MARTEDÌ DELLO XENO – I KINGON

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, degli alieni di cui ho scoperto l’esistenza da poco, ma che mi hanno fatta ridere così tanto da volerne parlare subito in questa rubrica.

I Kingon sono creature ibride ottenute dall’incrocio di una femmina klingon e un Re di qualche tipo (presumibilmente umano).
A livello estetico si presentano praticamente come i klingon veri: alti, possenti, con la carnagione bronzea e le tipiche creste sulla fronte. In più, però, indossano una corona.

Della loro civiltà invece non si sa nulla, solo che sono disposti a tutto – anche agli escamotage più subdoli – pur di mettere le mani sui bicchieri collezionabili di Star Trek della Burger King.

I kingon sono infatti protagonisti della campagna promozionale messa in atto dalla famosa catena di fast-food per il mercato americano nel 2009, in occasione dell’uscita del film “Star Trek” di J. J. Abrams.
Per questo sono apparsi in diversi spot televisivi deliziosamente trash, ed era anche stato aperto un apposito sito web intitolato “Kingon Defense Academy”, dove veniva insegnato come difendere i propri bicchieri dai loro attacchi.
Oggi purtroppo quest’ultimo è stato dismesso ma fortunatamente (?) i preziosi insegnamenti sono ancora reperibili sul canale YouTube, di cui vi lascio il link.

(Se vi interessa, comunque, si trovano facilmente anche molti degli spot mandati in onda in televisione.)

Ma perché i kingon volevano a tutti i costi questi bicchieri?
A quanto pare, perchè contenevano cristalli di dilitio, un minerale raro e prezioso, essenziale per far funzionare i motori a curvatura delle astronavi.

SERPENTRASH: FILM DALL’OLTREGUSTO – PARTE 2 (feat. Serpentarium)

Ieri sera, sul canale YouTube di Serpentarium, seconda parte della classifica Serpentrash: io e Matteo “Curte” Cortini vi abbiamo raccontato i film trash che ci sono piaciuti di più, quelli che DOVETE assolutamente vedere da soli o in compagnia del vostro peggior nemico!

(Come sempre, se avete altri titoli da suggerire, scriveteceli nei commenti del video che proveremo a recuperarli!)

LE FIGURINE DI MARS ATTACKS

 

Quando si parla di “Mars Attacks!”, di solito, la prima cosa che viene in mente è il film del 1996 per la regia di Tim Burton. Ma sapevate che in realtà il franchise è molto più vecchio?

Tutto è cominciato con una serie di figurine uscita in America nel 1962, pubblicata dalla Topps attraverso la sussidiaria Bubbles Inc.
Ai tempi venivano vendute in pacchetti da cinque (contenenti anche delle gomme da masticare) e, accompagnando le immagini con brevi paragrafi di testo, raccontavano la storia dell’invasione della Terra da parte di cattivissimi marziani.

Visti i toni delle illustrazioni, spesso molto violente, le carte divennero subito molto popolari tra i bambini. Un po’ meno, invece, tra i genitori… e infatti le proteste non tardarono ad arrivare, cosa che costrinse l’azienda a ritirarle dal mercato.
Troppo tardi, però: ormai il mito era nato.

Infatti quelle figurine divennero (e sono tutt’ora) ricercatissime dai collezionisti.
E, a partire dalla metà dagli anni ottanta, non solo sono state ristampate più volte ma l’universo di Mars Attacks è stato via via espanso con nuove serie di carte collezionabili, fumetti, giocattoli e altro merchandise, oltre al film di cui accennavo all’inizio.

La prima serie però, quella “classica”, resta sempre la preferita dal pubblico, forse anche un po’ aiutata dall’involontaria pubblicità generata delle polemiche di allora, oltre che dal fattore nostaglia.
E in effetti anche io le trovo molto affascinanti.

Se per caso volete guardarle anche voi – un po’ come se fossero una sorta di graphic novel – ho trovato un album su Flickr che le raccoglie tutte. Vi lascio qui il link.

SERPENTRASH: FILM DALL’OLTREGUSTO – PARTE 1 (feat. Serpentarium)

Ieri sera, sul canale YouTube di Serpentarium, io e Matteo “Curte” Cortini abbiamo parlato dei B-Movie che abbiamo visto insieme ultimamente.

