MARTEDÌ DELLO XENO – I VENUSIANI CON TRE OCCHI

 

Oggi, al MARTEDÌ DELLO XENO, gli alieni protagonisti di uno dei colpi di scena più famosi della storia della televisione, apparsi nella serie antologica “Ai confini della realtà”, del 1959.

I Venusiani con tre occhi sono extraterrestri originari – lo dice il nome stesso – del pianeta Venere che, stando a quanto raccontato nell’episodio “Chi è il vero Marziano?” (numero 28, stagione 2), si sono abilmente infiltrati tra noi per studiare la nostra specie prima di un’invasione su larga scala.

A livello estetico sono del tutto identici agli esseri umani, fatta eccezione per un terzo occhio al centro della fronte, solitamente nascosto dietro a un cappello o con altri espedienti simili.
È però probabile che a livello biologico ci siano anche molte altre differenze, soprattutto considerando quanto ostile sia il clima di Venere rispetto a quello terrestre. Loro, in ogni caso, sembrano essersi adattati bene anche a quello.

Della loro civiltà e tecnologia si sa pochissimo (non è rilevante ai fini dell’episodio) ma il loro intento è chiaro: conquistare il pianeta Terra.
Proprio come vogliono fare i Marziani con tre braccia, altri alieni infiltratisi tra gli umani con lo stesso scopo, la cui flotta d’invasione è stata però annichilita da quella venusiana.

Questo viene rivelato alla fine dell’episodio, nel colpo di scena a cui accennavo prima, poco prima della sequenza in cui un venusiano si toglie il cappello e rivela il suo terzo occhio.
Una scena e un effetto speciale che, nella loro semplicità, ai tempi colpirono molto gli spettatori e finirono con l’entrare nella memoria collettiva degli appassionati di fantascienza, tanto da venire spesso citati in numerose altre opere successive.

Ultima curiosità: i venusiani di quest’episodio non sono gli unici a essere apparsi in “Ai confini della realtà”. In altre due puntate – tenendo conto solo della serie originale – vengono infatti rappresentate altre due versioni completamente diverse di extraterrestri provenienti da Venere.

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