CURIOSITY E IL “TANTI AUGURI A ME” NEL SILENZIO COSMICO

 

Qualche giorno fa ho visto un video a riguardo e ho pensato di parlarne anche qua.

Come molti sapranno, il 5 agosto 2012 il Rover della NASA “Curiosity” compieva il suo storico atterraggio su Marte e da allora, ha assolto senza sosta i suoi compiti e passato tante avventure sull’ostile suolo marziano.

Insomma, possiamo definirlo un vero e proprio esploratore spaziale.

Gli ingegneri di “Curiosity” si sono certamente divertiti sul progetto, tanto da inserire nel suo programma la possibilità che questo potesse cantarsi da solo “Tanti Auguri”.

E, in effetti, l’ha fatto.

Però solo in occasione del suo primo anniversario su Marte, quindi solo una volta e non ogni anno, come ho sentito in giro per l’Internet. Questo perché la durata delle batterie del rover è molto importante e bisogna risparmiare energie preziose.

Ora: io so che è solo un robot e che sulla Terra abbiamo ben altri problemi a cui pensare. Problemi più urgenti, drammatici e preoccupanti.
Però l’immagine del piccolo rover solitario che si canta “Tanti auguri a me” nel silenzio cosmico è piuttosto triste.

Lo ammetto senza problemi: gli voglio un pochino di bene.

CURIOSITÀ SULLA LUNA

 

Satellite preferito dei poeti e meta di molte missioni spaziali.

Conosciamo davvero la nostra Luna?

– Come si è formata? Secondo la teoria più diffusa, dall’impatto di un corpo celeste – che gli astronomi chiamano Theia – che avrebbe letteralmente strappato alla Terra materiale sufficiente a formare il nostro satellite.
– La Luna è una “palla” rocciosa. Ma circa 3,5 miliardi di anni fa aveva una sua atmosfera e forse anche un campo magnetico che schermava il vento solare. Secondo l’astrobiologo Dirk Schulze-Makuch, potrebbe addirittura aver ospitato la vita.

– Inquinamento lunare? Sonde, veicoli, targhe, bandiere e oggetti personali sporcano il suolo della Luna. Ci sono anche due palline da golf lanciate dall’astronauta Alan Shepard durante la missione Apollo 14.

– L’uomo l’ha raggiunta sei volte: la prima nel 1969 con la missione Apollo 11, l’ultima nel 1972 con la Apollo 17. In totale, solo 12 astronauti hanno lasciato la loro impronta sul suolo lunare: Neil Armstrong (1930-2012) è stato il primo, Eugene Cernan (1934-2017) l’ultimo.

– Nel 2024, secondo i piani NASA presentati col programma ARTEMIS, l’uomo ritornerà sulla Luna. Che si pensi a un possibile sfruttamento del satellite dal punto di vista minerario e turistico?

– Il presidente di Amazon Jeff Bezos ha dichiarato al Washington Post che la sua azienda ha in studio una navicella in grado di portare sulla Luna fino a 4,5 tonnellate di merce.

– Volete lasciare il pianeta? Il sito www.moonestates.com vende appezzamenti lunari a prezzi scontatissimi. Dopo aver pagato, riceverete un attestato di proprietà: recarvi sul posto per farlo valere è affar vostro.

Fonte: Focus

POINT NEMO

 

Non è un’isola ma una semplice posizione geografica (coordinate 45° 52′.6 S – 123° 23′.6 W) in mezzo all’oceano denominato: il polo dell’inaccessibilità. Solo acqua su un fondale di 3600 metri, equidistante oltre 2.600 km dalle tre linee di costa più vicine.

Per raggiungerlo servono 15 giorni, 10 ore e 37 minuti.

Fu scoperto nel 1992 da Hrvoje Lukatela attraverso il programma geospaziale “Hipparcus” e il nome è un tributo al capitano Nemo, il protagonista dei romanzi di Jules Verne “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa”.

Solo gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, quando lo sorvolano, si avvicinano un po’ a Point Nemo – a circa 400 km d’altezza –

La NASA ha prescelto questa posizione come punto “sicuro” dove far cadere i veicoli spaziali senza provocare grossi danni ma è stato calcolato che tra il 1971 e il 2016 – in quell’area dell’oceano – si siano inabissati i resti di 263 velivoli spaziali.
L’area più remota della Terra, purtroppo, è anche una delle più inquinate.

FALLEN ASTRONAUT

 

Fallen Astronaut (“Astronauta Caduto”) è una scultura in alluminio alta 8,5 centimetri che rappresenta la figura stilizzata di un astronauta in tuta spaziale.

Fu posata sulla superficie della Luna durante la missione Apollo 15 e, al momento, è l’unico manufatto artistico che l’uomo abbia mai lasciato su suolo extraterrestre.

La statuetta fu creata dallo scultore belga Paul Van Hoeydonck su commissione dall’astronauta David Scott, con il duplice scopo di commemorare gli astronauti deceduti e celebrare il progresso dell’esplorazione spaziale.
Costruita in alluminio per far fronte a precise esigenze tecniche, la figura non avrebbe dovuto essere identificabile in un sesso preciso né in una precisa etnia. Inoltre, per evitare ogni speculazione commerciale del progetto artistico, sia l’artista che il committente concordarono che l’opera non avrebbe dovuto riportare alcuna firma e che lo stesso nome dello scultore non sarebbe dovuto essere divulgato al pubblico.