Film di nicchia con effetti speciali discutibili, recitazione pessima e personaggi sconclusionati, da proporre ai vostri peggiori nemici o da vedere se siete semplicemente un po’ masochisti.

(Se invece volete farvi una cultura vera, vi consiglio le live “Una Serata da Serpentarium” con Fabio Passamonti e Leonardo “Moro” Moretti.)

MARTEDÌ DELLO XENO – IL PESCE DI BABELE

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, una creatura piccola e brutta ma estremamente utile, proveniente dall’universo narrativo della Guida Galattica per Autostoppisti creato da Douglas Adams.

Il Pesce di Babele è un parassita extraterrestre di colore giallo acceso, originario di chissà quale mondo ma ormai ampiamente diffuso in tutto l’universo.
Come forma ricorda un po’ una sanguisuga e viene spesso definito “traduttore universale biologico”, perché quella è – essenzialmente – la sua funzione. Si nutre infatti dell’energia cerebrale del suo ospite e delle persone che gli stanno attorno, assorbendo le frequenze inconsce per poi espellerle direttamente nel cervello sotto forma di una matrice telepatica che le decodifica.

Spiegato in maniera più semplice, vuol dire che infilarsene uno nell’orecchio permette di comprendere istantaneamente qualsiasi linguaggio si senta.

Anche se indubbiamente apprezzata per la sua indubbia utilità, la piccola creatura non è però esente da alcuni aspetti negativi. Per esempio, avendo di fatto rimosso le barriere linguistiche tra le diverse specie e culture, è considerata in assoluto la cosa che ha causato più conflitti in tutta la storia della creazione.
Secondo una certa filosofia, poi, sarebbe anche al centro di una complessa teoria che negherebbe l’esistenza di Dio.

In ogni caso, nella realtà, il Pesce di Babele è sicuramente una delle creazioni più famose di Adams. Non solo appare in ogni “incarnazione” (libri, film, telefilm) della Guida, ma è anche stato ripreso, citato e omaggiato in tantissime altre opere.

MARTEDÌ DELLO XENO – I KILLER KLOWN

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, gli alieni protagonisti di un film cult del genere horror: “Killer Klowns from Outer Space”, del 1988, e – ho scoperto cercando materiale per questo articolo – di un videogioco uscito pochi mesi fa.

I Clown Spaziali, spesso chiamati semplicemente “klown”, sono extraterrestri di cui non si conosce l’origine, giunti sulla Terra per dare la caccia agli umani e potersene nutrire.
Cosa che fanno con particolare divertimento, sadismo e malvagità, di solito ingannando le vittime con piccoli spettacoli o trucchetti di magia che li fanno sembrare innocui, così da potersi avvicinare indisturbati e colpire a tradimento.

Il loro aspetto, poi, è (sorprendentemente) d’aiuto in questo, visto che a una prima occhiata sembrano dei semplici clown, anche se dai tratti distorti e spaventosi.
La loro pelle è infatti di una tonalità bianca simile al cerone teatrale, con tanto di trucco e decorazioni di scena in vari colori sgargianti, così come i capelli e, ovviamente, i vestiti.
Le bocche, invece, sono insolitamente larghe e costellate di denti aguzzi, mentre la stazza e la forma del corpo variano molto da individuo a individuo, fino anche a superare i 3 metri d’altezza. Tutti, però, hanno quattro dita per mano.
E, cosa ben più importante, un grosso naso rosso tondo. Che è anche il loro unico punto debole: se colpito, anche da un danno modesto, scoppia come un palloncino, portando l’intero corpo del klown a cristallizzarsi in pochi secondi e poi esplodere a sua volta.
Nient’altro, dai proiettili ai forti urti, sembra riuscire a danneggiarli o anche solo a far provare loro dolore.

Oltre a questa incredibile resistenza, tra le loro capacità rilevanti troviamo una grande forza fisica e, ben più strane, quella di manipolare le ombre cinesi e farle interagire con il mondo materiale, dare vita agli animali fatti con i palloncini, staccarsi le mani (che ricrescono dopo poco) e replicare le voci altrui.
In compenso, però, sono particolarmente lenti e goffi nei movimenti.

