MARTEDÌ DELLO XENO – I DOPPELGÄNGER

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO degli alieni “invertiti”.

I Doppelgänger, questo il loro nome ufficioso, sono extraterrestri originari dell’Antiterra, un pianeta che segue la stessa orbita attorno al sole del nostro ma si trova in una posizione diametralmente opposta, cosa che impedisce ai due di scorgersi reciprocamente.

La cosa davvero curiosa, però, è che la vita sull’Antiterra si è sviluppata esattamente come quella sulla Terra, tanto che la tecnologia e la società sono in tutto e per tutto uguali tranne che per una piccola (ma sostanziale) differenza: sono speculari.
Persino gli abitanti, che a una prima occhiata risultano indistinguibili dai normali esseri umani, dentro hanno gli organi al contrario. In più, ogni terrestre ha il proprio doppio sull’Antiterra.

Non si tratta però, come spesso suggerisce il folklore, di doppelgänger malvagi o ostili, ma di persone normalissime, con lo stesso carattere e modo di pensare delle loro controparti “dritte”.

Questi alieni compaiono nel film del 1969 “Doppia immagine nello spazio”, per la regia di Robert Parrish, dove due astronauti terrestri vengono inviati a esplorare il nuovo pianeta appena scoperto grazie a una sonda e, dopo esservi precipitati, vengono scambiati per le loro controparti (che nel frattempo sono state mandate sulla Terra con la stessa missione) e si ritrovano a vivere in una società che ai loro occhi è invertita.

Nella foto: l’astronauta Glenn Ross utilizza uno specchio per leggere le scritte al contrario su un oggetto originario dell’Antiterra.

MARTEDÌ DELLO XENO – L’ARTIGLIO

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO un enorme mostro che, la citazione è d’obbligo, “il mio falegname con trentamila lire me lo faceva meglio”.

L’Artiglio – come viene soprannominato – è una creatura gigante simile a un avvoltoio deforme, antagonista del film “Il mostro dei cieli” (1957, regia di Fred F. Sears), da molti considerato il peggior B-Movie di fantascienza di quel decennio, ma che nel tempo è divenuto un vero e proprio cult.

Il motivo è presto detto: la totale inadeguatezza degli effetti speciali, considerati parecchio sotto lo standard anche per l’epoca, e il conseguente aspetto buffo del mostro, che finì per far ridere il pubblico invece di terrorizzarlo, come era stato preventivato.
La situazione era talmente imbarazzante che la produzione fece sapientemente in modo di non mostrare mai il bestione per intero nelle locandine promozionali del film, preferendo concentrarsi su alcuni dettagli (come le zampe o le ali) oppure ricorrere a disegni che lo ritraevano molto meglio di quanto poi apparisse nella pellicola.

Ma perché il povero Artiglio uscì fuori così male?

La colpa – o il merito, a seconda delle prospettive – è stata attribuita al produttore Sam Katzman, specializzato nel mantenere i costi di produzione delle pellicole particolarmente bassi.
Fu lui a delegare la realizzazione degli scenari e del modellino della creatura, oltre che le riprese in cui apparivano, a una ditta messicana non proprio affidabilissima. E persino quando durante il montaggio ci si rese conto della qualità infima del materiale, si rifiutò categoricamente di sborsare anche solo un centesimo in più e insistette per usare comunque quello.

Tornando all’Artiglio, è quel genere di creatura che va a inserirsi nel filone dei mostri giganti, particolarmente popolare in quegli anni.
Invece di essere il solito animale mutato dalle radiazioni atomiche, però, ha un background leggermente più originale, perché proviene da una generica “altra dimensione fatta di antimateria”.
Grazie a questo, oltre alla considerevole stazza (viene descritto come “grande quanto una corazzata”) e le conseguenti forza, velocità e resistenza, è in grado di circondarsi di un campo di antimateria che lo protegge da qualunque attacco.

Non è ben chiaro come mai sia giunto sulla Terra, si presume solo per nidificare e covare le sue uova fino alla schiusa. Quando gli umani le distruggeranno, però, il mostro inizierà a vendicarsi seminando distruzione nelle vicine città.

