STAR TREK + TARTARUGHE NINJA: IL CROSSOVER CHE NON TI ASPETTI

 

Il crossover che non ti aspetti: Star Trek + Tartarughe Ninja. Quindi “StarTartarughe Ninja”, immagino..? 🤔

Sembra quasi un falso creato con l’intelligenza artificiale ma no, è successo davvero.

Nel 1994, infatti, l’azienda Playmates Toys, che ai tempi deteneva i diritti per la produzione dei giocattoli di entrambi i franchise, decise di realizzare una sotto-linea speciale che li unisse.
Il ragionamento dietro alla manovra è semplicissimo: le action figures delle Tartarughe vendevano tantissimo, quelle di Star Trek anche. Perché non far uscire un prodotto ibrido? Sarebbe di sicuro andato a ruba!

Se vi sembra strano, in realtà non lo è più di tanto.
Bisogna infatti tenere conto che ai tempi il brand delle Tartarughe Ninja era all’apice del suo successo grazie alla fortunata serie di cartoni animati iniziata nel 1987. E la loro linea di giocattoli, in vendita dal 1988, era già andata parecchio oltre i pupazzetti dei personaggi “normali” e col tempo aveva già sfornato tantissime loro varianti anche molto bizzarre (come Leonardo soldato della Guerra di Secessione, Raffaello Mummia, Donatello punkettone e Michelangelo karateka, solo per citarne alcuni) o commemorative per determinati eventi (per esempio le Tartarughe Ninja Astronauti per festeggiare i 25 anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna).
Insomma, ogni scusa era buona per “tartarughizzare” qualcosa e vendere più giocattoli. Spesso senza nemmeno prendersi troppo sul serio!

Sull’altro fronte, anche Star Trek aveva ripreso parecchia popolarità all’epoca, visto il successo di The Next Generation in TV e da ancor prima il ritorno dei personaggi della serie classica nei film al cinema.

In quest’ottica, quindi, il crossover non è poi così strano. Lo definirei più spudorato, quasi imbarazzante. “Cringe”, direbbero i più giovani.
Eppure, nella loro bruttezza, scoprire l’esistenza di questi giocattoli mi ha molto fatta ridere. Hanno un fascino particolare: devo dire che ne esporrei volentieri uno nella mia libreria, se l’avessi.

Poi il claim nella pubblicità che ho visto, “Guarda un po’ chi si è appena teletrasportato su dalle fogne”, mi ha stesa. Ve la metto qui sotto perché è troppo bella!

 

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI EXOCOMP

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO dei simpatici esseri meccanici provenienti dall’universo di Star Trek.

Gli Exocomp sono piccoli robot alti circa 30-40 centimetri, composti da un corpo principale appuntito verso il davanti e pieno di lucine e piccole antenne, più un paio di “piedini” che contengono dispositivi anti-gravitazionali che consentono loro di volare.
Incorporano inoltre un replicatore miniaturizzato grazie al quale possono generare autonomamente qualsiasi strumento possa essergli utile per eseguire la mansione che gli è stata assegnata.

Creati dalla Dottoressa Farallon, una scienziata originaria di Tyrus VII, utilizzando come base dei robot industriali comunemente impiegati sul pianeta, eccellono nel problem-solving.
Questo grazie a uno speciale chip assionico che conferisce loro una grandissima capacità di computazione e, combinato con il micro-replicatore di cui accennavo prima, crea circuiti sempre nuovi nella memoria interna, di fatto facendogli “imparare” come adattarsi a ogni situazione.

Un processo che, alla lunga, li ha portati a diventare veri e propri esseri senzienti, dotandoli di un istinto di autoconservazione. Anche se c’è voluto un certo sforzo da parte dell’equipaggio dell’Enterprise (in particolare Data, per ovvie ragioni) per notarlo e, soprattutto, dimostrarlo, visto che inizialmente il loro sviluppare coscienza era visto più come una sorta di sovraccarico e si finiva con il formattarli per riportarli alle funzionalità “normali”.

