STAR, FANTASCIENZA E GDR

 

La fantascienza e i giochi di ruolo appassionano anche le star.

Qua sotto, una breve carrellata di – alcuni – personaggi famosi che condividono le nostre passioni.

– Wil Wheaton: appassionato di cinema, fumetti, videogiochi. Ha coniato anche la “Legge di Wheaton” (don’t be a dick!) ed è stato uno dei principali promotori del gioco da tavolo dell’ultimo decennio.

– Robin Williams aveva una grande passione per gli anime, action figures e per la Nintendo, talmente grande da averlo portato a chiamare sua figlia Zelda.

– Vin Diesel gioca a D&D da moltissimo tempo.

– Tom Hanks è grande appassionato di fantascienza, in particolare di Star Trek.

– Joseph Gordon-Levitt gioca a Magic.

– Daniel Craig è un giocatore di Halo e un fan di Star Wars. Sappiamo che non si è fatto scappare l’opportunità di fare un cameo in Star Wars – Il Risveglio della Forza (era lo Stormtrooper controllato da Rey).

– Daniel-Radcliffe è un cosplayer: tutto nasce dal suo desiderio di partecipare ai comic-con senza farsi riconoscere.

– Patrick Stewart si è definito “ossessionato” dalla demenziale serie di MTV Beavis and Butthead! L’attore infatti colleziona tutto il merchandise esistente del cartoon. Ha dichiarato: “È una dipendenza arrivata al limite! Ho le cravatte, ho tutte le puntate, ho una fantastica collezione di magliette.”

– Nicolas Cage è appassionato di Superman: possiede il primo numero di Action Comics, albo in cui è apparso la prima volta. Il fumetto è stato venduto all’incredibile cifra di 2 milioni di dollari. Inoltre ha chiamato suo figlio Kal-El!

– Leonardo DiCaprio colleziona action figures di Star Wars.

– Deborah Ann Woll è una fanatica giocatrice di Dungeons & Dragons.

– Joe Manganiello ha dedicato la taverna della sua villa di Beverly Hills al suo hobby preferito, creando il “Gary Gygax Memorial Dungeon”, un punto di ritrovo perfettamente attrezzato per tutta la Hollywood giocante.

– Rosario Dawson è una profonda conoscitrice della fantascienza televisiva. Soprattutto: Star Wars, Star Trek e Battlestar Galactica.

– Mila Kunis adora The Next Generation – cosa che ha portato a lunghe discussioni con Seth MacFarlane, sul set dei Griffin che, invece, preferisce la Classica –

– Stephen Colbert è cresciuto giocando ai giochi di ruolo, in particolare a D&D. Inoltre ha il titolo di “Original Star Wars Fan”, perché ha visto la proiezione del primo film due settimane prima di chiunque altro, avendo vinto dei biglietti ad un concorso radiofonico. Inoltre è un vero appassionato di Tolkien. Colbert conosce l’opera così bene da aver battuto gli esperti ingaggiati da Peter Jackson come consulenti per i film ad un quiz tolkeniano durante una sua visita al set del film “Lo Hobbit”, in cui ha anche avuto un piccolo ruolo.

– Henry Cavill, appassionato di videogiochi e anche modellista di Warhammer.

Fonte: Orgoglio Nerd e Dr Commodore

METROID [FANTASCIENZA IN POCHI BIT EP. 01]

Una retrospettiva su alcuni dei più classici videogiochi a tema fantascientifico. Spiegazione semplice, da raccontare anche alla nonna.

(Nota: lo so che Zelda non è un platform. Con quel termine mi stavo riferendo agli altri due classici citati nel discorso, Super Mario Bros e Donkey Kong.)

Musica di sottofondo: Benjamin Tissot (Bensound) – Moose https://www.bensound.com/

Parti di gameplay per gentile concessione del canale Old Skool Gaming.

QUALCHE CURIOSITÀ SU CAPITAN HARLOCK

 

Capitan Harlock è un manga di fantascienza scritto e illustrato da Leiji Matsumoto.