Nota a margine: se sono riuscita a incuriosirvi e volete vedere il film, potete trovarlo comodamente su YouTube, doppiato nella nostra lingua!

MARTEDÌ DELLO XENO – I LUNAMORFI

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, degli alieni che infestano la superficie lunare, apparsi nel falso documentario “Apollo 18”, film del 2011 diretto da Gonzalo López-Gallego.

Queste strane creature color bianco-grigiastro di cui non si conosce né l’origine né il vero nome, chiamate talvolta “Lunamorfi” o “Ragni Lunari”, hanno la fastidiosa abitudine di fingersi banali ammassi rocciosi fino a quando non decidono di mangiarsi qualche incauto astronauta che si è avvicinato troppo.
A quel punto, infatti, si alzano su sei zampe lunghe e sottili come quelle degli insetti e rivelano due chele prensili, un paio di occhi e una grossa bocca irta di denti aguzzi.

Curiosamente, hanno forma e dimensioni molto variabili tra loro, forse in base all’anzianità, spaziando da esemplari enormi ad altri grossi quanto un sassolino.
Molto forti e soprattutto agili, gli basta anche solo infliggere una lieve ferita per “infettare” la vittima con qualcosa (si presume una sorta di tossina) che causa una veloce necrosi e annebbia la mente, conducendo in poche ore alla psicosi.
Inoltre – come se già il resto non bastasse – sembrano emettere una sorta di vibrazione a bassa frequenza che disturba i segnali radio.
Da bravi predatori, poi, preferiscono attaccare con il favore delle tenebre, restando invece nascosti, anzi camuffati, in presenza di luce.

E questo è più o meno tutto ciò che si sa di loro, complice anche il fatto che la pellicola (come moltissime altre dello stesso genere) non si sbilanci troppo nel rivelare informazioni certe, così da mantenere un certo alone di mistero.
Sono rimasta anche molto colpita dalle scene finali del film [SPOILER ALERT], che lasciano lo spettatore con il dubbio che i campioni di rocce lunari portate sulla Terra dalle missioni Apollo precedenti siano in realtà piccoli lunamorfi.

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI ELUM

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO il mio personaggio preferito in assoluto dell’universo di Oddworld.

Gli Elum sono bestie bipedi originarie di Mudos (uno dei continenti del pianeta Oddworld), utilizzate dai Mudokon come cavalcature fin dall’antichità.

Dotati di torace e schiena belli possenti e di una spessa pelle colorata in varie sfumature tra il giallo scuro e il marrone, hanno zampe posteriori grosse e forti, al contrario di quelle anteriori, che invece sono corte e tozze, le tipiche “braccine da T-Rex”. Tutte, in ogni caso, sono dotate di artigli.
Il collo è allungato, proteso in avanti, e termina con una larga bocca ai lati della quale si trovano due grossi occhi che gli consentono una eccellente visione periferica. Subito sopra, poi, spuntano due piccole corna ricurve.
Hanno anche una codina piuttosto corta, che si agita più o meno animatamente a seconda del loro stato emotivo.

Sulla biologia invece si sa poco e nulla. Si presume che siano prevalentemente erbivori, anche se nel gioco viene mostrato in maniera molto chiara quanto siano ghiotti di miele: l’unica cosa in grado di distrarli dagli ordini impartiti dal loro cavaliere.
Per il resto, infatti, sono bestie piuttosti intelligenti e anche estremamente fedeli e affezionate, tanto da mettersi a mugolare di tristezza quando il padrone li lascia indietro.

