I robot dell’alba è un romanzo poliziesco di fantascienza dello scrittore Isaac Asimov, pubblicato nel 1983, terzo libro del Ciclo dei Robot.
Ambientato sul pianeta Aurora, Elijah Baley e R. Daneel si ritrovano a indagare su un caso legato alla “morte” di un robot.
Ecco i miei appunti:
DESIDERIO
– Gladia ha resistito a voi. Non vi disturba che possa avervi preferito a un robot?
– Un robot è solo un robot. Una donna con un robot o un uomo con un robot? È solo masturbazione.
Il tema della libertà sessuale viene affrontata più volte e in diversi frangenti all’interno del libro.
Si parla di Vasilia, giovane donna innamorata del padre, poi respinta. Il suo non è un complesso di Elettra ma un amore che nasce a causa del contesto “liberale” in cui cresce. Dove una bambina non vede mai il papà come genitore ma piuttosto come mentore.
Asimov descrive molto bene la società auroniana dove il sesso non è mai visto come tabù anzi, viene chiesto con cortesia e con altrettanta educazione più essere rifiutato o accettato.
Ma è con Gladia che analizziamo il nocciolo della questione.
La conosciamo nel libro precedente: sappiamo che viene da solaria, un pianeta dove i contatti umani non vengono tollerati.
Cresce in solitudine (circondata dai robot), educata a mal sopportare i contatti fisici che sono necessari solo a scopo procreativo.
In un mondo come Aurora si sente dispersa.
Infatti trova rifugio nell’unico essere in grado di darle sicurezza: un robot.
Ma più si lascia andare e più capisce di essere perfettamente “normale”.
Una donna che ha sempre sentito desideri e pulsioni sessuali – inaccettabili su solaria – e che comprende di non essere pazza o pervertita ma solo vittima di una società per lei troppo stretta.
DOVERE
– Sai cosa significa “dovere”
– Ciò che deve essere fatto, signore – disse Giskard
– Il tuo dovere è quello di obbedire alle leggi della robotica. Anche gli esseri umani hanno le loro leggi e ad esse bisogna obbedire. Io devo fare ciò che mi è stato ordinato di fare. È il mio dovere.
– Signore non posso disobbedire alle Leggi. Voi potete disobbedire alle vostre?
– Posso decidere di non fare il mio dovere ma non voglio… e questa è talvolta la legge più forte, Giskard.
Giskard non ha l’aspetto affascinante di Daneel. Le persone vedono la sua corazza ‘’di latta’’ e tendono a sottovalutarlo.
Ma la sua programmazione è molto complessa.
Un robot riflessivo che tende ad analizzare la profondità della collettività fino a gettare le basi della psicostoria – pur vedendone un abbozzo e non il disegno completo –
È un personaggio lasciato volutamente sempre in disparte, quasi un’ombra che segue la vicenda senza mai esporsi troppo.
In realtà è molto più vicino al genere umano di quanto lui stesso creda di essere.
Quanto può essere snervante per una macchina leggere le emozioni delle persone senza però comprenderle fino in fondo?
IPOCRISIA AURONIANA
– Non è possibile avere miliardi di persone su un solo pianeta senza che ci siano certe conseguenze. Su Aurora la vita di ognuno di noi ha un valore. Siamo protetti fisicamente dai nostri robot per cui non si verifica mai un’aggressione su Aurora, per non parlare di un omicidio.
– Tranne nel caso di R. Jander.
– Quello non è omicidio. È solo un robot.
Gli abitanti di Aurora sono bugiardi.
Non solo ipocriti verso gli altri ma soprattutto all’interno della loro società.
A differenza dei solariani che almeno conservano la decenza di schiavizzare i robot senza remore, gli auroniani si parano dietro il muro della loro “grandezza” per discriminare gli androidi.
Un mondo dove la diffamazione e quindi il buon nome vale più di qualsiasi cosa; fatto principalmente d’apparenze.
Il discorso si amplifica con Amadiro, capo dell’Istituto di Robotica e stronzo a tempo pieno.
Un personaggio detestabile, che incarna alla perfezione la fazione estremista del pianeta.
I suoi dialoghi con Baley sono a dir poco perfetti: un cattivo carico di un’invidia elegante che sfoggia con abili discorsi.
Un antagonista che fa del prestigio personale l’unico scopo di vita, pronto a schiacciare e usare ogni risorsa pur di raggiungere il suo obiettivo.
Mi sono chiesta più volte, durante la lettura, il significato del titolo.
Se gli abissi d’acciaio sono le città sotterranee terrestri e il sole nudo è la stella senza scudi né filtri, perché Daneel e Giskard sono i robot dell’alba?
E questo si ricollega a: perché nel ciclo dei robot e in quello della Fondazione non ci sono alieni?
Perché questa è la storia dell’evoluzione umana che passa dal “vortice del tempo” della Fine dell’Eternità arrivando fino a Gaia.
Dove le scelte di due androidi segnano la rinascita terrestre in quello che sarà il glorioso “Impero Galattico”.