IL PIEDE D’ELEFANTE

 

ll 26 aprile 1986, durante un test “di sicurezza” al reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl, si verificò un improvviso e incontrollabile aumento della potenza del nocciolo che provocò una catastrofe ambientale senza precedenti.

La pressione del vapore surriscaldato fece saltare il coperchio del reattore (pesante oltre 1000 tonnellate) innescando un terribile incendio che sparò in aria detriti e materiale radioattivo.
L’area fu immediatamente contaminata mentre le nuvole radioattive si diffusero in tutta Europa fino ad arrivare in Francia, Italia, Germania e Scandinavia.

Durante il processo di fusione si formò una specie di lava, chiamata Corium che scivolò attraverso tubi e calcestruzzo. La formazione più conosciuta è quella chiamata “piede d’elefante”.
Il punto in cui il Corium si solidificò fu scoperto solo nel dicembre del 1986. Attorno alla sede del reattore venne costruito un ”sarcofago” d’acciaio e cemento, con alcuni punti d’accesso per effettuare le ispezioni.
Gli studiosi registrarono livelli di radiazioni così elevati da provocare la morte di un uomo in circa 300 secondi.
Il potenziale sta lentamente diminuendo ma resta uno dei luoghi più pericolosi della Terra.

Eppure qualcosa sta accadendo: le telecamere che osservano l’area hanno registrato una sorprendente ripopolazione della fauna selvatica.
La zona di Chernobyl è diventata un rifugio per molti animali che sembrano godere ottima salute.

Piccola precisazione sulla foto:
Il ragazzo è Artur Korneyev, un ispettore nucleare.
“Eravamo i pionieri. Siamo sempre stati in prima linea”, ha detto nel 2014 al New York Times in una rara intervista.
L’immagine è stata presa nel 1996, oltre 10 anni dopo il disastro iniziale. In quel momento, il piede emetteva circa il 10% delle radiazioni che aveva una volta.
Pericoloso ma non più letale (se si rimane a contatto per brevissimo tempo e ben protetti).
La fotografia è granulosa, distorta e punteggiata da strani segni di sovraesposizione.
Questo non è il risultato di una cattiva qualità della fotocamera ma è dovuto alle radiazioni che intaccano il rullino.

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