicato da 11 bit studios.

Inizialmente rilasciato per Microsoft Windows nell’aprile 2018 è stato poi reso disponibile per PlayStation 4 e Xbox One nell’ottobre 2019.

Il giocatore, noto come “il Capitano”, inizia con un piccolo gruppo di sopravvissuti composto da lavoratori, ingegneri e bambini con piccoli depositi di provviste con cui costruire una città.
Raccogliendo risorse dovrà mantenere la sua società calda e sana in mezzo a temperature costantemente in variazione.
Nella maggior parte degli scenari – ad eccezione di On the Edge – l’intera città è costruita attorno a un generatore a vapore dipendente dal carbone.
Lo sviluppo tecnologico è un’altra caratteristica del gioco: costruire un’officina efficiente consentirà al giocatore di rendere la città più isolata dalle temperature rigide.

Il gioco è stato pubblicato con tre scenari, ciascuno con sfondi e trame diversi; se ne aggiungono altri tre come DLC, uno gratuito per tutti i giocatori e due come parte del Season Pass.
Una patch successiva introduce la modalità Endless, che evita gli elementi narrativi per concentrarsi sulla sopravvivenza il più a lungo possibile durante la resistenza alle tempeste intermedie.

Inoltre è stato venduto tramite Kickstarter il gioco da tavolo progettato da Jakub Wiśniewski e Glass Cannon Unplugged basato sull’omonimo videogioco.

Fonte: Wiki

BRAVESTARR

 

BraveStarr è una serie a cartoni animati del 1987 prodotta dalla Filmation (la stessa casa produttrice di He-Man, She-Ra e gli originali Ghostbusters) a seguito dell’omonima linea di giocattoli rilasciata l’anno precedente dalla Mattel.

Ideata da Donald Kushner e Peter Locke accosta elementi come “cowboy contro i banditi” ad alieni, astronavi e tecnologia futuristica. Un tipico esempio di genere space western.

La serie è ambientata in un non meglio specificato XXIII secolo, su un pianeta di frontiera chiamato New Texas, distante 600 parsec dalla Terra.
L’economia del posto gira quasi esclusivamente attorno all’esportazione del Kerium, un prezioso minerale che può essere usato come fonte di energia.
A causa della natura inospitale del pianeta, però, i pochi insediamenti civilizzati sono molto distanti tra di loro e il deserto che li separa offre facile rifugio a numerosi malintenzionati.
A mantenere l’ordine in queste terre selvagge è lo Sceriffo Marhshall Bravestarr, un umano di origine nativo-americana in grado di richiamare a se l’antico potere degli Spiriti Animali.
Assieme a lui, il bellicoso ma fedele compagno/cavalcatura Trenta-Trenta, ultimo di una antica razza di cavalli cyborg chiamati Equestroidi, il buffo Vice-Sceriffo Fuzz, la giudice Joy B. Mc Bride e Sha-Man, saggio sciamano del pianeta e guida spirituale di Bravestarr.
Nemico giurato dello Sceriffo è invece Tex Hex, una sorta di cowboy-bandito-zombie dalla pelle violacea e dai grossi baffi bianchi, eletto proprio campione dall’antica entità malvagia Stampede.

Come molti altri cartoni prodotti dalla Filmation e pensati per un pubblico molto giovane, gli episodi di BraveStarr presentano trame semplici. In ogni episodio gli eroi affrontano il classico “problema del giorno”, risolto il quale tutto ritorna ad uno status quo preciso e immutabile.
Al termine di ogni puntata, poi, è presente un breve epilogo con una morale positiva.

Ecco qualche curiosità:

– In Italia, la serie arrivò nel 1988, trasmessa da Italia Uno. Negli anni successivi, venne replicata su Italia 7 Gold e sul canale satellitare Cultoon.

– Dei 65 episodi originali, per il pubblico italiano ne vennero adattati e tradotti solamente 58. Ad oggi non sono note le motivazioni di questa scelta.

– Il primo personaggio di BraveStarr a vedere la luce fu Tex Hex, originariamente concepito come uno dei tanti scagnozzi di Malefix, principale antagonista dei Ghostbusters (un’altra famosa serie della Filmation). Il produttore Lou Scheimer trovò il personaggio così convincente che decise di non includerlo nei Ghostbusters ma bensì di sviluppargli attorno un universo western fantascientifico.