L’opera è ambientata nel 2977 e vede il Capitano, al comando della potente nave spaziale Arcadia, ribellarsi al governo della Terra.

Ho raccolto qualche curiosità:

– In Italia il manga arrivò 16 anni dopo. In Giappone, l’edizione originale venne pubblicata sul quindicinale “Play Comic” dalla Akita Shoten dal gennaio 1977 al gennaio 1979. Da noi arrivò grazie alla Granata Press, che pubblicò l’intera opera in 5 volumi, sul mensile “Z Star”, dal febbraio 1993 a maggio 1994. L’opera venne poi ri-pubblicata da Panini Comics sotto l’etichetta Planet Manga, sul mensile Manga Storie.

– La serie a cartoni animati, andata in onda per la prima volta su Rai 2 a partire dal 1979, soffrì la concorrenza del telefilm Spazio 1999, nota serie tv di fantascienza britannica, all’epoca trasmessa da Rai 1.

– La sigla italiana di Capitan Harlock, scritta da Luigi Albertelli sulla musica di Vince Tempera, venne eseguita da “La Banda dei Bucanieri” e pubblicata dalla Fonit Cetra come 45 giri. All’inizio venne censurata dalla Rai, che sostituì la frase “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà, vola all’arrembaggio però un cuore grande ha” con una ripetizione di “Nel suo occhio c’è l’azzurro, nel suo braccio acciaio c’è, nero è il suo mantello, mentre il cuore bianco è”.

– La voce italiana del capitano è quella di Gianni Giuliano che ha doppiato, nella sua carriera anche Jeremy Irons, James Woods, Elliott Gould, Michael Douglas e Matt Dillon. Nell’ambito dell’animazione, è noto anche per aver dato la voce a Telespalla Bob nei Simpson e a Braccio di Ferro.

– Capitan Harlock compare anche in Galaxy Express 999, un’altra serie manga e anime creata da Matsumoto nello stesso periodo. Assieme a molte altre opere, formano il cosiddetto “Leijiverse”, un vero e proprio universo fantascientifico (con tanto di realtà alternative) che ospita le avventure dei vari personaggi dell’autore, come Queen Emeraldas e l’equipaggio della corazzata Yamato, protagonista di Star Blazers.

– Ultimo di una lunga saga di lungometraggi e serie tv, nel 2013 fu realizzato un film d’animazione in computer grafica con la tecnica motion capture. L’opera venne diretta da Shinji Aramaki e scritta da Harutoshi Fukui. E’ uscito nei cinema italiani il 1 gennaio 2014, distribuito da Lucky Red.

Fonte: cinefilos

DUST

 

Dust è un universo narrativo retrofuturistico, più precisamente dieselpunk, creato nel 2007 dal disegnatore nostrano Paolo Parente.

Si è sviluppato in diversi media, tra cui fumetti, giochi da tavolo, giochi di ruolo e quella che probabilmente è la sua incarnazione più famosa: il wargame tridimensionale, scritto assieme al game designer Olivier Zamfirescu.
Dust 1947, titolo dell’attuale edizione del gioco, si distingue da altri wargame affini (ad esempio Warhammer 40.000) per le meccaniche semplici ed intuitive. E nei suoi quasi undici anni di vita, nonostante una storia di distribuzione un po’ travagliata, si è creato una buona nicchia di appassionati in tutto il mondo.

L’ambientazione presenta un universo alternativo in cui la scoperta del VK (Vrill-Kultur), un minerale di origine aliena, ha modificato gli equilibri di potere nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1938 una astronave aliena si schianta in Antartide. Un paio d’anni dopo i resti vengono recuperati e trasportati Germania, dove gli scienziati nazisti, estorcendo informazioni all’unico alieno sopravvissuto all’impatto, ne retroingegnerizzano la tecnologia e per primi iniziano ad applicare le incredibili proprietà del VK in campo bellico.
Sui campi di battaglia cominciano così a comparire dei camminatori da guerra equipaggiati con armi tecnologicamente avanzate e, mentre gli altri stati cercano di rimanere al passo trafugando segreti e sviluppando camminatori propri, ben presto tutte le forze coinvolte nel conflitto capiscono che la chiave per la vittoria è solo una: il controllo del prezioso minerale.

