DUNE (2021, DENIS VILLENEUVE)

 

“È un libro che si occupa di politica, religione, ecologia, spiritualità – e con tantissimi personaggi: è per questo che è così difficile.”

Con queste parole Denis Villeneuve parla del suo Dune.
Il celebre romanzo di Frank Herbert del 1965 è un’epica storia fantascientifica già rappresentata da David Lynch nel 1984.
Un’opera a cui sono particolarmente affezionata.

Il regista canadese ha dichiarato che vorrebbe realizzare una trilogia e non fermarsi ai primi due film che coprono solo il primo libro (e come dargli torto).
Sono andata al cinema con molte aspettative – e da lettrice dell’intero ciclo – posso affermare che l’adattamento di Villeneuve è una fedele trasposizione del romanzo (pur operando tagli drastici).

Fare una lista del “cosa manca e cosa no” sarebbe riduttivo, per questo ho deciso di stilare dei punti in base a ciò che mi è piaciuto e cosa invece, mi ha dato modo di pensare.

Non ci saranno spoiler sostanziali, nulla che vi rovini la visione.

– La colonna sonora. Hans Zimmer poteva deludermi? No. Le musiche accompagnano le scene rendendo l’esperienza intensa. Mi sento di consigliarvi una traccia in particolare: “Bene Gesserit”. Noterete come i suoni non compongano una “canzone” ma piuttosto vadano a formare l’atmosfera.

– Le Bene Gesserit. Chi ha letto la mia opinione riguardo il libro (di molti, molti mesi fa) sa che sono la “fazione” che preferisco. Loro e la Casata Harkonnen. Devo dire che entrambe le fazioni mi hanno dato delle buone sensazioni. Per questioni logistiche/di trama vengono mostrate poche volte sullo schermo ma sono momenti ben studiati dove traspare parte della loro essenza.

– “Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Lascerò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Solo io ci sarò.” La scena della prova di Paul Atreides è quella meglio riuscita. La tensione attraversava lo schermo.

– La caduta di Atreides. Un momento tragico che chiudeva la prima parte del libro. Un fatto che a Paul veniva anticipato già nelle prime pagine del romanzo, quando la Reverenda Bene-Gesserit gli diceva che per lui c’era speranza ma per suo padre non ce n’era nessuna. Era un salire di tensione che ho sentito mancare nel film – credo proprio per la mancanza di tempo –

– La politica e l’intrigo. Era difficile rendere quest’aspetto della storia e infatti i tagli più significativi riguardano “la ricerca della spia” e “la cena diplomatica tra casa Atreides e la nobiltà di Arrakis.” Non è stato possibile vedere il fragile rapporto di grandi potenze che giocano tra loro in modo sottile, senza mai scadere nel confronto diretto. Una Guerra Fredda spaziale. Tagliare questi passaggi rende la vicenda più fruibile ma toglie spessore a diversi personaggi come il Duca, il dottor Chen, il maestro delle armi Gurney Halleck e soprattutto il mentat Thufir Hawat.

Il mio consiglio è questo: andate a vederlo al cinema. Penso sia stato concepito proprio per essere apprezzato in tutta la sua maestosità.

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