Oggi parliamo di Ripas, per gli amici: Pavia.
La città delle 100 torri è ora famosa per due cose: il Policlinico e l’Università. Se fosse un luogo presente in 7 Wonders, il giocatore investirebbe tutte le sue risorse in carte verdi e blu: Castello Visconteo, Basilica di San Michele, Ponte Coperto e molto altro. In passato era stata pure capitale del Regno Longobardo: la chiamavano “Ticinum”.
Ecco, nella Devastazione il Ticino non c’è più, questo spiega l’etimologia della parola Ripas: due rive.
Nel libro è abitata e controllata dalle Bande Gialle, noti schiavisti e irriducibili difensori della purezza umana. Le strade sono lastricate da gabbie di mutanti in attesa di essere venduti o utilizzati come bestiame. E, nell’indifferenza comune, la popolazione continua a vivere, accerchiata da una bellezza architettonica ormai decadente.
Perché ho scelto Pavia?
È la mia città: dagli anni delle superiori, alle prime uscite “da grande” – che spesso erano concerti – (molti come spettatrice e pochi come bassista).
Conosco bene la sensazione di una passeggiata in centro, attraverso le strade dritte e strette. Puoi viverci da anni ma troverai sempre un cortile interno che non avevi mai visto, nascosto dietro un pesante portone di legno e metallo. O ancora, la cupola bianca del Duomo che spicca a chilometri di distanza; sembra che ti indichi un punto d’interesse, come un puntatore su una mappa di gioco.
E Ripas è così: un faro per chiunque cerchi una vita serena e sicura all’interno delle sue mura. Un luogo con un grande potenziale artistico che però viene spesso ingiustamente accantonato.
Il posto ideale per raccontare la storia di Wolf e l’amore che prova per la sua patria. E per la sua famiglia.