In ogni caso, per quanto carini, fino a poco tempo fa gli Exocomp erano comparsi solo nell’episodio di The Next Generation a loro dedicato (“La qualità della vita”, il nono della sesta stagione, del 1992) e in alcuni romanzi e videogiochi considerati non canonici.
Di recente però sono stati ripresi anche in Lower Decks, dove è stato mostrato che sono stati ufficialmente riconosciuti come forme di vita artificiali, hanno sviluppato una struttura sociale che comprende i nuclei familiari e possono persino prestare servizio nella Flotta Stellare!

IL MIO COSTUME DA CULTISTA DI SLAANESH

“You shall sing the song of pain, and we shall rejoice, for no sensation is wasted, and my master Slaanesh will be most gratified.”

Prove costume della cultista di Slaanesh al Belgioioso Comics and Games [vanno sistemati alcuni dettagli, soprattutto sul trucco ma direi che questo nuovo ombretto resiste tantissimo e ha una tonalità particolarmente interessante]!

E un grazie speciale ai ragazzi di Space Armor che mi assecondano sempre 💣💣

LA STRAVAGANTE COPERTINA DI PHALANX

 

Per la serie “marketing fantascientifico strano ma sorprendentemente efficace” oggi voglio raccontarvi la storia di Phalanx, videogioco del 1991 sviluppato da Kemco e ZOOM Inc.
Uno dei classici sparatutto a scorrimento con le astronavi, all’epoca molto in voga, ben fatto ma – onestamente – nulla di eccezionale o rivoluzionario.

Ciò che rende Phalanx speciale è la copertina dell’edizione nord-americana per il Super Nintendo, rimasta nella storia per la sua assurdità, visto che ritrae un uomo anziano con la barba folta e vestiti campagnoli seduto a suonare il banjo.
Praticamente uno ZZ-Top scazzato.
E, giusto per inserire almeno un elemento che abbia a che fare con il gioco, una piccola astronave che sfreccia nel cielo stellato in sottofondo.

Una vera e propria anomalia, considerando che le altre edizioni dello stesso gioco, quella giapponese e quella europea, o quelle per altre piattaforme, hanno tutte copertine “normali”, che ritraggono l’astronave protagonista impegnata in scene di combattimento.

Ma allora perché?
La risposta ce l’ha data Matt Guss, un pubblicitario che ha lavorato proprio all’adattamento di Phalanx per gli Stati Uniti, in un’intervista pubblicata diversi anni dopo. Ed è più semplice di quanto si possa pensare: non trovando nessun elemento davvero caratteristico del gioco, il suo collega Keith Campbell decise di puntare tutto sull’assurdo, sperando che una copertina così fuori posto spiccasse sugli scaffali ricolmi di altri sparatutto simili, differenziandosi al punto da spingere i potenziali acquirenti a prendere in mano la scatola e domandarsi “ma cosa cavolo…?”

Un espediente forse goffo, ma che per certi versi ha funzionato. Non sul fronte dei guadagni, dato che il gioco vendette giusto-giusto discretamente, senza mai diventare chissà quale hit, ma sul fronte della leggenda.

Col tempo infatti Phalanx e la sua copertina sono diventati un piccolo caso tra gli appassionati di videogiochi, per esempio venendo inseriti in diverse classifiche delle copertine più memorabili di sempre da varie riviste e portali di settore, e persino generando la leggenda metropolitana secondo cui l’anziano col banjo fosse il pilota dell’astronave ormai in pensione, intento a raccontare le sue avventure di gioventù.
Qualcuno lo considera addirittura un piccolo meme.

Al di là di tutto, comunque, una cosa è certa: ancora oggi, a distanza di quasi 35 anni, siamo ancora qui che ne parliamo.

PS: ma solo io, zoomando l’immagine sull’astronave in sottofondo, ci vedo la sagoma di un caccia X-Wing di Guerre Stellari “mascherato” dalle luci?

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI ERIDANIANI

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO (eccezionalmente spostato al mercoledì per questioni logistiche) degli alieni che “ribaltano la situazione”, apparsi in un singolo episodio di Crusade, serie del 1999, spin-off non molto fortunata della più famosa Babylon 5.