Nel presente dell’ambientazione, il 1947, il mondo è diviso in tre macro-fazioni in costante conflitto tra di loro:

– L’Asse, composto da Germania, Italia e Giappone. Un regime totalitario che persegue il sogno di un mondo in pace sotto il loro controllo.

– L’Alleanza, composta dagli Stati Uniti, dagli stati del Commonwealth Britannico e dall’Impero Coloniale Francese. Strenui difensori della democrazia.

– L’Unione Sino-Sovietica, formata da USSR e Cina. Unite sotto la bandiera comunista, decise a imporre il loro modo di vivere al resto del pianeta.

Ciò che gli esseri umani in gran parte ignorano, però, è di essere solo una piccola, piccolissima, variabile nell’ancestrale scontro tra due razze aliene: i Grandi Antichi (si, proprio quelli della mitologia Lovecraftiana), esseri alieni così avanzati da essere considerati divinità dai popoli inferiori, che riducono in schiavitù, e la Confederazione Vrill, ai quali apparteneva l’astronave schiantatasi sulla Terra.

Ma forse, per quanto piccola, la razza umana sta per dimostrarsi una variabile importante nella storia.

Tra l’altro ho appena scoperto che il regolamento di gioco, in italiano, è gratuito e scaricabile dal sito del distributore italiano.
Lo lascio qua sotto per chi fosse interessato:
https://ammodrop.eu/download/

QUALCHE CURIOSITÀ SUL TEMPO

 

C’è chi tenta di fermarlo, chi viaggia attraverso il suo flusso e chi vuole cambiarlo a tutti i costi.

Ma lo conosciamo davvero?

Ho raccolto qualche curiosità sul tempo:

– Diamo per scontato che la durata di un giorno sia pari a 24 ore, cioè il tempo impiegato dalla terra per compiere una intera rotazione su se stessa. In realtà non è proprio così. La reale misura temporale di un giorno equivale a 23 ore, 56 minuti e 4,2 secondi.
È giusto comunque specificare che questo valore può allungarsi a causa dell’attrazione lunare o da altri fattori di origine climatica.

– Quando i dinosauri popolavano il nostro pianeta (circa 230 milioni di anni fa) la durata di un anno era di 370 giorni. Come mai allora oggi è scesa a 365? Per capirlo bisogna sapere che la rotazione della terra subisce un continuo e inarrestabile rallentamento dovuto alla gravità lunare. A causa di questo fenomeno la durata di un giorno diventa sempre più lunga di circa 1,7 millisecondi ogni secolo.

– La teoria della relatività di Einstein stabilisce che più si è vicini al centro della Terra, più il tempo scorre lentamente. A conferma di questa teoria alcuni studiosi hanno dimostrato che sulla cima del “tetto del mondo”, ovvero il Monte Everest, un anno sarebbe di circa 15 microsecondi più breve rispetto al livello del mare.

– Per la fisica il “presente” è un concetto astratto visto che lo spazio e il tempo sono intesi come “fluidi” e vengono continuamente influenzati dalla gravità e dalla velocità. Proprio su questo concetto Albert Einstein dichiarava: “Per noi fisici, la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione, per quanto tenace.”

– La luce del nostro Sole impiega ben 8 minuti e 20 secondi per raggiungere il nostro pianeta. Questo significa che tutto quello che vediamo è un riflesso del passato. Pensate che la luce della stella a noi più vicina, Proxima Centauri, è vecchia di 4 anni.

– Ogni nuova esperienza che facciamo nel corso della nostra vita ci sembra più lunga di quelle già compiute. Questo si chiama “effetto oddball” e sembra essere il motivo per cui lo scorrere del tempo sembra diventare sempre più veloce man mano che invecchiamo.

