Ormai non riesco più trattenermi: settimana prossima vi dirò FINALMENTE importanti novità che riguardano “L’età della polvere” al Lucca Comics & Games.
Per questo motivo ho deciso di ingannare l’attesa e ripercorrere alcuni dei luoghi più significativi dei due romanzi già usciti che, come sapete, sono ispirati al territorio in cui vivo: Pavia e dintorni.
Quindi iniziamo subito con il primo punto d’interesse: il Villaggio dell’Orsa.
Dovete sapere che nelle campagne dietro casa mia, c’è una stradina nascosta, quasi segreta, che porta a Milano. Ormai non viene più utilizzata; si preferisce passare per l’Autostrada o la Statale (che però è sempre trafficata e piena di limitatori di velocità).
Ma quella stradina – quando non sono di fretta – la faccio ancora oggi.
È stretta, curvosa, scomoda e se becco un trattore è finita: mi tocca parcheggiarmi nel fosso o rifarla tutta in retro quasi fin dentro il garage di casa.
Però mi piace guardare quei campi: non c’è un orizzonte preciso, solo altra erba gialla, bruciata dal sole.
E proprio a metà strada tra Pavia e Milano, c’è una cascina riconvertita a maneggio. Un piccolo borgo.
La staccionata di legno grezzo delimita il confine mentre una manciata disordinata di alberi nascondono la piazza. Li hanno lasciati crescere così, senza disciplina; non come quelle fila di pioppi che sembrano pronti a partire per la guerra.
E poi i cavalli che frustano l’aria con la coda. La pianura padana – tra mosche, tafani e zanzare – deve essere snervante per loro. Eppure hanno un’aria serena.
Dopo tanti anni di equitazione, è facile affezionarmi a un luogo che li cura e protegge. Quindi ho pensato che quella potesse essere un’oasi da preservare anche all’interno del mio libro. Uno spazio per cui valesse la pena combattere.