Oggi al MARTEDÌ DELLO XENO parliamo di un parassita alieno astuto e terribile che ha fatto della mimesi la sua arma principale.
La “cosa” è un organismo di cui si sa poco e si ipotizza molto. Tra libri, fumetti, film e videogiochi la si è vista in tante versioni diverse ma la più famosa è di sicuro quella dell’omonimo film del 1982, diretto da John Carpenter.
Precipitata sulla Terra all’interno di un’astronave (non è ben chiaro se fosse la sua o venisse semplicemente trasportata), la Cosa è rimasta ibernata nei ghiacci dell’Antartide per migliaia di anni. O almeno così è stato fino al 1982, quando un gruppo di scienziati norvegesi l’ha accidentalmente liberata.
È un nemico subdolo.
Tramite il contatto fisico può infatti “assimilare” un essere vivente, “digerirlo” e infine replicarlo in ogni più piccolo particolare, inclusi i difetti fisici, i ricordi, la gestualità e il modo di parlare.
Non sembra che possa, però, riprodurre materiale non organico (nel film prequel del 2011, per esempio, quando assimila un uomo scarta otturazioni e piercing) e tende a ignorare i corpi morti da troppo tempo, prediligendo prede vive.
Data la sua natura di mutaforma, può plasmare la sua carne a piacere, generando all’occorrenza artigli, denti, tentacoli o altre appendici (probabilmente) derivate da diverse forme assimilate in precedenza. Spesso mescolate tutte insieme in un’unica creatura dall’aspetto grottesco.
Potenzialmente molto forte, veloce o resistente a seconda della forma assunta, la Cosa agisce con il solo obiettivo di assimilare e replicarsi, oltre che il normale istinto di auto-preservazione. Dimostra anche una spiccata intelligenza (qualcuno ipotizza che conservi la conoscenza di tutte le prede che ha assimilato), anche se questa appare direttamente proporzionale alla grandezza della forma: tanto più una “cosa” è piccola, più si comporterà in maniera istintiva e meno calcolata.
Se divisa in due o più parti, poi, ognuna di esse agirà in maniera autonoma.
L’unico modo conosciuto per ucciderla è incenerirla totalmente con un lanciafiamme o utilizzando dell’esplosivo ad alto potenziale. Anche una scarica elettrica molto forte e prolungata potrebbe essere efficace.
Secondo il calcolo approssimativo del Dottor Blair, biologo dell’Avamposto 31, se la Cosa dovesse lasciare l’Antartide e raggiungere un’area civilizzata, potrebbe infettare l’intera popolazione del pianeta in poco più di 8 anni.
Un’ultima curiosità: nel racconto originale scritto da John W. Campbell nel 1938, intitolato “La cosa da un altro mondo”, viene descritta la sua forma originale: una creatura ricoperta di peli blu (descritti come vermiformi) e dotata di tre occhi rossi.