Secondo appuntamento del mese dedicato al mio lavoro come editor.
In questo post vi racconto il metodo che utilizzo, quello che reputo più pratico.
Di solito funziona così: l’autore mi contatta e mi propone il testo su cui vuole lavorare e il suo obiettivo. Quindi leggo l’opera (non un pezzetto, non la sinossi) e scrivo una scheda di valutazione dove segnalo le criticità e i punti di forza.
Mi ri-confronto con l’autore, stabiliamo una quotazione (ne parlerò nei prossimi post) e, se vuole procedere con l’editing, si inizia.
Di norma si fanno tre giri di bozze dove prima correggo io e poi lascio che l’autore sistemi con le mie segnalazioni ma il numero può variare in base alla qualità dello scritto e alle tempistiche stabilite.
Sì ma perché lo scrittore non si può fare da solo l’editing?
Può farlo. In effetti, l’autore dovrebbe rivedere il proprio testo prima di mandarlo all’editor ma, come dicevo nel post precedente, arriva un momento in cui diventa difficile rivedere il proprio scritto con oggettività e freddezza.
Per questo motivo è bene affidarsi a una persona distaccata dal progetto.