“Oppy, come lo chiamavano all’agenzia spaziale Usa, è stato uno degli esploratori di Marte in assoluto più longevi e per quasi 15 anni ha raccolto dati e immagini che hanno fatto il giro del mondo, rivelando molti segreti del pianeta rosso.”
Il rover arriva sul suolo marziano il 24 gennaio 2004.
Venti giorni più tardi viene raggiunto dal fratello gemello Spirit che, dopo appena sei anni, rimane imprigionato nella sabbia di un cratere.
Da allora Opportunity prosegue da solo la sua missione funzionando 60 volte in più del previsto.
Progettato per operare per soli 90 sol, è rimasto operativo per 5111 sol.
Una grande avventura fatta di incredibili scoperte:
– 217.000 immagini
– 15.360 foto panoramiche
– 53 rocce analizzate
– Sfere di ematite
– Analisi del cratere Endeavour – che in passato era stato un lago –
Conclude la lunga carriera nella Valle della Perseveranza.
“Non avrei potuto immaginare un luogo migliore” ha detto il direttore del Jpl, Michael Watkins.
Aveva smesso di comunicare con il centro quando era stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni.
Soltanto qualche mese dopo era riemerso dalla polvere (individuato dal satellite Mars Reconnaissance Orbiter).
“La mia batteria è bassa e sta diventando buio”
L’ultimo messaggio di Oppy.
Appariva come un puntino luminoso, ma continuava a restare in silenzio – presumibilmente entrato in safe mode –
Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.
Sono consapevole si tratti “solo di un robot” ma per quelli che come me, leggono e amano la fantascienza, è inevitabile trovarci un collegamento quasi “umano”.
Nella fotografia l’ombra di Opportunity proiettata sul suolo.