Melvin Sokolsky muove i primi passi nel mondo della fotografia fashion entrando all’età di 21 anni nello staff di Harpers’ Bazaar.
Negli anni ’60 collabora con prestigiosi magazine – Esquire, Newsweek, New York Times Magazine -, affinando la propria tecnica fotografica sperimentale.
Uno dei risultati più evidenti è la serie Bubble, realizzata nel 1963.
L’idea è surreale e sfida le convenzioni estetiche della fotografia di moda classica.
La protagonista è una modella – Simone d’Ailleincourt – chiusa in una bolla trasparente che volteggia leggera nel cielo di Parigi.
“Un sottile cavo aereo tiene la bolla. La quantità di ritocco è molto, molto piccola” – aggiunge – “la composizione, il concetto e la ragazza è ciò che è importante. L’unica cosa che può aiutarti è una buona idea”.
Sokolsky attribuisce le sue idee surrealiste a Dalì – che una volta incontrò Melvin nel suo studio –
“Se guardi il suo dipinto ti imbatterai in una coppia nuda in una bolla. Quell’immagine è rimasta con me fin dall’infanzia”.