Sto parlando degli Eridaniani, nome che gli è stato affibbiato dagli appassionati, visto che nel telefilm non si menziona mai né quello della specie né quello del loro pianeta d’origine, di cui sappiamo solo che si trova vicino alla stella Epsilon Eridani.

Fisicamente appaiono della stessa taglia degli umani, ma con la pelle verde che sembra quasi formare una maschera, occhi gialli con pupille verticali e delle creste sulla testa.
Sono invece privi sia di orecchie che di capelli, però hanno dei tentacoli carnosi simili a dreadlock che scendono dai lati della testa fino alle spalle.

Della loro società sappiamo pochissimo, solo che il loro livello tecnologico è più o meno equiparabile a quello della Terra del XX secolo, con una capacità di esplorazione spaziale ancora molto limitata.

La cosa divertente – quella che mi ha spinta a scrivere questo articolo – è però che sul loro pianeta esiste una teoria del complotto secondo cui gli umani, che loro chiamano “Gli Estranei”, hanno visitato il loro pianeta e sono coinvolti in una grossa cospirazione governativa per impedire lo sviluppo della loro civiltà.

In realtà le cose non stanno proprio così.
Poco dopo infatti viene fuori che il governo eridaniano sta effettivamente cospirando contro la popolazione per “tenerla a bada”, ma gli Umani/Estranei non ne sapevano nulla.
Semplicemente, dopo aver intercettato segnali provenienti dalla Terra ed essersi informati sugli usi e costumi dei suoi abitanti, una certa agenzia governativa segreta ha pensato di usarli come capro espiatorio, creando e diffondendo false prove per alimentare varie teorie del complotto e distogliere così l’attenzione degli eridaniani dai veri problemi della loro civiltà.

E se questa cosa vi suona familiare e magari ricorda qualche altro famoso telefilm molto in voga alla fine degli anni novanta, ci avete preso: l’intero episodio, intitolato “Visitors from Down the Streets”, è una dichiarata parodia di X-Files.
Gli stessi eridaniani che vi appaiono, Durkani, Lyssa e Kendarr, ricalcano infatti in maniera piuttosto fedele gli agenti Mulder e Scully e L’Uomo che fuma, personaggi chiave della serie.
Sono inoltre presenti anche molti giochi di parole e riferimenti a famosi avvenimenti legati al mondo dell’ufologia, come l’incidente di Roswell, tutti ovviamente “al contrario”, cioè con gli umani al posto degli alieni.

Di sicuro un escamotage curioso per un episodio da non prendere troppo sul serio, probabilmente scritto per staccare un po’, come quelli sul ponte ologrammi per Star Trek.

NOT A HERO

 

Conoscete “Not a Hero”?

È un videogioco del 2015 sviluppato da Roll 7, uno sparatutto a scorrimento con grafica in pixel art cartoonesca, azione adrenalinica iperviolenta e un umorismo nero che più di una volta mi ha colta impreparata.

La trama è semplice: un coniglio antropomorfo di nome Bunnylord ha viaggiato indietro nel tempo dall’anno 2048 fino ai giorni nostri per… candidarsi a sindaco.
Altrimenti (dice lui) il mondo finirà in catastrofe.
Quindi, per essere sicuro di vincere le elezioni, Bunnylord mette in piedi una campagna elettorale “diretta” e secondo lui infallibile: assolda una serie di sicari-casi umani uno più strano dell’altro per ripulire la città dal crimine, andando direttamente a “sparare nel c*lo” (parole sue) ai boss della malavita.

Il gameplay non è nulla di particolarmente elaborato ma senza dubbio c’è attenzione al dettaglio e una buona varietà di situazioni e armi diverse.
Insomma, nella sua semplicità, Not a Hero mi ha regalato ore e ore di divertimento. E ancora oggi, quando magari voglio rilassarmi e staccare un po’ la testa dal lavoro, capita che faccia una partita.

