L’origine delle prime maschere antigas non è certa ma troviamo un oggetto simile già nell’antichità, nel “Libro dei congegni ingegnosi”, testo risalente all’850 d.C., scritto dai fratelli Banu Musa.
Si trattava di uno strumento idraulico da indossare sul viso per proteggere i lavoratori che si calavano nei pozzi inquinati.
Più famosa, però, è la maschera del Dottor Peste, attribuita a Charles de Lorme.
Il medico curò molti reali europei durante il XVII secolo, inclusi re Luigi XIII e Gastone di Francia, figlio di Maria de’ Medici.
Il lungo naso – simile a un becco – veniva riempito con la teriaca: un composto di oltre 55 erbe, polvere di carne di vipera, cannella, mirra e miele. Tutto per tenere lontano la puzza della peste.
Qualche tempo dopo, nel 1799, il minatore prussiano Alexander von Humboldt propose una maschera dotata di un palloncino-respiratore, per proteggere le vie respiratorie dalle esalazioni provenienti dalla miniera.
L’idea fu ripresa dai fratelli Deane e il 2 luglio 1850 ne depositarono il brevetto.
“Sia noto che Benjamin C. Lane, della città di Cambridge, nella contea di Middlesex, nello stato del Massachusetts, ha inventato un nuovo e utile strumento chiamato ‘salvavita pneumatico di Lane’ con lo scopo di respirare aria pura da una camera d’aria in cui la stessa si sia condensata […] che dà la possibilità di entrare in edifici pieni di fumo o aria avvelenata”.
Le maschere antigas, da allora, si perfezionarono sempre più rivelandosi estremamente utili in campo civile e militare proprio in occasione della Prima Guerra Mondiale.