Il Fallen Astronaut fu portato sulla Luna nel 1971 dagli astronauti della missione Apollo 15 e venne lasciato sul suolo lunare durante l’ultima delle tre attività extra-veicolari compiute da David Scott e James Irwin.
Prima di abbandonare il rover nella sua sede definitiva, Scott lasciò anche una piccola Bibbia.

Il Fallen Astronaut venne posato circa 6 metri a nord rispetto a dove il rover era stato “parcheggiato”, in un piccolo cratere meteoritico situato nella parte sud occidentale del Mare Imbrium.
Sul suolo, accanto alla scultura, venne posata anche una piccola targa metallica con incisi, in ordine alfabetico, i nomi di 14 astronauti (otto statunitensi e sei sovietici) deceduti in varie missioni spaziali.
Il centro di controllo missione di Houston era all’oscuro delle intenzioni dell’equipaggio dell’Apollo 15.

La breve commemorazione, del tutto informale, era priva di qualsiasi intento politico ma, essendo nel pieno della Guerra Fredda e della corsa allo spazio, assunse rilievo quale gesto di deferenza nei confronti dei colleghi sovietici.

Il pubblico venne a conoscenza della deposizione della statuetta solo dopo il rientro sulla Terra degli astronauti, durante la conferenza stampa post-volo.

Dopo che l’esistenza del Fallen Astronaut divenne pubblica, il National Air and Space Museum di Washington richiese di poterne realizzare una copia da esporre al pubblico.
L’equipaggio fu d’accordo, ma pose la condizione che l’esposizione avvenisse rispettando il buon gusto e senza pubblicità. Nell’aprile 1972 Van Hoeydonck diede quindi al museo una replica della scultura, ancora oggi esposta assieme alla copia della placca con i nomi dei 14 astronauti deceduti.

Sempre nel 1972, a maggio, Scott venne a sapere che l’artista belga stava progettando di realizzare diverse repliche della statuetta per commercializzarle. Ritenendo che questa iniziativa sarebbe stata una violazione dello spirito del loro accordo, l’astronauta contattò lo scultore tentando di persuaderlo a rinunciare.
Delle cinquanta copie realizzate della statua, una sola venne venduta dalla galleria Richard Foncke di Gand, in Belgio. Una seconda venne invece prestata al palazzo del Parlamento fiammingo.
Ad oggi, assieme a quella del National Air and Space Museum, queste sono le uniche copie in circolazione, dato che Van Hoeydonck tenne le altre per sé.

THE MOON MUSEUM

 

The Moon Museum (letteralmente: Il museo della Luna) è un piccolo wafer di ceramica placcato in iridio sui cui sono stati impressi i disegni miniaturizzati di sei artisti americani.

Andy Warhol disegnò un pene, Robert Rauschenberg una linea retta, Claes Oldenburg una versione stilizzata del viso di Topolino mentre John Chamberlain, Forrest Myers e David Novros rappresentarono delle figure geometriche.

L’opera, di grandezza simile a un microchip (19,05 mm x 12,70 mm x 0,635 mm) fu creata nel 1969 e portata nello spazio a bordo dell’Apollo 12.

LA GRANDE AVVENTURA DI OPPORTUNITY

 

“Oppy, come lo chiamavano all’agenzia spaziale Usa, è stato uno degli esploratori di Marte in assoluto più longevi e per quasi 15 anni ha raccolto dati e immagini che hanno fatto il giro del mondo, rivelando molti segreti del pianeta rosso.”

Il rover arriva sul suolo marziano il 24 gennaio 2004.
Venti giorni più tardi viene raggiunto dal fratello gemello Spirit che, dopo appena sei anni, rimane imprigionato nella sabbia di un cratere.

Da allora Opportunity prosegue da solo la sua missione funzionando 60 volte in più del previsto.
Progettato per operare per soli 90 sol, è rimasto operativo per 5111 sol.

Una grande avventura fatta di incredibili scoperte:
– 217.000 immagini
– 15.360 foto panoramiche
– 53 rocce analizzate
– Sfere di ematite
– Analisi del cratere Endeavour – che in passato era stato un lago –

Conclude la lunga carriera nella Valle della Perseveranza.

“Non avrei potuto immaginare un luogo migliore” ha detto il direttore del Jpl, Michael Watkins.
Aveva smesso di comunicare con il centro quando era stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni.
Soltanto qualche mese dopo era riemerso dalla polvere (individuato dal satellite Mars Reconnaissance Orbiter).

“La mia batteria è bassa e sta diventando buio”
L’ultimo messaggio di Oppy.

Appariva come un puntino luminoso, ma continuava a restare in silenzio – presumibilmente entrato in safe mode –

Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.

Sono consapevole si tratti “solo di un robot” ma per quelli che come me, leggono e amano la fantascienza, è inevitabile trovarci un collegamento quasi “umano”.

Nella fotografia l’ombra di Opportunity proiettata sul suolo.

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