IL BURNING MAN FESTIVAL

 

Il Burning Man è un festival di otto giorni che si svolge ogni anno dagli anni ’90 nella distesa salata del Deserto Black Rock (Nevada).

Il festival viene descritto come “radicale espressione di sé e radicale fiducia in sé”.

Non ci sono concerti con grandi nomi e non ci sono esibizioni pubblicizzate.
Ognuno dei partecipanti è libero di organizzare esibizioni, mostre d’arte, performance, workshop e giochi purché civili e rispettosi.

Ognuno porta l’attrezzatura da campeggio, generatori di elettricità e cibo/acqua per la propria sopravvivenza (nel deserto le temperature variano molto e bisogna arrivare preparati).
Il baratto e il dono, inoltre, sono le uniche forme di pagamento ammesse.

Un’esperienza il cui obiettivo è quello di “staccare dalla realtà del consumismo” per un’unione più sincera e generosa nei confronti del prossimo.

SAPER TROVARE L’ACQUA

 

Un uomo adulto deve bere circa due litri d’acqua al giorno, quantità che aumenta in caso di fatica fisica o di condizioni climatiche particolari come un’elevata temperatura atmosferica.

Oggi vi spiego qualche “tecnica” per trovare/rendere potabile l’acqua in caso di necessità MA è importante far attenzione a tutti i tipi d’acqua che si possono trovare in natura ed evitare di bere se non si è certi che non si tratti di fonti contaminate.

FRUTTA
La frutta e le specie vegetali contengono grandi quantità d’acqua. Le noci di cocco, ad esempio, racchiudono un’acqua ricca di vitamine e sali minerali (da non berne troppa però perché ha un effetto lassativo).
Anche arance, ananas, mango, limoni e così via aiutano a soddisfare il bisogno idrico senza dimenticare le canne di bambù verdi che, se piegate, possono stillare acqua.

PIOGGIA
Un metodo semplice e immediato è raccogliere l’acqua piovana attraverso dei recipienti. Se non si hanno recipienti disponibili, si può costruire una tettoia con una piccola canalina di rami e foglie (non velenose).
Un altro sistema consiste nell’arrotolare un panno o una maglietta attorno al tronco di un albero, lasciando che un capo penzoli verso terra. Il tessuto raccoglierà l’acqua che sgocciolerà nel contenitore posto al di sotto.

DISTILLAZIONE
Un altro modo per ottenere acqua potabile consiste nel costruire un sistema di distillazione.
Per farlo bisogna scavare una buca nel terreno di circa un metro di larghezza e uno di profondità. Sul fondo della buca bisogna inserire delle foglie umide o dell’erba, sopra le quali va posto un recipiente; a questo punto bisogna prendere un telo di plastica di circa due metri di diametro e stenderlo sopra la buca, in modo che la copra completamente, fermandolo ai lati con delle pietre. Al centro del telo bisogna poi mettere una pietra, in modo che il telo non sia teso sopra la buca ma formi un cono. La temperatura all’interno della buca s’alzerà e il vapore incontrerà il telo, più freddo, sopra il quale si formeranno delle gocce di condensa. le goccioline scenderanno lungo il cono del telo per finire nel recipiente, dove si raccoglierà l’acqua.

ROCCE ROVENTI
Se non si ha a disposizione un pentolino, è comunque possibile far bollire l’acqua.
Bisogna prendere due pezzi di legno abbastanza grandi e scavare due cavità della grandezza desiderata all’interno. Entrambi vanno riempiti con l’acqua raccolta. A questo punto si accende un fuoco con dei rametti di legno, facendo attenzione ad alimentarlo in modo che la fiamma sia costante. Si prendono poi delle pietre e le si mettono sul fuoco, in modo che diventino roventi.
Per una bollitura efficiente occorre lasciare le rocce molto vicine alla fiamma per 30-40 minuti per poi immergerle nel contenitore pieno d’acqua dopo averle afferrate con un paio di bastoni: in poco tempo l’acqua arriverà a temperatura di ebollizione grazie al trasferimento di calore. Per prolungare il tempo di ebollizione è sufficiente immergere altre rocce incandescenti.
La bollitura tramite roccia non è un procedimento esente da pericoli: una pietra incandescente a contatto con l’acqua può facilmente produrre una reazione esplosiva in grado di scagliare schegge di pietra capaci di ferire.
Per limitare il pericolo di esplosione, si tende a preferire rocce raccolte in luoghi secchi: l’umidità accumulata da pietra estratta nei pressi di un fiume, ad esempio, potrebbe far accumulare vapore all’interno della roccia poco dopo averla avvicinata alla fiamma. Per ragioni differenti ma reazioni analoghe, si tende ad evitare anche quarzo e ossidiana.
La roccia ideale può essere trovata a colpi di tentativi gettando nella fiamma differenti tipi di pietra a grana fine. Dopo essersi allontanati per evitare che le schegge di un’esplosione vi colpiscano, se non si verificano reazioni violente dopo una ventina di minuti e la roccia è rimasta intatta, può essere considerata adatta alla bollitura.