Il mio personaggio giocabile preferito è Clive, ma sotto-sotto il cuore batte soprattutto per Bunnylord.
I suoi briefing all’inizio di ogni livello, quando assegna la missione, mi fanno piegare in due dal ridere ogni volta!

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI LK

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO degli alieni egoisti, apparsi nel videogioco “Star Control III”, sviluppato da Legend Entertainment e uscito nel 1996.

Gli Lk (da pronunciare “ulk”, tipo il suono di un singhiozzo) sono una specie originaria del pianeta Azazel.
Hanno un po’ l’aspetto di grosse larve piatte con una proto-faccia sull’estremità interna superiore, dotata di una larga bocca costellata di denti aguzzi e occhi gialli molto infossati.
Quando parlano, inoltre, lo fanno sibilando particolarmente le S e calcando le R.

Nonostante esteticamente possano far pensare di essersi evoluti da qualche rettile o elminta, in realtà vedono le loro origini in dei funghi saprofiti che si sono nutriti degli approvvigionamenti lasciati indietro dai Precursori (un’altra specie menzionata nel gioco, misteriosamente scomparsa decine di migliaia di anni prima).
Essendo “nati” all’interno di una loro antica base, circondati dalla loro tecnologia, infatti, gli Lk si considerano i loro unici legittimi successori e cercano in ogni modo di recuperare gli altri artefatti dei Precursori sparsi per la galassia e, in generale, recuperarne l’incredibile conoscenza.

E “in ogni modo” non è un’esagerazione: per natura, infatti, gli Lk hanno un’indole subdola ed egoista. Un’alleanza con loro può reggere solo se hanno un interesse o uno scopo di qualche tipo, raggiunto il quale non si fanno problemi ad abbandonare gli alleati o, peggio, attaccarli alle spalle.
Per questo sono infatti anche molto propensi alla menzogna, un’arte che padroneggiano magistralmente e impiegano per raccogliere quante più informazioni possibili sulle altre specie, così da poterle utilizzare contro di loro all’occorrenza.

MARTEDÌ DELLO XENO – I FASCINATORI

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO degli invasori subdoli, inventati dallo scrittore Ray Nelson per il racconto breve del 1963 “Alle otto del mattino” ma resi famosi da John Carpenter con il suo film “Essi vivono” del 1988.

I Fascinatori, chiamati spesso anche “Alieni Blu” o “Ghoul”, dato che non si sa quale sia il loro vero nome, sono extraterrestri che – presumibilmente – viaggiano di pianeta in pianeta per soggiogarne la popolazione e acquisirne le risorse.

Per farlo però non attaccano in forze, allo scoperto, bensì agiscono nell’ombra, sfruttando la loro tecnologia avanzata per “ipnotizzare” le persone con messaggi subliminali che inducono l’obbedienza, nascosti in oggetti di uso comune, come riviste, cartelloni pubblicitari o il denaro.
E intanto, ovviamente, si insediano nelle posizioni di potere e fanno la vita da nababbi.

Come conformazione fisica non sono troppo dissimili dagli umani, con la differenza che hanno la pelle blu, volti scavati e sono privi di palpebre e labbra. In generale ricordano un po’ degli zombie.
Ma non è un problema, visto che il loro vero aspetto è comunque celato ai più con la stessa tecnologia subliminale di cui vi parlavo prima.

Nel racconto originale, invece, è molto diverso. Vengono infatti descritti come esseri rettiliani con quattro occhi e, in questa versione, si nutrono di carne umana.
Un’altra versione ancora è poi quella apparsa nel fumetto del 1986, scritto sempre da Nelson e disegnato da Bill Wray, dove hanno l’aspetto di mostri informi con tanti occhi, protuberanze a caso e zanne.

In generale, per il modo in cui viene raccontata la storia (all’improvviso il protagonista si risveglia e cerca il modo di farne fuori il più possibile e aprire gli occhi anche agli altri esseri umani) non viene approfondito molto del loro background. Per questo motivo sulla loro specie si sa davvero poco.
Restano però dei cattivi iconici del genere, soprattutto nella versione cinematografica!

