GHOSTWRITER – COME IL FIGHT CLUB

 

“Puoi dire cos’hai scritto come ghostwriter?”
No.
Se lo dicessi il mio lavoro perderebbe di senso. E nessun altro si affiderebbe più a me.

In quest’ultimo appuntamento a tema ghostwriting vi parlo dell’etica professionale.

Il principio cardine è la discrezione. Non esistono frasi come “vabbé lo dico ai miei amici, tanto tengono il segreto” o “vedo che l’opera di Tizio sta avendo successo e allora mi rivelo così il successo va a me”.

La prima regola del ghoswriter è “non si parla del tuo ghostwriting”.

E allora come si trova lavoro?
Con il passaparola. Verbale o virtuale.
In alternativa la comunicazione social: blog, piattaforme, newsletter.

Per esempio, io tratto fantascienza, post apocalittico, GDR e manualistica ed è probabile che verrò contattata da persone che approfondiscono quel settore.
È fondamentale farsi conoscere, in un modo o nell’altro.
Ma mai tradendo la fiducia del cliente.

GHOSTWRITER – COME TROVO LO STILE GIUSTO?

 

I cambi di stile sono l’aspetto più difficile del ghostwriting.
Scrivere bene non basta. Bisogna sapersi adattare e ascoltare tanto.

In questo terzo appuntamento, mi concentrerò su “Come agisce un ghostwriter”.

Prima di tutto è importante sottolineare un concetto: non è necessario conoscere tutto di tutto.
Ci si può specializzare in un determinato settore (secondo me è la scelta ottimale) ma la formazione arriva anche grazie alla varietà.
Affrontare diversi argomenti, spaziare, permette di confrontarsi con diversi target e, quindi, variare il proprio stile.

Siamo tutti d’accordo che non si può scrivere allo stesso modo un articolo di moda per una rivista e un podcast dall’impronta giornalistica/crime. Cambiano la terminologia, il tono, l’atmosfera, tra le altre cose.
La comunicazione, quindi, si deve adattare di conseguenza.

Il ghostwriter è un investigatore. Conosce il cliente, impara la sua gestualità, il suo modo di raccontare, i mezzi che usa per esprimersi e il suo pubblico di riferimento.
Se tiene dei webinar il ghost ci sarà. Se fa delle live lui sarà presente.

Detta così sembra più un tentativo di stalking ma posso garantire che, alla fine, si crea un vero e proprio rapporto di fiducia con il cliente, che è sempre bene rispettare.

GHOSTWRITER – COSA SCRIVO?

 

“Quindi chiunque può scrivere un libro. Basta che ti passo un’idea e poi la sviluppi tu”.
No, non proprio.
Quando ti affidi a un ghostwriter, l’esperto sei tu, sei tu che conosci la tua materia e mi fornisci le fonti.

In questo secondo post vi spiego la mia professione, una specie di “Come funziona il ghostwriting, Senza Impegno”.

Dovete sapere che sempre più aziende o professionisti hanno bisogno di qualcuno che organizzi e definisca la loro comunicazione. Magari vogliono far conoscere la propria attività però non hanno molta dimestichezza con la scrittura. Oppure non hanno il tempo materiale per farlo.

E allora meglio passare i contenuti a un ghostwriter.
Alla fine, un testo scritto e strutturato male non porterebbe alcun vantaggio al professionista. Meglio commissionare il lavoro a chi scrive ogni giorno e ha fatto della scrittura un mestiere.

Quindi, di cosa si occupa un ghostwriter?
– Biografie
– Articoli
– Post social
– Manualistica
– Contenuti per podcast o video

E i romanzi?
No, in Italia questo genere di mercato non funziona. Al massimo si possono riscrivere alcuni passaggi che proprio non trovano una forma precisa ma un intero libro proprio no.

GHOSTWRITER – IL MIO RUOLO

 

Sono una ghostwriter.
E adesso vi racconto come funziona il mio lavoro.
In modo easy, molto semplice.

Per tutto febbraio – una volta a settimana – proverò a spiegarvi questa professione e dipanare tutti i sospetti legati a un’attività ancora avvolta nel mistero.

Dunque, la ghostwriter è una professionista che scrive per altre persone.
Parlo con il committente dell’argomento da trattare, definiamo l’obiettivo, inquadro il suo stile e mi metto a totale disposizione per rendere la sua comunicazione efficace. E una volta che il testo è pronto e il cliente è soddisfatto, il mio lavoro è finito.

Ecco la parte che sconvolge molte persone.
Non firmo l’opera, non sono citata, non appaio da nessuna parte.
Come Milord: tiro su il mantello e via.

Il ghostwriting non si sposa bene con l’egocentrismo: quando sei portatore della voce altrui ne hai piena responsabilità e questo è il privilegio più grande di tutti. (Anche se, nella storia, ci sono stati dei casi in cui il ghostwriter è stato citato nel colophon del libro).

Sicuramente servono almeno due caratteristiche – oltre lo scrivere bene –: flessibilità e tanta discrezione.

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