Il gioco di ruolo può essere utilizzato come spunto narrativo?
L’universo del GDR è tanto vasto quanto pieno di idee originali.
Sarà per questo motivo che c’è una tendenza sempre maggiore nel trasporre le storie “di ruolo” dal gioco alla narrativa.
Questo perché il giocatore che veste i panni di un personaggio entra in empatia con la sua storia già attraverso la costruzione del background.
“Ruolare” – un termine tradotto dall’inglese in un modo un po’ goffo – ha un significato stupendo.
È la comprensione del proprio PG ma è anche il modo in cui si relaziona con il mondo che lo circonda.
Se ci pensiamo, è ciò che succede in tutte le storie: l’obiettivo dell’autore è quello di trasmettere l’essenza dei propri personaggi e renderne le motivazioni credibili.
Per lo scrittore, infatti, non esiste soddisfazione più grande di quando un lettore è in reale sintonia con l’opera.
E questa è un’operazione molto difficile e delicata che richiede un presupposto fondamentale: essere autentici.
Il GDR fornisce un grande contributo creativo all’immaginazione.
Lo spiega bene María Kodama: “giocare è un’ottima propedeutica al pensiero. Bisogna disporsi a sperimentare con l’immaginazione per poi studiare, approfondire e prendere le misure.”
Devo essere onesto,ho sempre visto con un po’ di “distacco” il mondo del gioco di ruolo,come un qualcosa molto da “nerd” (senza alcuna connotazione negativa,che sia chiaro),una attività abbastanza di nicchia,riservata ai soli membri di un gruppo chiuso (devo anche ammettere di essermi annoiato a morte quando ho visto gente giocare ad un gioco di ruolo a tema Lovecraft),e virtualmente inaccessibile da fuori.
Però in questi ultimi tempi sono stato piacevolmente costretto a ricredermi grazie ai vari video del tuo canale youtube,e devo dire che questo articolo mi ha dato nuovi interessanti spunti di riflessione. Non voglio dire che inizierò a praticarlo,non credo sia una attività che faccia per me,però sono davvero felice di poter guardare la faccenda da un’altra prospettiva,grazie.