
Conoscete “Lifeline”?
Si tratta di un videogioco survival horror sviluppato da Sony per la Playstation 2, nel lontano 2003, e distribuito – purtroppo – solo sul mercato giapponese e americano.
Ambientato in un futuro prossimo (il 2029, per la precisione) a bordo di una stazione spaziale adibita a hotel per ricchissimi, pone il giocatore in una situazione unica: bloccato nella sala comandi della struttura.
Da lì il personaggio, chiamato semplicemente “The Operator” per facilitare l’immedesimazione, ha accesso a tutti i vari sistemi interni e a una grande mole di dati come mappe, password e via dicendo, che però non può usare in prima persona.
Dopo che la stazione è stata presa d’assalto da misteriose creature aliene, dovrà quindi affidarsi alla cameriera Rio Hohenheim, un’altra sopravvissuta con cui è in contatto attraverso un auricolare e riesce a seguire attraverso le telecamere di sorveglianza, guidandola in giro per scoprire la verità dietro ai mostri, ritrovare la sua fidanzata scomparsa e, possibilmente, una via di fuga.
La particolarità di Lifeline e ciò che lo rese super-innovativo per l’epoca, però, è che le interazioni con Rio avvengono effettivamente parlando con lei, attraverso un microfono collegato alla PS2.
Il gioco infatti riconosce circa 500 input vocali che permettono di dare istruzioni abbastanza dettagliate alla ragazza, indicandole dove andare, con quali oggetti interagire, se e come affrontare i nemici, per esempio mirando a punti specifici o utilizzando un’arma in particolare, o ancora quali risposte dare o non dare ai PNG.
Ponendosi nel modo giusto (o in quello sbagliato, a seconda dei gusti) è addirittura possibile chiacchierare con lei, scoprendo di più sul suo background e instaurando un certo legame di fiducia (o meno) che influirà sulle azioni che sarà disposta a compiere per noi.
Purtroppo, nonostante la dinamica mente/braccio sia intrigante almeno sulla carta, il gioco ottenne solo un successo discreto.
Infatti, pur apprezzandone la trama, la grafica e il resto, molti giocatori lamentarono difficoltà con il sistema di riconoscimento vocale, sembra non proprio precisissimo, che a tratti poteva rendere l’esperienza frustrante.
Non a caso, ancora oggi sul web potete trovare diversi video di giocatori che, disperati, ripetono a mitraglia i comandi alla povera Rio, sperando che lei prima o poi li colga.
Proprio per questo motivo, Lifeline alla fine non ha visto nessun seguito o prodotto derivato, rimanendo solamente un ambizioso esperimento isolato, ahimè solo parzialmente riuscito.
Negli anni, comunque, è diventato un piccolo cult per gli amanti dei videogiochi particolari.
Io per esempio ne sono affascinata e sarei molto curiosa di provarlo almeno una volta, se potessi.
E devo anche dire che, pensando a quanto la tecnologia si possa essere evoluta da allora e sentendo quanto ultimamente si parli di intelligenza artificiale, non sarebbe affatto male vedere un remake. Chissà!
Ultima curiosità: stando alle mie ricerche, gli eventi di Lifeline si svolgono il 24 dicembre. Quindi, proprio come per il film “Die Hard”, lo si può considerare un gioco natalizio!