BRIAN MAY, ASTROFISICO

 

Alan Stern, responsabile scientifico della missione di New Horizons, ha presentato uno dei collaboratori del team: l’astrofisico – e storico chitarrista dei Queen – Brian May.

May, che ama la scienza fin da piccolo, aveva già conseguito una laurea in matematica e fisica negli anni ’70 all’Imperial College di Londra ma è tornato alla sua vecchia università per il dottorato discutendo una tesi dal titolo “Movimenti della polvere interstellare”.

May ha anche voluto omaggiare le conquiste scientifiche e la curiosità dell’essere umano con il singolo New Horizons in concomitanza con il traguardo della sonda New Horizons. Il veicolo ha sorvolato Ultima Thule, oggetto celeste che orbita nella Fascia di Kuiper, a un miliardo di miglia dal pianeta nano Plutone (un viaggio durato tredici anni e che ha stabilendo il record della distanza più lunga mai raggiunta da un artefatto umano).

Ma già nella canzone ’39 – contenuta nell’album del 1975 A Night At The Opera – si parla di spazio.

Una ballata folk scritta e cantata da Brian May (Freddie Mercury la cantava solo nei live).

La storia racconta del viaggio interplanetario di un gruppo di esploratori alla ricerca di un nuovo pianeta (la Terra è diventata un luogo inospitale).
A causa dell’effetto di dilatazione del tempo, enunciato nella teoria della relatività di Albert Einstein, viaggiano a una velocità vicina a quella della luce e quindi la percezione dello scorrere del tempo è molto diversa rispetto a quella delle persone rimaste sulla Terra.
Al ritorno pensano che sia passato un anno mentre in realtà ne sono passati cento e nonostante portino buone notizie, si accorgono che tutte le persone a cui vogliono bene sono morte ritrovando solo sul viso dei discendenti gli stessi sguardi dei loro cari.

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