SCARAFAGGI vs. ESPLOSIONI NUCLEARI

 

Quando si parla di guerre nucleari, bombe atomiche e scenari radioattivi apocalittici, molti sono d’accordo: gli scarafaggi sarebbero l’unica specie in grado di sopravvivere.

È davvero così?

Specifichiamo subito una cosa: quando dico “sopravvivere a una bomba nucleare” non intendo “sopravvivere alla detonazione”.
Se uno scarafaggio si trovasse nei pressi dell’esplosione verrebbe polverizzato e basta (come qualsiasi altra forma di vita).

Piuttosto si parla di resistere alle radiazioni successive allo sgancio.

Gli scarafaggi sgambettano sulla Terra da 320 milioni di anni, quindi hanno saputo adattarsi ai cambiamenti in più di un’occasione.

Se proprio devono scegliere preferiscono habitat tropicali ma se la cavano bene anche nelle distese aride e in quelle artiche. Sono capaci di vivere mesi senza cibo, alcune specie stanno senza ossigeno fino a 45 minuti e non hanno grossi problemi nemmeno con la decapitazione.

Quindi è vero: possono resistere a dosi elevate di radiazioni.
Ma non sono i soli.

Altri “campioni di sopravvivenza” sono i tardigradi che resistono a:

– cinque anni in condizioni di totale disidratazione;
– temperature estreme (per pochi minuti a 150 °C e per parecchi giorni a −200 °C);
– alti livelli di radiazione;
– raggi UV-A (e alcuni tipi perfino ai raggi UV-B).

E nel vuoto dello spazio (quindi a radiazioni molto superiori rispetto a quelle terrestri).

Fonti: Focus, National Geographic

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