– È un dato di fatto che il tempo trascorre più lentamente maggiore è la velocità con cui ci muoviamo. Ipoteticamente se potessimo viaggiare dalla terra verso la stella Sirius al 99% della velocità della luce, per poi tornare indietro, le persone che avremmo salutato al momento della partenza sarebbero invecchiate di 17 anni. E noi? La nostra età sarebbe maggiorata solo di due anni e mezzo.

– La rotazione della Terra sta rallentando e quindi i giorni lentamente tendono ad allungarsi. Questo significa che periodicamente i nostri orologi devono essere adeguati a questo fenomeno, ma come si fa? Ci pensa l’International Rotation Service (IERS), un’organizzazione scientifica mondiale che garantisce l’esatto calcolo del tempo astronomico. Grazie al loro continuo monitoraggio della rotazione terrestre e di tutti i fattori che ne influenzano il rallentamento sono in grado di calcolare quando diventa necessario aggiungere un secondo ai nostri orologi. Questo “allungamento” del minuto viene chiamato “secondo intercalare”, in “inglese leap second”. L’ultima volta che è stato necessario farlo è stato il 31 Dicembre del 2016 alle 23 e 59 minuti, il prossimo è ancora da decidere.

Se ne avete altre scrivetele nei commenti!

Fonte: Il primo informatore
Immagine: Rose Fenton

ESSI VIVONO

 

Essi vivono (They Live) è un film del 1988 scritto e diretto da John Carpenter.
Tratto dal racconto del 1963 “Alle otto del mattino” (Eight O’Clock in the Morning) di Ray Nelson.

Qualche curiosità di questo grande classico:

– Jay Carr, nella sua critica per il The Boston Globe, scrisse: “Una volta che Carpenter abbia mostrato le visuali che rimandano agli anni ’50, completa con dei paffuti dischi volanti, e faccia il punto che i ricchi siano dei demoni fascisti, Essi vivono inizia a scarseggiare di immaginazione ed inventività. Ma come commedia horror fantascientifica, Essi vivono, con la sua critica verso il mondo, è nella stessa classe di Terminator e RoboCop nonostante l’eroe non detenga dei bicipiti bionici.”

– Il cognome di Frank è un omaggio ad uno dei personaggi di “L’orrore di Dunwich” di H. P. Lovecraft.

– Nella base sotterranea due guardie aliene usano come walkie-talkie un PKE Meter da Ghostbusters – Acchiappafantasmi.

– Il numero 62 del fumetto Dylan Dog intitolato “I vampiri” riprende la trama del film. In questo caso, però, gli “invasori” hanno testa da pipistrello e possono essere visti solo attraverso un siero che dev’essere iniettato nel corpo umano come se fosse una droga.

– Il videogioco Saints Row IV omaggia la lotta tra Nada e Frank (doppiati in lingua originale dagli stessi Roddy Piper e Keith David) e il film con la missione He Lives (“Esso vive”) che consiste nell’aiutare il personaggio di Piper ad assalire uno studio televisivo controllato da alieni.

– La lotta tra Nada e Frank è stata parodiata anche in alcune serie animate, come South Park e Adventure Time.

– Il videogioco The Simpsons: Bart vs. the Space Mutants è un riferimento al film. Bart interpreta Nada, con tanto di occhiali da sole per riconoscere gli alieni.

– Il film può ritenersi fonte d’ispirazione per il racconto breve “La Gente delle Dieci” da Incubi & deliri di Stephen King, nel quale un ristretto gruppo di persone riesce a vedere il vero aspetto di una razza aliena che al resto del mondo appaiono come persone normali. Il finale del racconto, con la lotta nello scantinato, ricalca fedelmente lo svolgimento della parte finale del film.

– Una delle espansioni del gioco di ruolo horror italiano Sine Requie, ambientata negli Stati Uniti, descrive una società apparentemente idilliaca, controllata in realtà da creature non morte che mascherano la loro esistenza ai viventi con un siero: “il butoprofene acilato”. L’intera ambientazione americana è un chiaro omaggio al film, e comprende una società segreta di ribelli chiamata “Gli Occhi Aperti”, in grado di vedere la realtà non-morta per ciò che è.

– I Green Day omaggiano il film nel video musicale del brano Back in the USA.

