MARTEDÌ DELLO XENO – I RAYBACK

 

Oggi per il MARTEDÌ DELLO XENO ci avventuriamo nel mondo della (eso)biologia speculativa, quella branca della fantascienza che si diverte a immaginare interi nuovi ecosistemi e le spesso bizzarre forme di vita che li popolano.

Una di queste sono i Rayback, che io tradurrei come “schienaraggio” o “schiena a raggiera”, creature inventate da Wayne Douglas Barlowe per il suo libro illustrato “Expedition” (1990), dove descrive e cataloga in maniera minuziosa l’ecosistema del pianeta Darwin IV, presentandolo come un ipotetico studio scientifico del 2358.
Il concetto è stato poi anche ripreso e adattato nel documentario speciale in CGI “Alien Planet”, prodotto da Discovery Channel nel 2005.

Alti circa quattro metri e del peso approssimativo di tredici tonnellate, si tratta di creature bipedi con la pelle spessa e ruvida, un po’ come quella degli elefanti, un torso e una coda piuttosto tozzi e quattro protuberanze che si estendono dalla schiena verso l’alto (disposte per l’appunto a raggiera, caratteristica da cui probabilmente deriva il nome).
Questa zona, tra le altre cose, può anche emettere una lieve bioluminescenza rossa.
La testa invece è di forma triangolare, allungata verso il davanti, e si apre in una piccola “bocca” dalla quale possono far scattare fuori una lingua lunga e affilata come un rasoio.
Mancano invece del tutto gli occhi, poiché i Rayback “vedono” e si orientano emettendo suoni ad alta frequenza, un po’ come se fossero dotati di un sonar biologico.

Il loro habitat naturale sono le pianure di Darwin IV, dove svolgono il ruolo di temibili predatori.
Non sono i più grossi della zona, ma compensano con un’inaspettata agilità: quando si lanciano all’inseguimento di una preda possono infatti raggiungere anche i 50 km orari e distanziarli diventa davvero molto difficile.
Spesso poi usano la loro lingua per squarciare le carni o le zampe dei loro bersagli, così da rallentarli o farli direttamente dissanguare fino a quando non crollano a terra.

La lingua viene anche utilizzata per nutrirsi, un po’ come se fosse una cannuccia: prima iniettano i succhi digestivi nel corpo della preda appena uccisa, così da scioglierne le carni e le interiora, poi risucchiano il tutto.

In termini di intelligenza, i Rayback potrebbero essere equiparati ad animali. Hanno un’indole solitaria, anche se di rado è capitato di vederli collaborare per dare la caccia a prede particolarmente grosse.
Queste “alleanze” però durano sempre poco, visto che in generale sono una specie piuttosto aggressiva e non esitano a caricare a testa bassa qualunque cosa si avvicini troppo a loro.

Ultima curiosità: i Rayback sono state le prime creature di “Expedition” a essere illustrate da Barlowe, prima ancora che il progetto avesse preso forma concreta nella sua testa. Ai tempi, come dichiarato dall’autore stesso, “voleva solo realizzare un quadro di un animale selvatico alieno”.

MARTEDÌ DELLO XENO – I VAMPIRI SUCCHIAGRASSO

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO degli extraterrestri provenienti dall’universo di Duck Dodgers, l’alter-ego spaziale di Daffy Duck utilizzato dalla Warner Bros per parodiare le storie di fantascienza nei loro cartoni animati.

I Vampiri Succhiagrasso, chiamati “Aspirapinguedine” nel doppiaggio italiano, sono… beh, il nome è già piuttosto auto-esplicativo.

Non si conosce esattamente la loro origine, ma l’aspetto è molto simile a quello dei classici vampiri: creature umanoidi molto pallide (in questo caso sul grigio-verdino) e magre, con una spiccata preferenza per i vestiti neri e gli accessori gotici.
E ovviamente delle zanne molto appuntite, che usano per mordere le loro vittime e succhiarne via il grasso dal corpo.