Della loro biologia invece non sappiamo quasi nulla, se non che la specie è divisa tra maschi e femmine (quest’ultime apparentemente usate solo per la riproduzione) e che i piccoli hanno la forma di mostruose larve con la faccia da clown.

Infine, anche la loro tecnologia richiama fortemente il tema circense, spesso con aspetti comici, quasi grotteschi.
L’astronave vista nel film, per esempio, ha praticamente la forma di un tendone da circo. E anche le armi utilizzate per dare la caccia agli umani, bene o male, puntano in quella direzione: cannoni spara-larve, fiori a spruzzo e torte di panna caricate ad acido, ma anche pistole sparabolle o che – stranissimo – emettono un raggio che avvolge il bersaglio in una crisalide di zucchero filato.
Una volta rinchiuso lì, il malcapitato verrà lentamente disciolto fino a diventare una brodaglia che i klown, poi, berranno con una scherzosa cannuccia.

CURIOSITÀ SU TOMB RAIDER (IL FILM)

 

Oggi parliamo di un personaggio che mi sta molto a cuore: si tratta di Lara Croft, più precisamente della sua versione cinematografica interpretata da Angelina Jolie, nel 2001.

La trama era molto semplice, è vero, ma parliamoci chiaro: anche nei videogiochi Lara visitava luoghi misteriosi (senza troppa cura per l’architettura locale) e poi scappava con il suo bottino. Qui c’è anche tutta la parte dedicata alla tematica della “perdita di una persona cara”, toccata in modo delicato e coerente con il resto della storia.

Per essere un film tratto da un videogioco secondo me è ottimo.

E tra Illuminati, allineamenti planetari, luoghi esotici da depredare, ecco qualche curiosità sulla pellicola che ho raccolto per voi.

– Angelina Jolie si è dovuta sottoporre a una rigida preparazione fisica e mentale che, oltre all’esercizio sul set, ha incluso ginnastica, pratica di arti marziali, tiro con armi da fuoco, canoa, guida di motocicletta e fuoristrada. Tutto questo a un ritmo molto serrato. Il regista le aveva proposto una controfigura per l’esecuzione delle acrobazie, ma la Jolie ha dimostrato parecchia versatilità e alla fine ha deciso di recitare in quasi tutte le scene del film in prima persona.

– Il tempio di Angkor Wat, in Cambogia, puntava a essere il “cuore spirituale” della pellicola. Facendo fronte agli insetti locali e a un clima afoso, la troupe ha effettuato le uniche riprese cinematografiche mai realizzate sul luogo sin dal 1960.

– La parte del film ambientata in Siberia, è stata girata in Islanda. Il clima rigido e le improvvise precipitazioni hanno reso le riprese particolarmente ardue, soprattutto sul ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa, già di per sé pericoloso a causa delle sue voragini.

– Il planetario meccanico è stato costruito in acciaio e si elevava su una grossa piscina. La sua complessa realizzazione ha richiesto settimane affinché i bracci a sostegno dei nove pianeti in rivoluzione attorno al Sole si incrociassero senza collisioni. Nella scena finale la struttura viene distrutta da un’esplosione spettacolare che però, ovviamente, poteva essere girata solo una volta! Sono state quindi posizionate sul set 14 cineprese, delle quali una in corsa su un binario circolare a 360 gradi.

– Il film fu soggetto a una lavorazione attenta a evitare scene troppo cruente o sanguinose. Questo perché si doveva mantenere entro la soglia dell’RPG12. Per questo motivo Lara non uccide né ferisce nessun essere umano con le sue pistole (solo esseri soprannaturali), a differenza del videogame e del secondo film. E per la stessa ragione nessuno dei personaggi pronuncia mai delle parolacce… o almeno, non le pronunciano per intero.

BEYOND ALIEN

 

Mostra “Beyond Alien” – H. R. Giger al Mastio della Cittadella (Torino)

La mia umile e breve recensione [no sponsorizzazione o altro, la semplice verità]: se potete andate a visitarla!

La location è perfetta e appena entri ti senti proiettato subito in un’atmosfera intima e cupa.
Sono andata di mattina, non c’era praticamente nessuno e quindi ho potuto godermi tutte le stanze senza fretta e osservando/leggendo bene le opere (circa un centinaio tra sculture e disegni) e i video.

