Nei giochi “a molte scelte”, di solito, rigioco tre volte.
La prima partita è quella ONESTA: faccio ciò che mi sento di fare, insomma, gioco proprio come se fossi la protagonista. A questo giro muore un sacco di gente per colpa di disattenzioni varie e dettagli importanti che ho tralasciato perché troppo impegnata a occuparmi di facezie irrilevanti per la trama ma fondamentali per me.
La seconda è quella BUONA: che più buona non si può. Aiuto tutti, mi sacrifico, spendo ore a salvare chiunque. Insomma, rimedio a tutti gli errori commessi nella prima partita e vedo come sarebbe andata la storia se fosse stata giocata da una persona assennata.
La terza, e ultima, è quella CAOTICA MALVAGIA: quella che mi piace meno ma che, per completezza, voglio sempre provare.
Non per sadismo ma con la curiosità di vedere cosa sarebbe successo se non avessi salvato “tizio” o “caio”. Una specie di “what if?” nel piano della follia del Doctor Strange.
Approfondisco quest’ultimo caso con un aneddoto che mi è servito per la scrittura dell’Età della polvere.
Stavo giocando a Fallout 3 ed era la fatidica terza giocata della “distruzione”.
Mi trovavo alla Torre Tempenny: rifugio per gli abitanti più ricchi della regione.
All’entrata, attaccato al citofono, vedo Roy Phillips, un ghoul che vuole entrare con il suo gruppo nel lussuoso condominio.
Inutile dirlo: lo snobbano perché è povero e cadaverico.
Io, invece, riesco a entrare, parlo con la casta degli spocchiosi e arrivo al loro capo: Allistair Tempenny, un vecchio eccentrico che mi propone di far saltare in aria la cittadina di Megaton. Perché? Il Signor Tempenny ama osservare il panorama – già decadente – dal suo attico e quella cittadina di poracci stona con l’ambiente circostante.
Lo aiuto e così saltano in aria molti cittadini innocenti e la possibilità di interazioni vantaggiose.
Non paga, scendo nelle fogne dove ritrovo Roy Phillips e i suoi allegri amici mostruosi carichi d’odio e rancore. Dico loro come entrare nella Torre attraverso un passaggio segreto.
I ghoul invadono il condominio prendendo il posto dei ricconi.
La situazione sembra finalmente stabile ma, in un impeto di spavalderia, litigo pesantemente con uno di loro e l’intera Torre mi vuole uccidere. Io, però, sono più forte e li abbatto.
Infastidita dal massiccio spreco di risorse, decido di cambiare zona.
La mia fama, però, è ormai nota a tutti. Un susseguirsi di eventi mi porta a seminare morte e distruzione pure a nord, est e ovest.
Poi, all’improvviso, ero sola.
Zero munizioni o PNG con cui parlare.
Senza scopo.
E, sull’onda di quell’emozione terribile, ho concepito uno dei personaggi del mio libro (poi mi direte voi chi).
Solo che, nella mia Devastazione, non basta regalare dell’acqua al barbone fuori Megaton per riequilibrare il karma.