Il tessuto adiposo è la loro unica fonte di nutrimento. Sembrano invece allergici a qualunque forma di cibo salutare, come tofu o verdure, tanto che il solo contatto con la pelle causa loro terribili ustioni.
Consumarlo, invece, ne provoca direttamente la morte, lasciando di loro solo piccoli mucchietti di cenere.

Le somiglianze con i vampiri non si limitano solo all’aspetto fisico ma includono anche altre capacità “tipiche”, come quella di trasformarsi in pipistrello o un sovrannaturale e ipnotico carisma, che ovviamente usano per sedurre le persone di cui vogliono nutrirsi dopo averle attirate con l’inganno sulla loro stazione spaziale.
Inoltre, dormono appesi a testa in giù.

Non è invece ben chiaro come si riproducano, se con il normale accoppiamento o infettando o “abbracciando” le altre specie umanoidi. Ma qui, forse, stiamo andando a cercare troppa complessità per dei semplici “cattivi dell’episodio”, apparsi una sola volta nella serie animata.

Come ultima curiosità però aggiungo che gli autori, per crearli, potrebbero essersi ispirati alla figura del Pishtaco: un mostro del folklore sudamericano diffuso soprattutto in Perù e Bolivia che, per l’appunto, estrae il grasso dalle sue vittime.

DARK ANGEL

 

Ricordate “Dark Angel”, la serie TV del 2000 con protagonista una giovanissima Jessica Alba nei panni di una “ladra” geneticamente potenziata?

Durò appena un paio di stagioni, per un totale di 43 episodi, prima di essere cancellata nonostante ci fossero piani per realizzarne una terza (poi ripresi nel romanzo-sequel “After The Dark”, pubblicato nel 2003) e avesse alle spalle nomi di un certo peso (uno su tutti: James Cameron).

L’ho vista da piccola, quindi non la ricordo nel dettaglio, ma a quanto pare ha avuto alti e bassi, con il primo arco narrativo più convincente del secondo.
Più che altro però mi piaceva tanto l’ambientazione, che mescolava elementi futuristico-cyberpunk con un post-apocalittico un po’ diverso dal solito.

Nel mondo di Dark Angel, infatti, la società degli Stati Uniti è collassata in una nuova grande depressione in seguito a un evento ricordato come “L’Impulso”: un’onda elettromagnetica (generata dall’esplosione di un ordigno nucleare ad alta quota) così forte da mandare in avaria tutti i computer e sistemi di comunicazione del paese, cancellando all’istante tutte le informazioni digitali e, di conseguenza, portando al caos.

Questo accadeva il 9 giugno 2009, circa un decennio in avanti rispetto a quando la serie è stata messa in onda, anche se poi di fatto l’azione si svolgeva ancora dieci anni dopo, nella Seattle del 2019.

Ed era interessante vedere una distopia post-apocalittica così vicina ai “normali” anni ’90, dove più che le classiche macerie di palazzi distrutti, sabbia e radiazioni c’erano povertà dilagante, sovrappopolazione e un aumento della disparità sociale e, di conseguenza, della criminalità.

È un peccato che sia durata così poco. Sicuramente, con un’ambientazione così, la serie avrebbe potuto dare di più!

MARTEDÌ DELLO XENO – MIKITAKA HAZEKURA

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO un alieno che forse non lo è ma si professa comunque tale, apparso in “Diamond is Unbreakable”, la quarta serie de Le Bizzarre Avventure di JoJo.

Mikitaka Hazekura, il cui vero nome lui dichiara essere Nu Mikitakazo Nshi, è un sedicente extraterrestre originario di un pianeta sconosciuto vicino alle Nubi di Magellano.

A parte le orecchie visibilmente a punta come quelle di un elfo, ha l’aspetto di un normale ragazzo adolescente, con altezza e peso nella media, la carnagione chiara, i capelli biondo platino (quasi bianchi) e gli occhi verdi.
Porta inoltre un orecchino al naso, collegato con una catenella fino all’orecchio sinistro, e di solito indossa un’uniforme scolastica decorata con simboli che richiamano il tema dello spazio e degli alieni (per esempio un disco volante, pianeti, stelle).

