Conoscete “Street Fighter 2010: The Final Fight”?
È un videogioco platform-sparatutto d’azione pubblicato da Capcom per il Nintendo Entertainment System nel 1990, ambientato in (quello che allora era) un futuro fantascientifico e protagonista per anni di leggende metropolitane e dibattiti sul web.
Attenendoci alla trama della versione originale giapponese, infatti, nell’anno 2010 l’umanità ha colonizzato tanti altri mondi e creato una società mista assieme a varie specie aliene. Tuttavia, i tempi sono oscuri e – cito testualmente – “atroci crimini vengono commessi”, soprattutto da cyborg di incredibile potenza.
A renderli ancora più pericolosi sono poi arrivati delle creature insettoidi chiamate semplicemente “Parassiti”, che fondendosi con l’ospite ne aumentano a dismisura le capacità.
Per fermarli e distruggerli, la Polizia Galattica invia Kevin Straker, un agente cyborg membro della divisione Grandi Crimini.
E fin qua tutto bene, a parte il fatto che il gioco non c’entra praticamente nulla con il primo Street Fighter, uscito nel 1987, nonostante condivida con lui il titolo.
Per il rilascio in patria, però, la divisione USA della Capcom decide di modificare la storia per renderla un vero e proprio sequel.
Kevin viene così cambiato in Ken Masters, proprio quello di Street Fighter, che venticinque anni dopo aver vinto il Torneo Mondiale di Lotta è diventato un brillante scienziato e assieme al suo collega Troy ha inventato il Cyboplasma: una sostanza in grado di potenziare il corpo umano ma che se presa in dosi eccessive trasforma in mostri mutanti iper-aggressivi.
Quando poi qualcuno irrompe nel loro laboratorio, uccide Troy e ruba l’invenzione, Ken decide di “rimettersi in forma” con degli impianti bionici e partire alla ricerca del responsabile per vendicare il suo amico e recuperare il Cyboplasma prima che la situazione sfugga al controllo.
Insomma, non proprio una trama convincente, ma ok. Facciamo finta che funzioni. In fondo il gioco, anche se generalmente giudicato un po’ difficile, è abbastanza carino.
Poi però a febbraio 1991, solo pochi mesi dopo, prima nelle sale giochi e poi sulle consolle domestiche compare il vero seguito del primo gioco: Street Fighter II, il titolo che consacrerà la saga come pietra miliare nella storia dei picchiaduro, quello che tutti abbiamo giocato almeno una volta.
E a questo punto nessuno ci capisce più nulla. Le vicende di Street Fighter 2010 sono canoniche o no?
Di fatto poi non vengono più riprese o citate in nessun altro capitolo della saga e negli anni si diffonde la voce (falsa) che in realtà la versione giapponese del gioco avesse un altro titolo. E che fosse tutto un pasticcio di adattamento fatto dagli americani per guadagnare più soldi sfruttando il nome del famoso franchise.
Qualcuno, addirittura, parla di retcon.
A porre fine alla confusione ci penserà Capcom stessa. Ma solo venticinque anni dopo, nel 2016, pubblicando nella sezione del suo sito ufficiale dedicata a Street Fighter anche il profilo di Kevin Straker, specificando che il personaggio è diverso da Ken Masters e che le sue vicende si svolgono in un universo alternativo, considerato non canonico.
Il mistero è dunque risolto, l’ho scoperto da poco. Resta solo una bella storia off-game da raccontare, che mi ha molto appassionata!