– L’equestroide Trenta-Trenta impugna una futuristica spingarda ad energia che chiama Sarah-Jane e per la quale nutre un amore viscerale.

– Nei progetti originali di Filmation, la serie doveva essere preceduta da un lungometraggio che ne introducesse il setting e presentasse i personaggi principali. A causa di alcuni problemi di produzione e alcune pressioni da parte della Mattel, quest’ultimo, pur essendo un prequel, venne invece rilasciato nel 1988, dopo la conclusione della serie.
La cosa generò un po’ di confusione e malcontento nei fan, soprattutto quando si scoprì che il bacio tra Bravestarr e la Giudice Mc Bride, a lungo agognato nel corso della serie, era in realtà già avvenuto prima della stessa, poiché presente nel film.
In Italia, la pellicola è tutt’oggi inedita.

– Un videogioco di tipo sparatutto a scorrimento tratto dalla serie venne rilasciato nel 1988 per Commodore 64, Amstrad CPC e ZX Spectrum.

– Dalla serie vennero tratti anche alcuni albi a fumetti, editi dalla casa editrice Blackthorne Publishing per il mercato americano. In Italia, invece, vennero pubblicati altri fumetti di BraveStarr, disegnati su licenza da autori nostrani, sul mensile Magic Boy, edito da Mattel.

QUALCHE CURIOSITÀ SU MIB

 

Era il 3 ottobre del 1997 quando Men in Black approdava nelle sale italiane.

Tutti ricordiamo Tommy Lee Jones e Will Smith nei panni degli agenti K e J.
E il famoso “Edgar abito” che, dopo tanti anni, visita ancora i miei incubi.

Ho raccolto qualche curiosità:

– A Clint Eastwood era stato offerto il ruolo di K ma rifiutò.

– A Quentin Tarantino era stato offerto il ruolo di regista ma rifiutò.

– Nel film ci sono diversi alieni famosi: Danny DeVito, il regista Barry Sonnenfeld, Sylvester Stallone, Dionne Warwick, George Lucas e il produttore esecutivo Steven Spielberg.

– A John Turturro è stato offerto il ruolo di Edgar, ma rifiutò a causa di altri impegni. La parte andò, poi, a Vincent D’Onofrio.

– Linda Fiorentino ha vinto il suo ruolo giocando una partita a poker con il regista.

– Will Smith, dopo aver letto la sceneggiatura, non voleva accettare. Fu la moglie Jada Pinkett Smith a fargli cambiare idea.

– Tommy Lee Jones accettò il ruolo di K dopo la promessa, da parte di Steven Spielberg, di migliorare lo script.

– Gli occhiali da sole utilizzati dai Men in Black sono i Ray-Ban Predator 2. Dopo l’uscita dei film le vendite di questi occhiali sono triplicate, passando da 1,6 milioni a 5 milioni.

– I titoli dei film sono stati progettati dal famoso artista Pablo Ferro. Il celebre disegnatore e regista cubano che nel 1964 aveva disegnato i titoli di testa per Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick. Tra i suoi lavori ricordiamo anche Il caso Thomas Crown (1968), Arancia meccanica (1971), Beetlejuice (1988), L.A. Confidential (1997) e Will Hunting – Genio ribelle (1997).

Fonti: Imdb e Cineblog

STAR TREK: LOWER DECKS

 

Star Trek: Lower Decks è una serie televisiva appartenente al franchise di Star Trek.
Composta da dieci episodi, la trovate su Amazon Prime Video.

La serie è ambientata nell’anno 2380, 16 anni dopo l’inizio delle missioni dell’Enterprise D e un anno dopo gli avvenimenti di Star Trek – La nemesi.

Dalla mente creativa di Mike McMahan, – già fra i realizzatori di Rick & Morty – Lower Decks è ambientato nei ranghi più bassi di un’astronave della Flotta Stellare.
La USS Cerritos, infatti, è destinata a operazioni di routine come il “secondo contatto” con nuove specie incontrate dalle altre astronavi dalla Federazione.