Al di là del suo aspetto, stando a quel che dice, ha 216 anni ed è venuto sul pianeta Terra per scoprire la sua cultura e vedere se è un buon posto per trasferirsi, visto che il suo mondo d’origine sta morendo.
A riprova di questo c’è una genuina curiosità per tutto ciò che lo circonda, anche le cose più banali, e il fatto che spesso non riesca a cogliere le sfumature dei discorsi o delle situazioni, per non parlare dell’utilizzo di molti oggetti (memorabile quando mangia un fazzoletto di stoffa che gli è appena stato offerto, per esempio).
Al di là di tutto, comunque, Mikitaka ha un’indole gentile e pacata.

Soffre però molto il suono acuto delle sirene, tanto da agitarsi e avere delle vere e proprie reazioni allergiche, come l’arrossarsi della pelle. Stando alle sue parole, anche solo sentirle in lontananza causa a quelli della sua specie un dolore intollerabile.

Un’altra caratteristica “aliena” rilevante è la capacità di mutare forma a piacimento e trasformarsi in qualsiasi oggetto voglia, replicandone perfettamente anche le proprietà fisiche.
È tuttavia soggetto ad alcune limitazioni, come l’impossibilità di replicare meccanismi complessi e quella di andare oltre le capacità del proprio corpo. Inoltre ha serie difficoltà nel riprodurre i volti delle persone, visto che dalla sua prospettiva gli umani sono tutti uguali.
Infine, la cosa gli richiede comunque concentrazione e deve avere ben chiara l’idea dell’oggetto in cui si sta trasformando, altrimenti potrebbe fargli assumere involontariamente capacità o comportamenti strani, dovuti alla sua ingenuità.

Se la capacità di trasformarsi, chiamata “Earth Wind and Fire”, sia uno Stand (in breve: la manifestazione fisica dell’energia vitale di qualcuno, di solito come entità antropomorfa, in grado di conferire poteri sovrannaturali) o meno è un argomento dibattuto esattamente come l’origine extraterrestre di Mikitaka, che potrebbe in realtà essere solo un essere umano con uno Stand particolare e una strana ossessione/convinzione di essere un alieno.
L’autore del manga, Hirohiko Araki, si è curato di seminare indizi che puntano in entrambe le direzioni, lasciando volutamente la cosa ambigua.
E forse è proprio questo a rendere il personaggio così interessante.

LE ORIGINI DEL MEGA-BOOM

 

Nello scrivere L’età della polvere, durante la trasposizione della vecchia campagna GDR post-apocalittica in quelli che poi sarebbero diventati i romanzi, ho tagliato e modificato tantissimo del materiale originale.

In pochi sanno, per esempio, che nella sua prima incarnazione Megapixel si era costruito da solo un’arma unica nella Devastazione: un fucile a canne mozze con quattro canne e due grilletti, ovviamente comodi solo per essere utilizzati con i suoi due pollici.
Una “doppia doppietta”, come la chiamava il giocatore che lo interpretava.

Un concetto che però non ho ripreso nel “mio” Megapixel perché troppo sopra le righe, quasi grottesco, divertente e utile al tavolo da gioco con i suoi 4d12 danni (compensati da ben due turni per la ricarica), ma lontano dal tono più serio che volevo dare ai romanzi e anche dall’indole del personaggio.

Quando però, qualche anno dopo, mi è stato proposto di scrivere una promo per Weird World, il GDR post-post-post-apocalittico di Simone Anselmi (edito da Tin Hat Games), il concetto mi è subito tornato in mente.
Il tono più scanzonato dell’ambientazione sembrava perfetto per ospitare un’arma del genere! E una volta appurato che il sistema comprendeva la mutazione per avere arti aggiuntivi… beh, le parole si sono praticamente scritte da sole.