È interessante perché Giger – noto soprattutto per essere “l’artista dietro ad Alien” – nasconde dentro di sé un messaggio e un’arte molto più complessa e affascinante da conoscere e interpretare.

Inoltre, dovete vedere assolutamente la proiezione con i filmati che raccontano la sua vita. Lì troverete tanti elementi “strani” (e giuro non posso aggiungere altro…) ma soprattutto vi renderete conto di quanto Giger fosse eccezionale con l’aerografo. Sul serio, sono rimasta impressionata. Davvero surreale.

Vi lascio anche un paio di “info” utili:

– Quanto dura la mostra? Fino al 16 febbraio.

– Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 19). Sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.

– Biglietti: l’avevo comprato online ma si può tranquillamente prenderlo anche sul posto (costa 12 euro).

– Parcheggi: davanti al Mastio ne trovate uno piuttosto grande – costa parecchio, ma siete proprio a due passi dall’ingresso – altrimenti potete trovarne nelle vie adiacenti.

MARTEDÌ DELLO XENO – LA VORACE BESTIA BUGBLATTA DI TRAAL

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, un essere alieno nato dalla penna di Douglas Adams, apparso – o quantomeno citato – in tutti i media della Guida Galattica per Autostoppisti, nonché uno dei preferiti dal pubblico.

La Bestia Bugblatta è un animale originario del pianeta Traal, famoso essenzialmente per due cose: la sua voracità e la sua stupidità.

Sembra infatti che non sia in grado di apprendere dalle proprie esperienze e, di conseguenza, si stupisca costantemente di tutto ciò che gli accade attorno.
Non che questo abbia grandissima importanza, dato che il suo flusso di pensieri tipico è (cito testualmente) più o meno “fame… fame… fame… fame… incazzato… fame”.
Descritta come la creatura più violentemente carnivora della galassia, è infatti costantemente affamata. E, cosa ben più strana, ha l’abitudine di chiedere alle proprie vittime il nome prima di mangiarle, così da poterlo incidere in un memoriale creato apposta sulle pareti della sua caverna.

L’aneddoto più famoso che la riguarda, però, è che pare dia per scontato che se la sua preda non la può vedere, allora nemmeno lei è in grado di vederla a sua volta. Motivo per cui la Guida Galattica per Autostoppisti consiglia di avvolgersi un asciugamano attorno alla testa nel caso se ne incontrasse una.

Sull’aspetto fisico, invece, le descrizioni sono un po’ vaghe e talvolta “creative”. Sembra che la bestia abbia una specie di rubinetto in testa e che possa cambiare il colore degli occhi tra rosso, verde e malva.
I pochi sopravvissuti che sono riusciti a scamparle, poi, riportano come sia dotata di denti affilatissimi e girevoli, occhi “lazero-zap” (che presumo voglia dire sparino raggi laser), parecchi artigli fatti di durissimo carburo di tungsteno, pelle ruvida come un’autostrada e abbia il respiro pesante come un Boeing 747.

IL GIUSTIZIERE DELLA STRADA

 

“Il giustiziere della strada” (o “Gli sterminatori dell’anno 3000”) è un film post-apocalittico del 1983 diretto da Giuliano Carnimeo con lo pseudonimo di Jules Harrison.

La trama è molto semplice: siamo nell’anno 3000 e la Terra, dopo un disastro nucleare, è ormai deserta. I pochi sopravvissuti vivono nascosti in caverne sotterranee mentre la superficie è controllata da bande selvagge di predoni armati.
Qui, un gruppo di superstiti parte alla ricerca dell’acqua ma cade in una trappola tesa da un gruppo di fanatici. Sarà Tommy, il ragazzino alla cerca del padre scomparso, a mostrarci questo mondo devastato.

Sicuramente è un film a basso costo e i mezzi non sono moltissimi: lo scenario è ridotto ai minimi termini con pochi ma convincenti relitti sparsi un po’ qua e un po’ là, in mezzo alla sabbia.

Si tratta di un post atomico italiano che riprende molto dell’immaginario di “Mad Max” dove vediamo una sceneggiatura abbastanza elementare ma per me salvabile, con diverse scene action di qualità. Per gli amanti del genere che vogliono esplorarlo a tutto tondo, è sicuramente da recuperare!

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