– Anche gli Anti-Flag citano il film nel video musicale del brano The Disease.

XENOZOIC TALES / CADILLAC AND DINOSAURS

 

Xenozoic Tales, noto anche come Cadillac and Dinosaurs, è un fumetto indipendente americano ideato da Mark Schultz.

Ambientato in un futuro post-apocalittico, esordì nel 1986 all’interno dell’antologia intitolata “Death Rattle” per poi guadagnarsi una propria testata, pubblicata con cadenza irregolare dal 1987 al 1996, per un totale di 14 albi editi dalla Kitchen Sink Press.
Nonostante le poche storie realizzate da Schultz, Xenozoic Tales divenne con gli anni un piccolo fenomeno di culto negli Stati Uniti.
Venne ristampato ciclicamente da Kitchen Sink Press nella sua versione originale, ristampato a colori dalla Marvel Comics (che lo ribattezzò “Cadillac and Dinosaurs”) e poi riproposto anche da Dark Horse Comics, Flesk Publications e Topps Comics.

Nella prima metà degli anni novanta generò anche due videogiochi, un gioco di ruolo, una linea di giocattoli e persino una serie a cartoni animati, trasmessa anche nel nostro paese, su Italia 1, con il titolo “Cadillac e Dinosauri”.

Nell’ambientazione, l’intero pianeta Terra è stato stravolto da inquinamento e disastri naturali di ogni genere e gli umani sono stati costretti a rifugiarsi in città sotterranee dove hanno vissuto per circa 500 anni. Tornati in superficie, hanno scoperto che il mondo era ormai stato reclamato da creature considerate estinte, in particolare dinosauri.
Inizia così l’era “Xenozoica”, dove la tecnologia è estremamente limitata e chi capisce qualcosa di meccanica riceve rispetto ed esercita una certa influenza. Proprio come il protagonista, Jack Tenrec, meccanico specializzato nella riparazione di vecchie auto (in particolare Cadillac), che assieme alla fidanzata Hannah Dundee, scienziata, e al fido allosauro da lui addestrato, Hermes, vive avventure ricche d’azione nel pericoloso mondo del futuro.
Non mancano, ovviamente, fughe in macchina con enormi dinosauri alle calcagna.
Un aneddoto divertente è che, siccome l’umanità non è più in grado di estrarre e raffinare il petrolio, Jack modifica le sue auto per farle funzionare con il guano di dinosauro.

Un’ultima curiosità: il nome “Cadillac” e le fattezze delle automobili presenti nella serie furono utilizzati con il permesso della General Motors, che tuttora detiene i diritti per il titolo “Cadillac and Dinosaurs” e li concesse per la realizzazione dei vari prodotti legati al franchise.

LA SPADA LASER

 

“Il cristallo è il cuore della lama.
Il cuore è il cristallo del Jedi.
Il Jedi è il cristallo della Forza.
La Forza è la lama del cuore.
Tutti sono interconnessi:
Il cristallo, la lama, il Jedi.
Tu sei uno.”

– Rito della costruzione della Spada laser –

Le spade laser sono composte da un corto tubo metallico che emette un fascio di anti-protoni puri. Sono alimentate da una cella di potenza e da un convogliatore di energia formato da un circuito e da un cristallo Kyber, che si trova solo in natura sul pianeta Ilum. Prima dell’anno 1.000 BBY (Before Battle of Yavin) i Jedi estraevano i cristalli sul pianeta Russan.
I cristalli Kyber si trovano anche sulla luna Jedha e sul pianeta gassoso di Yavin (da cui si creano lame dal colore verde).
I Sith, invece, usano cristalli sintetici che generano una lama rossa.

Altre parti necessarie per creare una spada laser includono circuiti di modulazione e una matrice di emissione.
Quando viene premuto il pulsante d’attivazione, la cella interna d’alimentazione crea energia fotoelettrica e la lama viene focalizzata attraverso il cristallo. Il pulsante di attivazione innesca anche una colonna di cariche positive generata da un pacchetto di energia ad anti-protoni, di una lunghezza fissata, che vengono trattenuti da un campo energetico di contenimento per mezzo di cariche negative.
Il processo è completamente auto-rigenerativo.