È così che è nato il Mega-Boom, che qui sotto potete vedere illustrato da Jacopo Paoletti.
Un fucile, se possibile, ancor più esagerato rispetto all’originale!

MARTEDÌ DELLO XENO – I GUG

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO parliamo dei Gug, creature nate dalla penna dello scrittore H. P. Lovecraft e apparse nel suo romanzo “La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath” (scritto negli anni ’20 ma pubblicato postumo nel 1943).

Come si può intuire dal titolo, i Gug sono originari delle Terre del Sogno, una dimensione parallela alla nostra Terra.
Hanno l’aspetto di enormi “scimmioni” dal pelo nero alti fino a 6 metri, ma con il volto decisamente strano: la bocca è verticale, grossa e costellata di tanti dentini aguzzi, mentre gli occhi sono posizionati ai lati della testa e di colore rosa.
Inoltre, vedono perfettamente al buio e il loro udito è molto fine.
Un’altra caratteristica disturbante è che le braccia si biforcano all’altezza del gomito, dando origine a due avambracci che culminano in mani dotate di lunghi artigli.

Con questi tratti è chiaro che si tratta di predatori. E infatti, pur essendo creature senzienti e anche piuttosto intelligenti, la loro indole è aggressiva e brutale.
Molto tempo fa si nutrivano degli umani che visitavano le Terre del Sogno e avevano la sfortuna di addentrarsi nei loro territori, ma dopo che gli Dèi li bandirono a vivere nelle caverne, si sono riadattati per pasteggiare a base di Ghast, un’altra specie che popola il sottosuolo.
Con loro potremmo quasi definirli “in guerra”, dato che in risposta i Ghast fanno spesso irruzione nelle loro tane per ucciderli nel sonno ed evitare così di essere predati.
Stranamente, pur essendo molto più grossi di loro, i Gug tendono invece a evitare i Ghoul, che considerano avversari troppo ostici e aggressivi.

Della società Gug, invece, non si sa molto a parte che venerano Nyarlathotep e gli altri Dèi Esterni.
Pare che un tempo fossero soliti creare circoli di pietra nella Foresta Incantata delle Terre del Sogno per celebrare lì i loro sacrifici, ma l’abitudine si è persa quando sono stati esiliati nel sottosuolo dagli stessi Dèi per aver commesso una terribile ma non meglio specificata blasfemia.
Ora vivono nella città sotterranea di Koth, costellata di torri, una delle quali contiene una scalinata che conduce su fino alla Foresta. Il passaggio per raggiungerla è però bloccato da un enorme macigno incantato che nessun Gug può spostare.
Al limitare di Koth, inoltre, si trova il cimitero della specie.

Ultima curiosità: nonostante la loro enorme bocca, i Gug sono completamente muti e comunicano tra di loro solo con un complesso sistema di espressioni facciali.

IL ROVER: QUANDO UN PALLONE BIANCO FA PAURA

 

Ricordate il Rover, l’enorme pallone bianco che faceva da guardiano del Villaggio nella serie “Il Prigioniero” (1967), impedendo al Numero 6 e a chiunque altro di scappare?

Il suo funzionamento non è mai stato chiarito del tutto né all’interno degli episodi né nei romanzi o altri media derivati, ma – in breve – si tratta di un dispositivo quantomeno semi-senziente (poiché è chiaramente in grado di ragionare) fatto di qualche materiale plastico.
Nonostante il suo aspetto “morbidoso”, è dotato di grande forza e in grado di muoversi molto velocemente rimbalzando qua e là. Inoltre può inglobare al suo interno le persone, soffocandole fino a far perdere loro i sensi o, nei casi più estremi, la vita.
Talvolta emette persino un bagliore dal suo interno e dei suoni vagamente simili a ruggiti distorti, ma in generale le sue capacità sono lasciate volutamente sul vago, piegate al servizio della trama.

