MARTEDÌ DELLO XENO – GLI ALIENI DI MAC AND ME

 

Nel MARTEDÌ DELLO XENO di oggi parliamo di alcuni tra gli alieni più detestati della storia del cinema, protagonisti dell’infausto “Il mio amico Mac” (Mac and Me), film del 1988 per la regia di Stewart Raffill, considerato uno dei più brutti di sempre.

Mac (comodo acronimo di “Mysterious Alien Creature”) e la sua famiglia, composta da padre, madre e una sorellina più piccola, sono delle creature finite sulla Terra per sbaglio, risucchiate a bordo di una navicella sonda della NASA inviata sul loro pianeta d’origine per raccogliere alcuni campioni.

Goffi e spaesati, con lo sguardo vacuo degli effetti speciali a basso budget, hanno un aspetto antropomorfo, con la pelle rugosa e ricoperta di macchie scure, gli occhi enormi, piccoli cornini sulla testa e delle orecchie molto pronunciate, a punta.
Le loro mani hanno poi quattro dita mentre i piedi solo tre, ed entrambi sono piuttosto sproporzionati, grossi.

Come capacità ci troviamo ancora una volta piuttosto nel vago, al servizio della trama, ma vengono mostrati avere una sorta di legame telepatico tra loro, l’abilità di allungarsi, quella di accelerare la crescita delle piante e – grande classico delle storie sugli alieni precipitati sulla Terra – quella di attivare gli oggetti elettronici col pensiero.

Il film, considerato una brutta scopiazzatura di “E.T. l’extraterrestre” di Steven Spielberg (uscito qualche anno prima, nel 1982) e generalmente disprezzato da pubblico e critica per l’uso eccessivo che fa del product placement in favore di brand come McDonald’s, Skittles e Coca-Cola, fece un flop eccezionale al botteghino.
Col tempo, però, divenne una delle pellicole di culto per gli amanti del genere trash.

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