Un esemplare, chiamato comunque semplicemente “Elum”, appare come comprimario nel primo capitolo della saga (“Abe’s Oddysee”, del 1997) e nel remake (“New ‘n’ Tasty!” del 2014). Tra l’altro, i pochi quadri dove lo si può cavalcare sono quelli che mi sono piaciuti di più. Quando suono la campanella e lo sento arrivare sono sempre contentissima e, se devo proprio dirla tutta, quando quelle parti finiscono divento molto triste.
Nei videogiochi successivi, invece, lo si vede di rado e non sono più presenti sezioni con lui. Questo perché, stando a quanto dichiarato dagli sviluppatori, programmarne il comportamento era molto complesso e lasciava le porte aperte a tanti bug, glitch e problemi vari. Inoltre averlo sullo schermo consumava molta RAM, limitando la presenza di altri possibili oggetti con cui interagire e, di conseguenza, la complessità del gioco.
Un vero peccato.

Ultime due curiosità:

– “Elum” scritto al contrario diventa “Mule”. Un gioco di parole voluto, visto che su Oddworld questi animali sono l’equivalente degli equini in quello reale.

– Fra i tanti orribili prodotti confezionati nei Mattatoi Ernia ci sono anche i “Bocconcini di Elum”, venduti accompagnati con una deliziosa salsa.

MARTEDÌ DELLO XENO – I VERMAX

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO una specie parassitica proveniente dall’universo di Men In Black.

I Vermax sono creaturine vermiformi di colore giallastro, originarie del pianeta Fraylee e lunghe all’incirca una ventina di centimetri. Hanno una coda prensile, quattro tentacoli appena abbozzati, altrettanti occhi molto piccoli e una grossa bocca circolare irta di dentini.

Il loro livello di intelligenza non è stato chiarito ma hanno quantomeno dimostrato una rudimentale capacità predatoria. Sul loro mondo natale vengono infatti visti come una specie infestante e fastidiosa, un po’ come noi considereremmo dei ratti.
Sembra poi che talvolta si insinuino a bordo delle astronavi e in questo modo si siano diffusi in diversi pianeti della galassia, sui quali raramente hanno difficoltà ad adattarsi, a patto che ci siano degli esseri senzienti da parassitare.

I Vermax si nutrono infatti delle sostanze chimiche rilasciate dal cervello durante la fase REM. E per farlo si attaccano di soppiatto alla base della nuca delle vittime, iniettando loro un potente narcotico che induce prima il sonno e poi i sogni, che tra l’altro sono in grado di manipolare a piacimento.
Rimuoverli con la forza una volta attaccati è praticamente impossibile: l’unico modo è svegliare l’ospite (impresa tutt’altro che facile). Solo in quel caso il parassita si staccherà spontaneamente e cercherà di scappare, in attesa di poter colpire ancora.

Queste adorabili creaturine sono apparse in un episodio della serie animata di MIB, prodotta dal 1997 al 2001 e da noi trasmessa su Disney Channel.

Ultima curiosità: nell’episodio viene anche detto che i Frayleeani, gli abitanti del pianeta natale dei Vermax, sono immuni ai loro attacchi perché privi di un tronco encefalico al quale attaccarsi.

MARTEDÌ DELLO XENO – GLI UOMINI MECCANICI

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO dei piccoli alieni apparsi in un episodio della serie “Lost In Space” (quella originale del 1965).

Gli Uomini Meccanici sono dei robottini extraterrestri provenienti dal pianeta Industro, alti al massimo una trentina di centimetri e con una forma solo vagamente antropomorfa.
Il loro corpo è interamente metallico, fatta eccezione per la testa, che ricorda un po’ il bulbo di una lampadina.
Di fatto sono la copia in miniatura di B9, il robot che accompagna la famiglia Robinson – protagonisti della serie – nella loro involontaria esplorazione dello spazio.

Sulle loro origini si sa poco: si presume siano stati costruiti da un’altra specie senziente, ma nient’altro.
A livello di capacità invece amano descriversi come super-intelligenti, resistenti alla ruggine e soprattutto auto-olianti. In più sono chiaramente frutto di una tecnologia avanzata, dato che vantano diversi gadget molto pericolosi, dalle bombe a un misterioso dispositivo capace di trasferire la coscienza di una persona da un corpo all’altro.
Un dettaglio che li rende molto pericolosi, considerando che sono di indole malvagia, apparentemente programmati solo per impadronirsi di altri pianeti con la forza.

