“2013 – La Fortezza” è un film di Stuart Gordon ambientato in un futuro imprecisato (pare sia il 2017 anche se la distribuzione italiana scrive “2013” nel titolo).
Un’ambientazione distopica con tutti gli elementi tipici del genere come le risorse che scarseggiano o un controllo demografico severo per salvaguardare l’equilibrio del pianeta.
Ogni coppia può avere un solo figlio: concepire un secondogenito, infatti, è un reato punito dalla legge.
Ed è qui che ci vengono presentati l’ex soldato John Brennick e sua moglie Karen. I due tentano di passare il confine tra Stati Uniti e Canada per proteggere la nascita di un figlio che, solo su carta, risulterebbe essere il secondo (il primo era nato morto) ma i due vengono arrestati e condannati a scontare 31 anni nella Fortezza: un futuristico Gulag sotterraneo.
La prigione è controllata dal direttore Poe e dal supercomputer Zeta-10: un luogo che può disporre in qualsiasi modo della vita dei propri prigionieri.
I detenuti lavorano su turni estenuanti e sono sottoposti a un condizionamento psicologico che comprende il controllo dei pensieri e dei sogni. E al tremendo “fibrillatore gastrico”, un impianto installato nell’organismo che può indurre al dolore o alla morte, a seconda della punizione da scontare.
Sicuramente il film ha tre punti di forza.
1- Christopher Lambert riesce a interpretare un personaggio interessante, con una leggera vena folle. E non il classico eroe d’azione invincibile.
2- Kurtwood Smith. È un perfetto antagonista: sadico, freddo ma anche morboso, attratto dall’umanità dei sentimenti che, alla fine, si riveleranno il suo punto debole.
3- La fortezza: elemento scenico che però diventa, a tutti gli effetti, protagonista della vicenda. Il regista Stuart Gordon sa come renderla opprimente, lo spettatore percepisce il suo clima soffocante, di forte condizionamento mentale. Un luogo capace di coniugare lo stile futuristico e il degrado sociale.