Sono una ghostwriter.
E adesso vi racconto come funziona il mio lavoro.
In modo easy, molto semplice.
Per tutto febbraio – una volta a settimana – proverò a spiegarvi questa professione e dipanare tutti i sospetti legati a un’attività ancora avvolta nel mistero.
Dunque, la ghostwriter è una professionista che scrive per altre persone.
Parlo con il committente dell’argomento da trattare, definiamo l’obiettivo, inquadro il suo stile e mi metto a totale disposizione per rendere la sua comunicazione efficace. E una volta che il testo è pronto e il cliente è soddisfatto, il mio lavoro è finito.
Ecco la parte che sconvolge molte persone.
Non firmo l’opera, non sono citata, non appaio da nessuna parte.
Come Milord: tiro su il mantello e via.
Il ghostwriting non si sposa bene con l’egocentrismo: quando sei portatore della voce altrui ne hai piena responsabilità e questo è il privilegio più grande di tutti. (Anche se, nella storia, ci sono stati dei casi in cui il ghostwriter è stato citato nel colophon del libro).
Sicuramente servono almeno due caratteristiche – oltre lo scrivere bene –: flessibilità e tanta discrezione.