Secondo una leggenda vecchia di almeno diecimila anni (dicono loro) un potente guerriero sarebbe infatti dovuto arrivare per diventare il loro leader e condurli in una nuova era di conquista intergalattica. Una figura che loro identificano nel robot della famiglia Robinson.
Quando però scopriranno che la personalità di B9 è gentile, servizievole e premurosa nei confronti degli umani, ne resteranno molto delusi e scambieranno la sua personalità con quella del malvagio Dottor Smith, dando inizio a una grossa serie di guai.

Ultima curiosità: i piccoli robot utilizzati in scena sono esattamente gli stessi prodotti dalla Remco per la linea di giocattoli legata alla serie, solo ridipinti con gli stessi colori di B9, visto che per qualche strano motivo erano stati messi in commercio di vari altri colori.

MARTEDÌ DELLO XENO – LA CREATURA DI TITAN FIND

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO un alieno che meriterebbe di finire dritto nella prossima serata Serpentrash.

Chiaramente “molto ispirato” ai ben più noti Xenomorfi della saga di Alien, quest’essere è apparso come antagonista nel film “Titan Find” (chiamato anche “Creature”), uscito nel 1985 e arrivato in Italia solo in videocassetta e solo qualche anno dopo, nel 1988, col titolo “Creature – Il mistero della prima luna”.

E per non contraddire il titolo, infatti, nella pellicola viene chiamato semplicemente “la creatura”.

A livello estetico si presenta ben più alto e grosso di un essere umano, con tratti vagamente rettiliani come la pelle a scaglie, la lunga coda che usa per mantenersi in equilibrio e il muso allungato dalla cui bocca spuntano molti denti aguzzi.
Il collo, poi, può distendersi quasi quanto la coda, così come dalla schiena possono protendersi anche dei tentacoli.
Infine, il lucertolone è tutto ricoperto da una sorta di esoscheletro scuro e molto resistente.

Come se ciò non bastasse, la creatura ha anche la capacità di “infettare” i corpi delle vittime con dei parassiti che li resuscitano come delle specie di zombie sotto il suo controllo. Espediente che usa in maniera subdola, per attirare altri possibili bersagli, cosa che denota anche una certa intelligenza predatoria.

Sulle sue origini, invece, si sa poco e niente: nel film viene trovata in stato di ibernazione dentro a un laboratorio alieno costruito da un’altra specie su Titano, la luna di Saturno, forse migliaia di anni prima.
Inutile dire che gli astronauti giunti sul posto la risvegliano per sbaglio, dando inizio ai guai.

MARTEDÌ DELLO XENO – LE AMAZONIANE

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, una specie proveniente dall’universo di Futurama che ha lasciato nell’immaginario collettivo della mia generazione un termine divertente e molto specifico per descrivere le “coccole”.

Le Amazoniane sono enormi donne aliene provenienti da Amazonia, un pianeta ricoperto da folte giungle la cui civiltà sembra non essersi mai evoluta oltre l’età della pietra.

A parte essere alte circa il doppio, le amazoniane ricalcano in tutto e per tutto l’aspetto delle femmine umane. Ma, in conseguenza della loro stazza e della durezza della vita selvaggia, sono anche molto più forti e coriacee.
Tra l’altro, sappiamo per certo che un tempo la specie comprendeva anche i maschi, che però si sono estinti.

In un certo senso meglio, visto che oggi come società le amazoniane sono fortemente misandriche e malsopportano anche solo la presenza degli uomini, tanto che la loro leader – una computer grossa quanto una parete, chiamata Femputer – ha promulgato un editto che condanna tutti gli esseri di sesso maschile che osano mettere sul pianeta a venir puniti.
Questo perché è loro credenza diffusa che gli uomini siano tutti egualmente misogini e sciocchi.

La sentenza più comune per i poveretti è venire giustiziati mediante “snu-snu”, termine con cui le amazoniane indicano i rapporti intimi. Che però, protraendosi ripetutamente nel tempo, finiscono con il risultare fatali a causa della ingombrante fisicità delle donnone.