Anche se ci si trova in situazioni di sopravvivenza estreme NON BERE MAI:

– Bevande alcoliche: in clima freddi, bere alcol, all’inizio può dare un senso di calore ma successivamente si ha un raffreddamento corporeo più intenso di quello che si aveva prima di bere. In clima caldi, invece, disidrata il corpo. Bere alcol inoltre diminuisce anche le capacità mentali e motorie.

– Urine: Contengono gli scarti del nostro organismo.

– Sangue: può causare diarrea, infezioni, problemi gastro-intestinali o altri problemi al metabolismo.

– Acqua del mare: contiene troppo sale, in caso di mancanza d’acqua si può resistere più a lungo restando senza bere che bevendo acqua di mare poiché l’acqua salata disidrata e provoca danni ai reni.

– Benzina o composti chimici (come diluenti, detergenti…)

– Acqua stagnante.

– Liquido biancastro, linfa lattiginosa di alcune piante.

– Acqua sporca con schiuma e bolle e dall’odore nauseabondo.

– Acqua dove all’interno ci sono animali morti.

– Acqua di colore strano o dove la vegetazione circostante è morta o mancante.

E NON FUMARE!
Il fumo sottrae liquidi e vitamine all’organismo.

I sintomi derivanti dall’ingerimento di acqua contaminata sono: dissenteria, diarrea sanguinosa grave e prolungata, febbre, debolezza, virus e malattie o presenza di parassiti nel corpo.
Consigliabile non mangiare neanche neve e ghiaccio, perché provocano una dispersione di calore nel corpo: meglio raccoglierne un po’ e scioglierli in un pentolino, fino a ebollizione, così che l’acqua ottenuta sia anche depurata.

Disclaimer: Queste sono tecniche/consigli da applicare in caso di effettiva necessità. Se volete approfondire l’argomento cercate e chiedete prima a gruppi ufficiali specializzati in survivalismo (che, di certo, vi sapranno dare delle dritte più precise e corrette).

Fonte: vita antica e sopravvivere
Immagine: Inceoglu

IL CODICE MORSE

 

ll codice Morse è un sistema che trasmette lettere, segni di punteggiatura e numeri per mezzo di codici a intermittenza.

Questo alfabeto venne inventato nel 1835 dall’americano Samuel Morse (da cui prende il nome) e venne perfezionato da uno dei suoi collaboratori, Alfred Vail.

Il codice Morse è stato il primo sistema moderno di trasmissione a distanza di messaggi e si basa su cinque semplici stadi: il punto, la linea, l’intervallo breve, l’intervallo medio e l’intervallo lungo.
Ogni punto e ogni linea, disposti in una precisa sequenza, rappresentano una lettera o un numero, mentre gli intervalli rappresentano le pause, da quella breve (tra lettera e lettera), a quella media (tra una parola e l’altra), a quella più lunga (pausa tra le frasi).

COME FUNZIONA?

Il messaggio viene trasmesso inviando un impulso elettrico lungo un filo che collega le stazioni di trasmittente e ricevente, ossia mediante l’uso del telegrafo (inventato dallo stesso Morse).
Agli inizi del XX secolo, il telegrafo a filo di Morse venne affiancato a quello senza fili dell’italiano Guglielmo Marconi: la radio.
Il codice Morse è stato subito considerato anche un ottimo strumento per mandare messaggi segreti tanto che, fino al 1999, è rimasto uno dei metodi di comunicazione criptata più diffuso.

fonte: Focus

LA REGOLA DEL 3

 

Forse non è corretto chiamarla “regola” perché ogni situazione di pericolo è differente dall’altra.
Diciamo che si tratta di un ”principio base”.