IL RITORNO DELLO JEDI… CON LA SPADA BLU

 

Di recente, chiacchierando con amici, ho scoperto una cosa che non conoscevo (o meglio, che conoscevo solo in parte) su “Il Ritorno dello Jedi”. E cioè che originariamente la spada laser di Luke Skywalker, come viene mostrato nei poster del film e in alcuni trailer del 1982, non era di colore verde ma blu.

A quanto pare, fino ad allora, George Lucas e il resto della produzione avevano in testa un canone molto chiaro e semplice: i Jedi utilizzavano spade laser con la lama blu, i Sith invece con la lama rossa. Insomma, un colore per i buoni e uno per i cattivi. Punto.

E così sarebbe dovuto essere anche nel terzo film, che però presentò un nuovo problema tecnico: nelle scene all’aperto su Tatooine, quando Luke si scontra con gli scagnozzi di Jabba, la lama blu si confondeva troppo con l’azzurro del cielo sullo sfondo.
Si decise quindi di cambiare il colore in verde per creare un contrasto cromatico più marcato.
E, secondo altre fonti, anche per ragioni narrative, così da rendere più chiaro e immediato al pubblico comprendere che il ragazzo, dopo aver perso la spada (e la mano) nel duello con Vader del precedente film, ne avesse costruita una nuova tutta sua.
Cosa che, tra l’altro, veniva persino mostrata in una scena. Che però poi non fu inserita nel montaggio finale del 1983 ma rivelata al pubblico solo molti anni più tardi, nel 2010.

Personalmente, credo che le due cose non si escludano a vicenda e possano anche essere vere entrambe. Dubito che lo sapremo mai con certezza!

Certo, vedere il trailer di cui vi parlavo prima con questo piccolo dettaglio diverso da come ricordavo fin dall’infanzia è stato strano… ma mi ha anche divertita.

Facendo ricerche per questo articolo ho poi scoperto che sia l’Universo Espanso che il nuovo canone hanno dato spiegazioni per la cosa, tirando in ballo i cristalli kyber e via dicendo (nel primo Luke crea il proprio cristallo sintetico, nel secondo ne riceve in dono uno trasparente e questo diventa verde dopo aver avuto una visione di Yoda) ma io ho trovato più interessante snocciolare i dettagli del dietro le quinte!

MARTEDÌ DELLO XENO – LE GELATINE

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO degli alieni che verrebbe voglia di spalmare su una fetta biscottata, provenienti dall’universo del telefilm “The Orville”.

Le gelatine sono creature extraterrestri amorfe di colore giallo semitrasparente (non è chiaro se ne esistano di altre tonalità) il cui corpo è interamente composto da una sostanza viscosa.
Grazie a questo sono in grado di assumere qualsiasi forma desiderano ed entro certi limiti anche di mutare la propria consistenza. Non solo: se dovesse servire, possono anche ricongiungere facilmente eventuali parti che vengono loro staccate.

Essendo privi di organi sensoriali definiti non è esattamente chiaro come facciano a percepire ciò che li circonda, ma non danno segno di avere problemi in tal senso.
Per comunicare, semplicemente aprono una bocca sul loro corpo e “simulano” il parlare.

Un altro fatto curioso è che pur essendo asessuati, a livello di personalità si identificano comunque come maschi o femmine. La riproduzione, invece, avviene per mitosi.

Al di là di questo, si tratta di una specie su cui è sempre stato detto poco: non si conosce il nome del pianeta d’origine, la durata della loro vita (anche se talvolta è stato suggerito sia piuttosto lunga) né molti altri dettagli che li riguardano.
Per esempio, è probabile che il loro mondo faccia parte dell’Unione Planetaria, ma questo non è ancora stato confermato ufficialmente.

Nella serie, la gelatina che vediamo più spesso è Yaphit, un ingegnere che presta servizio sulla USS Orville, insistentemente innamorato della Dottoressa Finn e protagonista di diversi momenti a cavallo fra il divertente e l’imbarazzante.

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