MARTEDÌ DELLO XENO – I GRENDLER

 

Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO una razza che potrebbe andare d’accordo con i Ferengi di Star Trek.

I Grendler sono una specie extraterrestre originaria del pianeta G-889, apparsi nel telefilm “Progetto Eden”, prodotto da Universal Studios e Amblin Entertainment nel 1994, purtroppo per una sola stagione.

Alti circa un metro e mezzo, molto tozzi e goffi, hanno una postura tutto sommato antropomorfa, anche se parecchio ingobbita in avanti.
La testa sembra infatti quasi incassata nel busto, culminando in un grosso muso con bocca, orecchie e narici piuttosto larghe, contrapposte a occhi piccoli e privi di sclera.
Mani e piedi hanno poi solo quattro dita, mentre la pelle è a scaglie – forse retaggio di un’ascendenza rettiliana – e spessa, di colori che variano dal marroncino chiaro a un grigio-bluastro piuttosto scuro.
Anche se non sono per nulla agili o veloci, hanno una grande coriaceità e forza fisica, tanta da poter sollevare fino a dieci volte il proprio peso corporeo.
Inoltre, come molti coloni umani hanno fatto notare in diversi episodi della serie, emanano un odore piuttosto pungente.
Vale però la pena di sopportarlo, perché la loro saliva – che secernono in quantità – ha incredibili proprietà al limite del taumaturgico e può essere usata per curare virtualmente qualsiasi malattia.

Passando oltre, la società dei grendler è ancora primitiva (come testimoniato anche dai “vestiti” che indossano, poco più che stracci) e loro non sono sveglissimi.
Non se ne sa molto altro se non che è nomade e fortemente basata sul baratto. Un tratto che, unito a un’indole estremamente egoista, li rende poco affidabili: se è per il loro interesse, infatti, non esiteranno a tradire chiunque, abbandonarlo nel momento del bisogno o a rubare.
Sembra tuttavia che in contrapposizione a questo abbiano una sorta di rudimentale codice d’onore basato sulla sacralità delle promesse, ma è una cosa ancora da verificare bene.

Ultima curiosità: per qualche strano motivo, i grendler vengono “inebriati” dal sangue umano. Per loro è una vera e propria sostanza stupefacente e farebbero carte false per acquisirne anche solo un pochino.

MARTEDÌ DELLO XENO – I KINGON

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, degli alieni di cui ho scoperto l’esistenza da poco, ma che mi hanno fatta ridere così tanto da volerne parlare subito in questa rubrica.

I Kingon sono creature ibride ottenute dall’incrocio di una femmina klingon e un Re di qualche tipo (presumibilmente umano).
A livello estetico si presentano praticamente come i klingon veri: alti, possenti, con la carnagione bronzea e le tipiche creste sulla fronte. In più, però, indossano una corona.

Della loro civiltà invece non si sa nulla, solo che sono disposti a tutto – anche agli escamotage più subdoli – pur di mettere le mani sui bicchieri collezionabili di Star Trek della Burger King.

I kingon sono infatti protagonisti della campagna promozionale messa in atto dalla famosa catena di fast-food per il mercato americano nel 2009, in occasione dell’uscita del film “Star Trek” di J. J. Abrams.
Per questo sono apparsi in diversi spot televisivi deliziosamente trash, ed era anche stato aperto un apposito sito web intitolato “Kingon Defense Academy”, dove veniva insegnato come difendere i propri bicchieri dai loro attacchi.
Oggi purtroppo quest’ultimo è stato dismesso ma fortunatamente (?) i preziosi insegnamenti sono ancora reperibili sul canale YouTube, di cui vi lascio il link.

(Se vi interessa, comunque, si trovano facilmente anche molti degli spot mandati in onda in televisione.)

Ma perché i kingon volevano a tutti i costi questi bicchieri?
A quanto pare, perchè contenevano cristalli di dilitio, un minerale raro e prezioso, essenziale per far funzionare i motori a curvatura delle astronavi.

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