IL SOLE NUDO

 

Il sole nudo (The Naked Sun) è un romanzo di Isaac Asimov, secondo libro appartenente al Ciclo dei Robot dopo Abissi d’acciaio.
Ancora una volta vediamo come la fantascienza sia applicabile a ogni genere letterario.
Rikaine Delmarre – uno scienziato fetale responsabile del centro nascite del pianeta Solaria – viene ucciso.
Nonostante l’odio che separa la Terra dai pianeti degli Spaziali, il poliziotto Elijah Baley viene chiamato a investigare affiancato, di nuovo, al robot positronico R. Daneel Olivaw.

Ecco l’unico punto che toccherò:

IL DISTACCO
La storia si svolge in un pianeta che – con il senno dei giorni nostri – ha fatto del “distanziamento sociale” un vero e proprio stile di vita.

Solaria è completamente opposta alla Terra.

I terrestri vivono in enormi metropoli destinate al collasso, quasi del tutto prive di robot, senza alcun tipo di privacy.
I solariani, invece, sono solo 20.000 in tutto il pianeta e i robot si occupano di gestire ogni aspetto della loro vita.

Baley si ritrova quindi in una società sconosciuta che rischia di mettere in seria difficoltà l’intero corso delle indagini.
Dove i contatti personali sono considerati disgustosi e i coniugi conversano solo attraverso ologrammi.

La popolazione è composta da misantropi selezionati geneticamente che vivono gran parte della loro (lunga) esistenza in compagnia dei soli robot.
Non occorre nemmeno la “polizia” per gestire i problemi perché i crimini, in realtà, non ci sono.
Nel mondo perfetto di Solaria tutto è calibrato, studiato e analizzato con precisione.
Le malattie non sono più contemplate, i bambini nascono secondo specifiche caratteristiche e vengono cresciuti senza conoscere l’identità dei propri genitori: nulla è lasciato al caso.

Quello che ho sentito, è stato un profondo e angosciante senso di solitudine che accompagna ogni solariano.
Una fra tutte, Gladia – moglie della vittima – con cui il detective stringe un rapporto di sincero affetto.
Attraverso la sua figura scopriamo l’isolamento in tutte le sue sfaccettature, comprendiamo come la corazza d’indifferenza verso la vita altrui sia estremamente sottile perché nulla può frenare “l’istinto umano” (che ci ricorda la nostra necessità di vivere in un branco e non isolati).

Elijah e Gladia si ritrovano ad analizzare le proprie, irrazionali, paure che nascono dai contesti sociali dentro i quali sono cresciuti.

Un libro che, nella sua inquietudine, può essere visto come un lontano parente di “Black Mirror”.

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