Posso sopravvivere:

3 minuti senza aria
3 ore senza riparo
3 giorni senza acqua
3 settimane senza cibo

Il significato dei singoli “3” è abbastanza intuitivo e si rifà alla sopportazione media di un individuo in buona salute alla privazione di una delle principali fonti di sostentamento fisico.
A volte suscita perplessità la parte del “3 ore senza riparo”: questa si riferisce a casi di condizioni ambientali o climatiche avverse (deserti, alta montagna o mare aperto).
Si sono verificati più volte casi di soggetti che hanno sopportato quelle privazioni per periodi più lunghi, tuttavia possiamo considerare l’approssimazione come efficace rispetto al suo scopo.

C’è chi riesce a tenere il fiato un minuto, chi cinque e anche la sopportazione della fame e della sete sono molto soggettive e influenzate da elementi di contorno quindi, in alcune specifiche situazioni le priorità possono cambiare.

I “3 minuti” sono validi anche per la risoluzione di un problema.

Sembra troppo o troppo poco? Stiamo parlando di emergenze dov’è importante: osservare, risolvere e passare oltre.
Chiaramente, se uno dei tre punti fallisce si tornerà al primo rimettendo in moto uno schema circolare.

Anche in questo caso i risultati variano da persona a persona in quanto c’è chi è più allenato mentalmente ed elabora più in fretta, oppure chi ha una migliore atletica o una propensione più spiccata al problem-solving.

Tuttavia ci si può allenare per migliorarsi.

Provate a vedere cosa potete fare in tre minuti: quante cose riuscite a raccogliere, quali punti della casa riuscite a raggiungere, quanto tempo impiegate a uscire per allontanarvi di casa.
Questo semplice esercizio è utile per velocizzarsi e mantenere una mente elastica.

fonte: Prepper
Immagine: ArtStation

MA COME PARLANO I SURVIVALISTI?

 

Ma come parlano i Survivalisti?

Con curiosi acronimi che ho scoperto da molto poco.
Erano tutti in inglese, alcune traduzioni sono un po’ riadattate, altre sono più efficaci in lingua originale.

Li condivido con voi, potrebbero sempre tornare utili:

– Strategia Alpha: la pratica di mettere da parte beni di consumo extra da barattare in un mondo post-catastrofe.

– Ballistic Wampum (Wampum balistico?): come sopra, solo con le munizioni.

– BOB (Bug-Out Bag/Borsa di Partenza): una sacca che contiene tutto il necessario per lasciare la propria abitazione e non farvi più ritorno. Di solito per recarsi nella casa adibita a rifugio sicuro.

– BOL (Bug-out location): rifugio sicuro e attrezzato.

– BOV (Bug-out vehicle): il mezzo adibito per raggiungere in fretta la BOL.

– EDC (Everyday carry/Trasporto giornaliero): l’insieme di oggetti che una persona porta sempre con sé e che potrebbe tornare utile in caso di disastro. Può anche riferirsi semplicemente a una pistola per autodifesa o un kit di sopravvivenza tascabile.

– EOTW: acronimo di “End Of The World”/Fine del Mondo.

– EROL (Excessive Rule Of Law/Regolamentazione eccessiva della legge): descrive una situazione in cui il governo diventa oppressivo e usa i suoi poteri/leggi per controllare i cittadini.

– G.O.O.D. (Get out of Dodge): scappare dalle aree urbane in caso di disastro.

– I.N.C.H. Pack (I’m Never Coming Home Pack): simile alla Bug-Out Bag. È una sacca che contiene tutto il necessario per vivere nei boschi senza mai tornare alla società, uno zaino carico di tutto l’equipaggiamento necessario per svolgere qualunque compito nella natura selvaggia. La preparazione richiede competenza e una accurata selezione dell’equipaggiamento perché una persona non può trascinarsi dietro un peso eccessivo. Per esempio, invece di trasportare cibo, uno potrebbe portare con sé dei semi, trappole di metallo, un arco, rocchetti di filo e altro materiale per pescare.

– Pollyanna o Polly: qualcuno che nega le conseguenze che potrebbero essere causate dall’avvento di un disastro su larga scala.

– SHTF (Shit Hits The Fan): letteralmente “La merda colpisce il ventilatore”. Significa: una situazione d’emergenza, che deve essere risolta nel minor tempo possibile se si vuole sopravvivere.

– TEOTWAWK (The End Of The World As We Know It/La fine del Mondo così come lo conosciamo): l’espressione è in uso fin dai primi anni ’60.

– WROL (Without rule of law): una società senza leggi.

