“Plan 9 from Outer Space” è un film horror fantascientifico del 1959 scritto e diretto da Edward D. Wood Jr.
Considerato il suo film più famoso, venne ignorato dalla critica fino al 1978, anno della morte del regista, quando i critici Harry Medved e Randy Dreyfuss lo definirono “il peggior film di tutti i tempi”.
In effetti c’è un bel minestrone di roba: dischi volanti, sovrani alieni, onde elettromagnetiche che riportano i morti in vita. E le riprese durarono poco più di una settimana.
Le critiche si concentrarono sugli effetti speciali ridicoli (anche per l’epoca): si possono vedere facilmente i fili che sorreggono i modellini delle astronavi e gli attori che recitano davanti a uno sfondo finto, proiettando su di esso le loro ombre.
Qualificato come “divertente per chi sa apprezzarne lo spudorato dilettantismo, le strampalate scenografie, i dialoghi tremendi, l’assurda logica narrativa”, “un thriller fantascientifico involontariamente comico prodotto dall’anti-genio Ed Wood che viene celebrato solo per la sua sbalorditiva inettitudine” e “così celebre per la sua bruttezza da essere ormai oltre qualunque critica”, oggi sembra sia stato in qualche modo rivalutato.
Ed Wood, tagliato fuori dal mainstream hollywoodiano in quanto non in linea col gusto corrente, ha dovuto sempre arrangiarsi con budget ridicoli e tempi ristrettissimi, questo dobbiamo sempre ricordarlo.
Quindi non fermatevi alle apparenze.
Soprattutto perché in “Plan 9” troviamo anche una delle più toccanti riflessioni sulla decadenza delle icone hollywoodiane: la breve apparizione di Bela Lugosi (l’ultima sugli schermi) che ormai anziano e acciaccato, viene rappresentato dal regista mentre ammira un fiore e con la voce narrante intenta a sottolineare la malinconia di questa situazione.
«Il dolore per la morte di sua moglie divenne un’agonia sempre più grande. La casa che avevano così a lungo condiviso divenne una tomba. Un dolce ricordo della loro vita felice. Il cielo che lei guardava un tempo era ora solo una coperta sul suo corpo morto. I fiori bellissimi che aveva piantato con le sue stesse mani divennero nient’altro che le rose perdute delle sue guance. Confuso per questa grande perdita, il vecchio lasciò quella casa, per non tornare mai».