VIRTUAVERSE

 

Oggi parliamo di VirtuaVerse, avventura grafica cyberpunk del 2020 in pixel-art, sviluppata da Theta Division.

Ci troviamo in un futuro non troppo lontano, in cui la maggior parte della popolazione si è fatta impiantare dei chip per vivere in una sorta di realtà virtuale continuamente ottimizzata in base alle proprie esigenze.

Il giocatore vestirà i panni di Nathan, un ragazzo che, una mattina, si sveglia e scopre che la sua fidanzata Jay è misteriosamente scomparsa, lasciando un messaggio sullo specchio del bagno. Una ricerca che ci condurrà a esplorare questo mondo decadente, freddo e sporco.

Un “punta e clicca” con un’interfaccia intuitiva ma dagli enigmi tutto sommato complessi, che richiedono una certa soglia dell’attenzione. Se giocato in modo superficiale e frettoloso, sarà difficile trovare la soluzione per proseguire con la trama.

Graficamente è curatissimo: molto fluo e cupo. Il risultato visivo è piacevole e suggestivo, ti viene voglia di screenshottare quasi tutto. È evidente che gli sviluppatori sappiano di cosa stanno parlando perché tutto ci ricollega agli elementi tipici del cyberpunk, a cominciare dalla pioggia incessante e dai neon.
Questo è sia un punto di forza ma – per alcuni – potrebbe anche essere una debolezza: VirtuaVerse infatti si aggrappa moltissimo alle strutture retrowave del passato donandoci una versione nostalgica e non totalmente innovativa del futuro (ma io trovo che in questo caso sia giusto così).

Un grandissimo punto di forza, per me, è la colonna sonora spettacolare: il gioco è edito da Blood Music che è anche un’etichetta discografica legata all’ambiente synthwave. E si sente. Le tracce accompagnano alla perfezione l’avventura, senza mai stufare o risultare ripetitive ma anzi, sono gradevoli da ascoltare anche al di fuori del gioco.

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