– YOYO (You’e On Your Own): letteralmente: ”sei rimasto da solo”.

– Zombie: sopravvissuti accidentali, impreparati ad un disastro e che tentano di rubarti la roba.

fan art: Isaac Everett

MOMENTO SUPERQUARK: LE STRATEGIE

 

Nel contesto del survivalismo esistono due strategie che possono sintetizzarsi con il “bugging in” e il “bugging out”.
Entrambe richiedono addestramento per la sopravvivenza in ambienti naturali, acquisizione di competenze tecniche, pianificazione delle attività e accumulazione dei materiali.
In linea di principio il “bugging in” risponde maggiormente alla mentalità del “prepper” mentre quella del “bugging out” a quella del “survivalista”.
Le tattiche operative sono comunque sovrapponibili.

– Bugging in –
È la strategia che prevede di trincerarsi in casa o in un luogo sicuro appositamente preparato.
In casi estremi sono approntati dei veri e propri bunker.
La tecnica prevede di restare al sicuro fino alla fine della minaccia.
L’implementazione prevede che la struttura sia rifornita d’acqua, viveri e ogni altra cosa potrebbe essere necessaria.

– Bugging out –
Al contrario, questa strategia prevede l’abbandono della propria abitazione per trovare rifugio in un luogo più distante dalla minaccia e quindi più sicuro.
Essendo una tattica, il “bugging out” non è una semplice fuga, richiede pertanto una pianificazione preventiva della destinazione, del percorso e del materiale di supporto da prelevare.
Occorre quindi allestire un ambiente sicuro, come una casa di villeggiatura, di amici o parenti in cui trasferirsi dove devono già essere state predisposte scorte di acqua, viveri e altri generi di prima necessità.
Bisogna poi preparare uno zaino con tutto l’occorrente per sopravvivere: rientra in questa categoria la cosiddetta “72hours bag” raccomandata alla popolazione degli Stati Uniti dalla Federal Emergency Management Agency.
Il nome assegnato allo strumento è da ricollegarsi al tempo (appunto 72 ore) massimo stimabile in cui il kit potrebbe fornire supporto ai cittadini dopo il verificarsi di un evento calamitoso nell’attesa che le strutture di soccorso provvedano a intervenire.

MOMENTO SUPERQUARK: IL SURVIVALISMO

 

Parliamo di survivalismo, cioè il movimento che si prepara per emergenze, future o eventuali.

Gli eventi sono principalmente:
– Catastrofi naturali, crisi planetarie e ingenti cambiamenti climatici (uragani, glaciazioni, terremoti, bufere di neve, tempeste solari, forti temporali)
– Disastri causati dall’uomo (rilascio di agenti radioattivi o nucleari, guerre)
– Crolli della società causati da mancanza di risorse come elettricità, carburante, cibo o acqua
– Crisi finanziarie e collassi economici
– Pandemia globale
– Caos diffuso da qualche inspiegabile o imprevedibile evento apocalittico

Le origini del survivalismo hanno avuto luogo nel Regno Unito e negli Stati Uniti a seguito delle minacce di guerra nucleare.
Basti pensare che tra i programmi promossi dalla difesa civile statunitense durante la guerra fredda vi erano rifugi antiatomici.
Perfino i bambini venivano preparati al peggio con cartoni atti a spiegare come comportarsi in caso di disastro.
Solitamente survivalisti e prepper vengono visti come “parte della stessa categoria” ma esiste qualche differenza:

– Il survivalista ha un approccio più militare per gestire le emergenze. Il suo stile di vita è già improntato molto alla sopravvivenza “post catastrofe” e riflette questo atteggiamento nell’abbigliamento, negli strumenti usati, nelle attività di tutti i giorni. Studia tecniche di sopravvivenza nella natura, si interessa di caccia, pesca ed altri sistemi da adottare in caso di necessità.

– Il prepper, invece, ha come scopo quello di difendere la propria qualità della vita in seguito ad una emergenza. La maggior parte della sua attività si concentra nel “pre-evento” ed ha lo scopo di subire meno privazioni possibili nel “post-evento”. Un prepper non punta solo a saper risolvere un problema, di qualsiasi natura e tipologia possa essere (pratico, manuale, economico, meccanico, elettronico) ma soprattutto punta alla prevenzione. La maggior parte agisce in un contesto familiare, per cui le sue attività sono volte a proteggere e prendersi cura di un piccolo gruppo di persone a cui possono essere affidati compiti e ruoli differenti.

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