Spade Laser modulari (a lunghezza variabile come quella di Darth Vader), a doppia lama (come quella di Bastila o Darth Maul) o con più cristalli separati all’interno sono variazioni nel processo di costruzione. Ci sono Spade laser appositamente progettate che possono persino utilizzare cristalli instabili, come la spada di Kylo Ren, che presenta due prese d’aria rivolte lateralmente progettate per deviare l’energia in eccesso dal cristallo e mantenere stabile la spada laser.
Miti e leggende vogliono che la spada laser sia alimentata dalla connessione dello Jedi con la Forza ma in realtà essa è necessaria solo al fine della sua costruzione: una volta che tutti i pezzi sono assemblati, lo Jedi usa la Forza per fonderli ad un livello molecolare, ottenendo un’efficienza senza pari.

Fonti: The Clone Wars, Rogue One – a Star Wars Story, Wookipedia, Starwars.com
Immagine: Miriam M.

QUELLA VOLTA CHE QUANTUM LEAP CI MOSTRÒ IL 1999

“Quantum Leap” è una serie televisiva di fantascienza del 1989 diventata cult. Essa racconta le avventure dello scienziato Sam Beckett che, per aver collaudato troppo presto un macchinario di sua invenzione, viaggia nel tempo senza controllo, “scambiandosi” casualmente (o quasi) con persone di altre epoche. Suo unico accompagnatore è l’ologramma del Colonnello Albert “Al” Calavicci, migliore amico e unico punto di contatto che Sam ha con la sua epoca, il 1999.

Nonostante l’elemento fantascientifico sia presente in maniera costante all’interno della serie (viaggio nel tempo, ologrammi, super-computer), esso rimane comunque in sottofondo, dato che gli episodi sono sempre ambientati in epoche passate (indicativamente tra gli anni ’50 e ’90). Molto, molto, raramente viene mostrato il presente e quando ciò avviene la cosa resta circoscritta all’interno della base militare segreta che ospita il progetto Quantum Leap.

C’è però un’eccezione. Nell’episodio 5 della stagione 5, “Salto nel Crimine”, in cui Sam si scambia in uno psicopatico omicida, a noi pubblico viene mostrato, per la prima e unica volta all’interno della serie, un piccolissimo stralcio di quella che è la vita quotidiana nel 1999.
In breve: il criminale che ha occupato il posto di Sam riesce ad evadere dalla base segreta e, mentre Al si mette sulle sue tracce per catturarlo, egli raggiunge la città vicina, adesca una prostituta (truccata in maniera eccentrica e con indosso quelle che sono letteralmente delle lucine di Natale) con lo scopo di ucciderla e si fa condurre a casa sua.
A causa del budget probabilmente piuttosto ristretto, le location sono abbastanza limitate, ma a loro modo affascinanti.
Vediamo l’interno dell’auto di Al, in realtà piuttosto normale, ma che si rivela dotata di interessanti optional come un computer di bordo (con cui il Colonnello parla), un lettore di dischi e la possibilità di utilizzare il parabrezza anteriore come schermo.
Poi la scena si sposta in una strada in stile retrofuturistico, illuminata da molti neon e sul sottofondo della quale è possibile scorgere alti palazzi in penombra. Più un divertente cartello che ricorda che il parcheggio è riservato ai veicoli elettromagnetici.
Infine, un appartamento (o una stanza del bordello, forse), in cui lo stile cambia in futuristico. Anche qui spiccano neon di vari colori, suppellettili metallici dalle forme bizzarre e un letto/divano con sopra una coperta argentata.

Insomma, una interpretazione molto “classica”, oggi quasi al limite del cliché. Ma che, se pensiamo all’anno in cui è stato girato l’episodio (il 1992), acquista un fascino tutto particolare e mostra come all’epoca si poteva immaginare l’immediato futuro.

Qua sopra trovate una piccola galleria con alcuni screenshot che ho fatto dell’episodio.

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