Un differente punto di vista che rivela al pubblico “cosa succede” fuori dalla plancia di comando.

McMahan è stato ispirato dalle storie sociali secondarie di The Next Generation ma ha voluto includere anche elementi di fantascienza e commedia pensando che la formula dell’animazione potesse permettere questa miscela di toni diversi.

L’umorismo della serie non vuole “punzecchiare Star Trek” ma omaggiarlo.
Un prodotto adatto ai fan – che ne coglieranno ogni citazione – ma anche a chi si affaccia a questo mondo per la prima volta.

CHRONO TRIGGER [FANTASCIENZA IN POCHI BIT EP. 02]

Una retrospettiva su alcuni dei più classici videogiochi a tema fantascientifico.

In questo video vi parlo un po’ di Chrono Trigger, JRPG sui viaggi nel tempo, originariamente uscito su Super Nintendo, che è un perfetto mix di fantascienza e fantasy.

Spiegazione semplice, da raccontare anche alla nonna.

Musica di sottofondo: Benjamin Tissot (Bensound) – Moose https://www.bensound.com/

Parti di gameplay per gentile concessione del canale TFG.

THE TRUMAN SHOW

 

Realizzato nel 1998 da Peter Weir con protagonista Jim Carrey.

The Truman Show racconta della curiosa vita di Truman Burbank, un uomo qualunque, che vive nella pittoresca città di Seahaven.
Truman non sa che la sua vita, da trent’anni, è costantemente ripresa, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da un infinito numero di telecamere. La sua esistenza è l’intrattenimento per l’intero pianeta, che si sintonizza, tramite la televisione, per guardare lo show più seguito di tutto i tempi: The Truman Show.

Ho raccolto qualche curiosità:

– Dietro a ogni nome di The Truman Show c’è sempre un significato: Seahaven, la città artificiale, potrebbe essere tradotta come “Rifugio di mare” o “Posto sicuro”. Anche piazze e strade portano il nome di attori.
Meryl e Marlon, rispettivamente la moglie e il miglior amico di Truman all’interno del reality, sono così chiamati in riferimento a Meryl Streep e Marlon Brando, per sottolineare la finzione.
Christof, il creatore dello show, è un evidente riferimento a Cristo.
Lo stesso Truman Burbank nasce da un gioco di parole fra True (vero) e Man (uomo).

– Sul set era proibito citare le frasi caratteristiche dei personaggi comici interpretati da Carrey nei suoi precedenti film.

– Dennis Hopper fu originariamente scelto per il ruolo di Christof, ma lasciò il film il primo giorno di riprese per divergenze creative. Ed Harris lo sostituì.

– Ed Harris e Jim Carrey non si incontrarono mai durante le riprese. Esattamente come accade nel film.

– Questo è il primo film in cui Carrey recita in un ruolo drammatico. Ne fu subito entusiasta, tanto che, per partecipare si ridusse l’ingaggio da 20 milioni di dollari a 12.
Parlando del film affermò: “È stato uno dei migliori copioni che abbia mai letto”.

– Nella scena in cui Truman – davanti allo specchio – disegna sul vetro una tuta spaziale, è frutto dell’improvvisazione dell’attore.

Fonte: lascimmiapensa

FALLEN ASTRONAUT

 

Fallen Astronaut (“Astronauta Caduto”) è una scultura in alluminio alta 8,5 centimetri che rappresenta la figura stilizzata di un astronauta in tuta spaziale.

Fu posata sulla superficie della Luna durante la missione Apollo 15 e, al momento, è l’unico manufatto artistico che l’uomo abbia mai lasciato su suolo extraterrestre.

La statuetta fu creata dallo scultore belga Paul Van Hoeydonck su commissione dall’astronauta David Scott, con il duplice scopo di commemorare gli astronauti deceduti e celebrare il progresso dell’esplorazione spaziale.
Costruita in alluminio per far fronte a precise esigenze tecniche, la figura non avrebbe dovuto essere identificabile in un sesso preciso né in una precisa etnia. Inoltre, per evitare ogni speculazione commerciale del progetto artistico, sia l’artista che il committente concordarono che l’opera non avrebbe dovuto riportare alcuna firma e che lo stesso nome dello scultore non sarebbe dovuto essere divulgato al pubblico.

