Terzo appuntamento dove provo a spiegarvi la mia professione di editor.
In modo easy e semplice.
La domanda più frequente quando devo lavorare a un editing è questa: “ma se sbaglio me lo riscrivi tu?”
Dunque.
Partiamo subito con un chiarimento doveroso: a fine revisione, lo scrittore deve ritrovarsi nella sua storia. Deve sentirla ancora sua, autentica.
L’editor è lì per aiutare, supportare, insegnare ma non dovrebbe mai stravolgere un’opera al punto tale da renderla estranea all’autore.
E soprattutto non dovrebbe mai entrare in un testo con il proprio gusto o giudizio personale.
Quando lavoro su uno scritto non intervengo mai pensando che “questo mi piace e quest’altro elemento non mi piace” ma con il criterio del “questo è funzionale e quest’altro non è funzionale per la trama”.
Editing e ghostwriting hanno in comune un elemento: il rispetto per le idee altrui e la delicatezza negli interventi del testo.