In passato ho parlato di ghostwriting ed editing.
Adesso passo alla parte dedicata alla – se vogliamo chiamarla così – metodologia della scrittura.
Per tutto il mese di maggio dedicherò un giorno a settimana a condividere con voi quattro abitudini che ho visto funzionare su di me e che magari potrebbero aiutare anche qualcun altro.
Ci tengo però a fare questa specifica: non si tratta di un metodo universale, non è approvato da nove scrittori su dieci né è scientificamente corretto: è solo ciò che reputo migliore per me.
1. PRENDERE APPUNTI
I miei libri sono brutti da vedere. Pieghe, scontrini usati come segnalibri, frasi sottolineate con evidenziatori di diversi colori. Considerazioni fatte a penna o con la matita. L’estetica per me conta relativamente: voglio vivermi il libro e se trovo un passaggio che mi sembra interessante cerco di metterlo subito in risalto.
Può essere una parte di trama che mi ha colpita, un verbo insolito ma anche una parola che proprio non mi piace e che non userei mai.
Insomma, senza impazzirci più del necessario, interagisco con le pagine per capire cosa mi possono trasmettere – a livello emozionale e lessicale – perché ho scoperto che il mio cervello non riesce a rimanere passivo quando vuole apprendere qualcosa e, se voglio consolidare un concetto, devo per forza rielaborarlo attraverso la scrittura.
Ovviamente ci sono mille metodi più funzionali e ordinati del mio:
– inserire dei post-it tra le pagine;
– trascrivere le parti interessanti su un diario;
– scegliere il formato digitale (dov’è possibile prendere appunti “ordinati”).
Stesso discorso vale per i film/le serie o le canzoni: c’è qualcosa che voglio ricordare e rielaborare in un secondo momento? Scrivo.
Immagine: “Diary page 11” by Overshia.