LE CARTE DI CREDITO DI EDWARD BELLAMY

 

Nel corso degli anni, è capitato spesso che la fantascienza facesse un po’ da “veggente” e i suoi autori riuscissero a immaginare tecnologie che oggi sono diventate di uso comune.
Tra gli esempi più diffusi troviamo terminali e dispositivi di comunicazione portatili, precursori dei moderni smartphone, il concetto di videochiamata o la ultimamente chiacchieratissima intelligenza artificiale.

Un oggetto di questo tipo a cui si pensa un po’ meno spesso, però, è la carta di credito, che lo scrittore Edward Bellamy – in un certo senso – era riuscito a prevedere fin dal 1888, con oltre sessant’anni d’anticipo rispetto all’introduzione sul mercato dei primi esemplari (avvenuta nel 1950).

Nel suo romanzo “Guardando indietro, 2000-1887”, infatti, Bellamy racconta di un uomo che, addormentato attraverso l’ipnosi, si risveglia oltre un secolo dopo e si ritrova in un’America diventata un’utopia socialista.
E qui, fra tante altre cose, descrive una società priva di denaro contante, dove i pagamenti avvengono attraverso un dispositivo personale e ogni transazione viene processata mediante una sorta di sistema centralizzato.

In realtà Bellamy, più interessato a raccontare dinamiche sociali che altro, non scende mai troppo nel dettaglio nè parla di tessere di plastica con dentro un chip. E, paradossalmente, il sistema da lui descritto ricorda più quello delle carte di debito che di credito.
Ciò nonostante, resta comunque un’intuizione notevole. Un vero e proprio sguardo sul futuro.

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