Il Fallen Astronaut fu portato sulla Luna nel 1971 dagli astronauti della missione Apollo 15 e venne lasciato sul suolo lunare durante l’ultima delle tre attività extra-veicolari compiute da David Scott e James Irwin.
Prima di abbandonare il rover nella sua sede definitiva, Scott lasciò anche una piccola Bibbia.

Il Fallen Astronaut venne posato circa 6 metri a nord rispetto a dove il rover era stato “parcheggiato”, in un piccolo cratere meteoritico situato nella parte sud occidentale del Mare Imbrium.
Sul suolo, accanto alla scultura, venne posata anche una piccola targa metallica con incisi, in ordine alfabetico, i nomi di 14 astronauti (otto statunitensi e sei sovietici) deceduti in varie missioni spaziali.
Il centro di controllo missione di Houston era all’oscuro delle intenzioni dell’equipaggio dell’Apollo 15.

La breve commemorazione, del tutto informale, era priva di qualsiasi intento politico ma, essendo nel pieno della Guerra Fredda e della corsa allo spazio, assunse rilievo quale gesto di deferenza nei confronti dei colleghi sovietici.

Il pubblico venne a conoscenza della deposizione della statuetta solo dopo il rientro sulla Terra degli astronauti, durante la conferenza stampa post-volo.

Dopo che l’esistenza del Fallen Astronaut divenne pubblica, il National Air and Space Museum di Washington richiese di poterne realizzare una copia da esporre al pubblico.
L’equipaggio fu d’accordo, ma pose la condizione che l’esposizione avvenisse rispettando il buon gusto e senza pubblicità. Nell’aprile 1972 Van Hoeydonck diede quindi al museo una replica della scultura, ancora oggi esposta assieme alla copia della placca con i nomi dei 14 astronauti deceduti.

Sempre nel 1972, a maggio, Scott venne a sapere che l’artista belga stava progettando di realizzare diverse repliche della statuetta per commercializzarle. Ritenendo che questa iniziativa sarebbe stata una violazione dello spirito del loro accordo, l’astronauta contattò lo scultore tentando di persuaderlo a rinunciare.
Delle cinquanta copie realizzate della statua, una sola venne venduta dalla galleria Richard Foncke di Gand, in Belgio. Una seconda venne invece prestata al palazzo del Parlamento fiammingo.
Ad oggi, assieme a quella del National Air and Space Museum, queste sono le uniche copie in circolazione, dato che Van Hoeydonck tenne le altre per sé.

L’UOMO MECCANICO

 

L’uomo meccanico è un film muto del 1921 scritto, diretto e interpretato dal comico francese André Deed, noto in Italia con il nome d’arte di Cretinetti.

Poiché Il mostro di Frankenstein del 1920 è andato perduto, L’uomo meccanico è il primo film di fantascienza prodotto in Italia ancora esistente.

La trama è semplice ma – per i tempi – davvero innovativa:

Uno scienziato riesce a costruire un meccanismo a forma di un uomo che può essere comandato a distanza da una macchina.
L’uomo meccanico possiede velocità e forza superiori a quelle umane. Lo scienziato è però ucciso da una banda di criminali, guidata da Margherita Donadieff (Mado), che vuole ottenere le istruzioni per la costruzione dell’uomo meccanico.
I criminali vengono catturati prima che essi siano in grado di riceverle e sono giudicati e condannati.
Con uno stratagemma, Mado riesce a sfuggire dal carcere e rapisce Elena D’Ara, la nipote dello scienziato per costringerla a darle le istruzioni per costruire un altro automa meccanico.

«Il film, praticamente sconosciuto […], nel contrapporre in una lotta senza quartiere un mostro buono ad un mostro cattivo anticipa alcuni dei temi più ricorrenti nella produzione dell’horror e della fantascienza cinematografica: la sequenza in cui l’uomo meccanico sfonda una porta corazzata e attraverso lo squarcio protende la mano per sbloccare il paletto che la chiude dall’interno riapparirà, sostanzialmente identica, oltre 60 anni più tardi in Terminator.»

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