Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, degli alieni che infestano la superficie lunare, apparsi nel falso documentario “Apollo 18”, film del 2011 diretto da Gonzalo López-Gallego.
Queste strane creature color bianco-grigiastro di cui non si conosce né l’origine né il vero nome, chiamate talvolta “Lunamorfi” o “Ragni Lunari”, hanno la fastidiosa abitudine di fingersi banali ammassi rocciosi fino a quando non decidono di mangiarsi qualche incauto astronauta che si è avvicinato troppo.
A quel punto, infatti, si alzano su sei zampe lunghe e sottili come quelle degli insetti e rivelano due chele prensili, un paio di occhi e una grossa bocca irta di denti aguzzi.
Curiosamente, hanno forma e dimensioni molto variabili tra loro, forse in base all’anzianità, spaziando da esemplari enormi ad altri grossi quanto un sassolino.
Molto forti e soprattutto agili, gli basta anche solo infliggere una lieve ferita per “infettare” la vittima con qualcosa (si presume una sorta di tossina) che causa una veloce necrosi e annebbia la mente, conducendo in poche ore alla psicosi.
Inoltre – come se già il resto non bastasse – sembrano emettere una sorta di vibrazione a bassa frequenza che disturba i segnali radio.
Da bravi predatori, poi, preferiscono attaccare con il favore delle tenebre, restando invece nascosti, anzi camuffati, in presenza di luce.
E questo è più o meno tutto ciò che si sa di loro, complice anche il fatto che la pellicola (come moltissime altre dello stesso genere) non si sbilanci troppo nel rivelare informazioni certe, così da mantenere un certo alone di mistero.
Sono rimasta anche molto colpita dalle scene finali del film [SPOILER ALERT], che lasciano lo spettatore con il dubbio che i campioni di rocce lunari portate sulla Terra dalle missioni Apollo precedenti siano in realtà piccoli lunamorfi.