Il punto è però che si tratta di un espediente narrativo semplice ed efficace: un oggetto qualunque, persino simpatico, di cui nessuno avrebbe paura, nel contesto del telefilm diventa un predatore implacabile e temuto, la cui sola presenza fa sudare freddo gli abitanti del Villaggio (e il pubblico con loro).
Tutto questo senza grandi complicazioni tecniche e senza pesare troppo sul budget, visto che un grosso palloncino bianco costa sicuramente meno di un animatrone o qualche altro effetto speciale complesso.

Non a caso è diventato un’icona della fantascienza!

UNA PRIMA OCCHIATA AL MIO COSTUME DA MEDICO DA COMBATTIMENTO

⚠️ È ancora work in progress ⚠️

Il costume da Medico da Combattimento di Trench Crusade che Space Armor sta realizzando per me sta venendo benissimo!

Mancano ancora alcuni dettagli (per esempio le parti di armatura vanno sistemate e tutto il costume, in generale, va sporcato e invecchiato) ma non vedo l’ora di indossarlo, a Lucca Comics & Games.
Tra l’altro è anche molto comodo e la visibilità non è così ridotta come potrebbe sembrare!

Santa Cosma sarebbe fiera di noi 🙏🏻🙏🏻

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI OCCULTI SUPER SOVRANI DELL’UNIVERSO

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO rimaniamo in ambito cinematografico ma ci spostiamo avanti negli anni ’80 per scoprire la specie extraterrestre con il nome più altisonante e megalomane di sempre.

Gli Occulti Super Sovrani dell’Universo sono creature la cui origine si perde negli abissi del tempo e dello spazio.
Come suggerisce il nome, chissà quanti millenni orsono dominavano il cosmo con pugno di ferro, temuti e venerati dalle altre specie. Almeno fino a quando non vennero sconfitti – non è ben chiaro da chi – durante la Prima Guerra Cosmica e intrappolati nel Nexus di Sominos, una dimensione parallela popolata da demoni (qualcuno ha detto Warp?) nella quale si sono subito insediati come tiranni.
E lì, essendo immortali, hanno atteso a lungo l’occasione di tornare nella nostra realtà e riconquistare l’intero universo come ai bei vecchi tempi.

Nel film, quest’opportunità gliela dà lo scienziato Walter Jenning, che a causa di un esperimento scientifico fallito trasporta sulla terra sia un Occulto Supersovrano che Howard il papero, poi costretto dalle circostanze a occuparsi del guaio.

Nella loro forma originale, quella fisica, gli Occulti Super Sovrani dell’Universo sono enormi creature dai tratti insettiformi, con il corpo vagamente simile a quello di uno scorpione.
Hanno infatti una coda dotata di pungiglione, quattro zampette inferiori che usano per muoversi, più due grosse braccia che terminano con quattro dita artigliate e un buchino dal quale può spuntare un tentacolo prensile.
Anche il corpo centrale è tozzo, massiccio, con la schiena irta di ulteriori dita artigliate di varie dimensioni. E che culmina in un muso leggermente allungato dove si apre una grande bocca ricolma di zanne disposte su diverse file, sopra la quale si trovano due occhi posti in posizione rialzata.

Più difficile è invece avere un’idea dei loro poteri, che sappiamo solo essere immensi e malevoli.
Tra le loro capacità ci sono sicuramente quella di possedere i corpi altrui, quella di emettere raggi di energia e quella di muovere gli oggetti con il pensiero. Oltre ovviamente a forza, velocità e resistenza sovraumane.

L’apparizione più famosa degli Occulti Super Sovrani dell’Universo è sicuramente quella nel film “Howard e il destino del mondo” (1986), quello che tutti abbiamo visto da piccoli e probabilmente ricordiamo molto meglio di quello che era.
Nei fumetti però erano apparsi già diversi anni prima, sempre come nemico di Howard il papero, anche se il loro aspetto era quello di creature umanoidi con tratti mostruosi, molto diverso da quello poi arrivato al cinema.

Close