“Caro m’è ‘l sonno, e più l’esser di sasso
mentre che ‘l danno, e la vergogna dura:
Non veder, non sentir, m’è gran ventura.
Però non mi destar, deh! parla basso.”
Questo incipit che troviamo nell’opera “Ergo Proxy”, in realtà ha origini antiche.
La sua storia si ricollega a “La Notte”, statua di Michelangelo Buonarroti, che si trova nella Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze.
Questa scultura diventò incredibilmente famosa grazie a una nota quartina di Giovanni di Carlo Strozzi, in cui la statua veniva invitata a svegliarsi:
“La Notte che tu vedi in sì dolci atti
dormire, fu da un Angelo scolpita
in questo sasso e, perché dorme, ha vita:
destala, se nol credi, e parleratti.”
Michelangelo quindi rispose con alcuni versi, intitolati “Risposta del Buonarroto” che, nel suo immaginario, vengono pronunciati dalla statua stessa.
Il testo si riferisce ai disordini durante il governo di Cosimo I de’ Medici e indica il sonno come motivo di serenità della Notte rispetto all’inquietudine delle statue vicine.